suprema CORTE DI CASSAZIONE sezione I sentenza 5 maggio 2014, n. 18332 Rilevato in fatto Con sentenza in data 2.2.2012 il GUP del Tribunale di Forlì, a seguito di giudizio abbreviato, ha condannato L.L. alla pena complessiva di anni trenta di reclusione per i seguenti delitti: – capo a) omicidio in danno di G.S. ,...
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Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 22 aprile 2014, n. 17591. E' stato correttamente qualificato come dolo diretto, nella sua manifestazione nota come dolo alternativo, che si ha quando, come nel caso in esame, il soggetto attivo prevede e vuole, con scelta sostanzialmente equipollente, l'uno o l'altro degli eventi alternativi causalmente collegabili al suo comportamento cosciente e volontario e cioè, nella specie, la morte ovvero il grave ferimento della vittima; il dolo diretto, nella sua manifestazione nota come dolo alternativo, è compatibile con l'omicidio tentato
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 22 aprile 2014, n. 17591 Ritenuto in fatto 1. H.A. di nazionalità albanese impugna innanzi a questa Corte per il tramite dei suoi due difensori la sentenza del 27 settembre 2012, con la quale la Corte d’appello di Roma ha ridotto da anni 11 ad anni 9 di...
Corte di Cassazione, szione I, sentenza 28 marzo 2014, n. 14647. In tema di reati contro la persona, l'omicidio preterintenzionale si configura allorquando l'azione aggressiva dell'autore del reato sia diretta soltanto a percuotere la vittima o a causarle lesioni, così che la morte costituisca un evento non voluto, ancorché legato da nesso causale alla condotta dell'agente, di guisa che il criterio distintivo tra l'omicidio volontario e l'omicidio preterintenzionale risiede nel fatto che nel secondo caso la volontà dell'agente esclude ogni previsione dell'evento morte, mentre nell'omicidio volontario la volontà dell'agente è costituita dall'"animus necandi", ossia dal dolo intenzionale, nelle gradazioni del dolo diretto o eventuale, il cui accertamento è rimesso alla valutazione rigorosa di elementi oggettivi desunti dalle concrete modalità della condotta
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 28 marzo 2014, n. 14647 Ritenuto in fatto e considerato in diritto 1. Con sentenza del 9 aprile 2013 la Corte di assise di appello di Bari confermava quella pronunciata il 19 marzo 2012, all’esito di giudizio abbreviato, dal GUP del Tribunale di Trani, con la quale...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 28 gennaio 2014, n. 3764. Il riconoscimento della premeditazione, configurata come circostanza aggravante nei delitti di omicidio volontario e di lesioni personali, è condizionato dal positivo accertamento di un apprezzabile, ma non preventivamente individuato dalla norma di legge, lasso di tempo intercorso tra l’insorgenza del proposito criminoso e la sua attuazione concreta, che non si presta in sé ad una quantificazione minima, valevole in astratto per ogni caso, ma richiede un’estensione temporale tale da consentire all’agente la riconsiderazione della decisione assunta e da far prevalere la spinta al crimine rispetto ai freni inibitori
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE I SENTENZA 28 gennaio 2014, n. 3764 Svolgimento del processo 1. – Con sentenza deliberata in data 21 giugno 2012, depositata in cancelleria il 19 luglio 2012, la Corte di Assise di Appello di Roma, in riforma della sentenza 13 maggio 2011 della Corte di Assise di Viterbo, qualificata l’imputazione...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 10 gennaio 2014, n. 725. La circostanza aggravante di avere adoperato sevizie e di avere agito con crudeltà verso le persone (art. 61 c.p., n. 4) ricorre nella seconda ipotesi quando le modalità della condotta esecutiva di un delitto rendano evidente la volontà di infliggere alla vittima sofferenze che trascendono il normale processo di causazione dell’evento e costituiscono un elemento aggiuntivo, un “quid pluris” rispetto all’attività necessaria ai fini della consumazione del reato. La condotta del reo merita dunque più severa punizione perché resa particolarmente riprovevole dalla gratuità e superfluità, rispetto al processo causale, dei patimenti cagionati alla vittima mediante un’azione perciò indicativa di malvagità, insensibilità e di mancanza di qualsiasi sentimento di umana pietà
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE I SENTENZA 10 gennaio 2014, n. 725 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza resa il 19 giugno 2012 la Corte di Assise di Appello di Bari confermava la pronuncia del G.U.P. del locale Tribunale che in data 9 giugno 2011, all’esito del giudizio celebrato nelle forme del rito abbreviato, aveva...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 24 ottobre 2013, n. 43565. Il discrimine tra aborto illegale e omicidio volontario del neonato
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 24 ottobre 2013, n. 43565 Ritenuto in fatto 1. Con ordinanza deliberata il 31 maggio 2013 il Tribunale di Roma, costituito ai sensi dell’art. 310 cod. proc. pen., ha respinto l’appello proposto dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Viterbo avverso l’ordinanza in data 7 marzo 2013...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza n. 7907 del 18 febbraio 2013. Se i disturbi mentali incidono concretamente sulla capacità di intendere o di volere l’omicida non è imputabile
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza n. 7907 del 18 febbraio 2013 Svolgimento del processo 1. Il 25 ottobre 2010 la Corte d’assise d’appello di Roma dichiarava S.D. colpevole del delitto di omicidio del fratello M., nonchè del delitto di lesioni aggravate dall’uso dell’arma inferte a G.S. (così riqualificata l’originaria contestazione di tentato omicidio)...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 12 febbraio 2013, n.6830. In tema di aggravante dei futili motivi di cui al n°1 e 4 dell’art. 61 c.p.
La massima 1. Nel reato di omicidio, l’aggravante dei futili motivi di cui al n°1 dell’art. 61 c.p. non può ritenersi integrata qualora l’impulso ad uccidere si è evoluto in un contesto di indigenza, emarginazione, precarietà nei rapporti esistenziali, familiari ed economici. 2. Nel reato di omicidio, l’aggravante della crudeltà di cui al n°4 dell’art....
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 4 luglio 2012, n.25835. La circostanza aggravante della crudeltà, prevista dall’art. 61 n. 4 c. p., ricorre quando le modalità della condotta rendono evidente in modo obiettivo e conclamato la volontà dell’agente di infliggere alla vittima sofferenze gratuite, inutili, ulteriori e non collegabili al normale processo di causazione dell’evento morte
La massima La circostanza aggravante della crudeltà, prevista dall’art. 61 n. 4 c. p., ricorre quando le modalità della condotta rendono evidente in modo obiettivo e conclamato la volontà dell’agente di infliggere alla vittima sofferenze gratuite, inutili, ulteriori e non collegabili al normale processo di causazione dell’evento morte, sì da costituire un qualcosa che va...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 14 giugno 2012, n.23588. Omicidio volontario e dolo eventuale
La massima Sussiste il dolo eventuale quando chi agisce non ha il proposito di cagionare l’evento delittuoso, ma si rappresenta anche la semplice possibilità che esso si verifichi e ne accetta il rischio; quando invece l’ulteriore accadimento si presenta all’agente come probabile, non si può ritenere che egli, agendo, si sia limitato ad accettare il...