Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 27 gennaio 2016, n. 3563 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. VESSICHELLI Maria – Presidente Dott. PEZZULLO Rosa – rel. Consigliere Dott. MICCOLI Grazia – Consigliere Dott. GUARDIANO Alfredo – Consigliere Dott. MICHELI...
Tag: Relatore PEZZULLO Rosa
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 14 gennaio 2016, n. 1325. Il novellato secondo comma dell’art. 308 c.p.p., tuttavia, nel prevedere che “le misure interdittive non possono avere durata superiore a dodici mesi”, nel contempo prevede che esse “perdono efficacia quando è decorso il termine fissato dal giudice nell’ordinanza. In ogni caso, qualora siano state disposte per esigenze probatorie, il giudice può disporne la rinnovazione nei limiti temporali previsti dal primo periodo” del comma 2. La nuova disciplina – improntata alla valorizzazione degli strumenti cautelari interdittivi, recependo l’esigenza di rendere il termine di durata di tali misure più congruo, al fine di impedire che nella pratica risulti limitata l’applicazione di esse, in alternativa alle misure coercitive – introduce, pertanto, un modello “flessibile” di durata della misura interdittiva, per il soddisfacimento di tutte le esigenze cautelari, per un periodo oggetto di valutazione discrezionale del giudice, non superiore nel massimo a dodici mesi. Ed è proprio la discrezionalità che caratterizza attualmente la determinazione della durata della misura – a differenza del previgente regime contemplante l’automatica caducazione della misura interdittiva, decorso il tempo previsto dalla legge – che impone al giudice uno specifico onere motivazionale in punto di durata della cautela. Quando, infatti, il giudice fissa il termine di efficacia della misura interdittiva, tale determinazione costituisce espressione del principio generale per cui l’esercizio di un autonomo potere comporta il dovere di esplicitare le ragioni che giustificano la decisione.
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 14 gennaio 2016, n. 1325 Ritenuto in fatto 1. Il Tribunale di Napoli, Sezione riesame, con ordinanza in data 30.7.2015, in parziale accoglimento dell’appello ex art. 310 c.p.p. proposto da Z.R. – capo dipartimento di medicina generale e responsabile dell’Unità Operativa Complessa Emergenza e Pronto Soccorso dell’ospedale (omissis)...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 27 novembre 2015, n. 47195. Il “grave stato di ansia o di paura” e il “fondato timore per la propria incolumità”, quali eventi del reato di atti persecutori, possono essere desunti dalla gravità degli episodi che compongono la condotta tipica e ritenersi provati anche ove non siano stati ammessi dalla vittima
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 27 novembre 2015, n. 47195 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. NAPPI Aniello – Presidente Dott. ZAZA Carlo – Consigliere Dott. PEZZULLO Rosa – rel. Consigliere Dott. MICCOLI Grazia – Consigliere Dott. AMATORE...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 3 dicembre 2015, n. 48007. Per la configurazione del reato di rissa è necessario che, nella violenta contesa, vi siano gruppi contrapposti, con volontà vicendevole di attentare all’altrui incolumità personale. Il reato di rissa si concretizza in forme di violenta contesa tra più persone o gruppi di persone, con il proposito di ledersi reciprocamente e con modalità che pongano in pericolo l’incolumità dei contendenti, non realizzandosi la fattispecie di cui all’art. 588 c.p. nel caso in cui uno dei gruppi in conflitto si limiti a resistere all’aggressione o ad assumere una mera difesa di tipo passivo, quando, in particolare, un gruppo di persone assale direttamente altre, e queste ultime si difendono, non è ravvisabile il delitto di rissa, nè a carico degli aggrediti, nè a carico degli aggressori, i quali rispondono soltanto delle eventuali conseguenze della loro azione violenta in danno di coloro che si sono limitati a difendersi
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 3 dicembre 2015, n. 48007 Ritenuto in fatto 1.Con sentenza emessa in data 7.10.2014 la Corte d’Appello di Bologna, in parziale riforma della sentenza del Gup del locale Tribunale, riduceva la pena inflitta a M.D. a mesi quattro di reclusione per il reato di cui all’art. 588/2 c.p....
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 11 novembre 2015, n. 45173. Per la punibilità è sufficiente che le offese provengano da una parte o dal suo patrocinatore e che concernano l’oggetto della causa o del ricorso pendente innanzi alla autorità giudiziaria, a nulla rilevando che esse siano dirette a persone diverse dalle controparti o dai loro patrocinatori
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 11 novembre 2015, n. 45173 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. PALLA Stefano – Presidente Dott. PEZZULLO Rosa – rel. Consigliere Dott. MICCOLI Grazia – Consigliere Dott. CAPUTO Angelo – Consigliere Dott. LIGNOLA...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 14 ottobre 2015, n. 41284 . Sussiste l’aggravante di cui all’art. 585/2 n. 2 c.p. anche nel caso in cui le lesioni siano procurate con l’uso di uno strumento atto ad offendere, quale una stampella di deambulazione
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE V SENTENZA 14 ottobre 2015, n. 41284 Ritenuto in fatto Con sentenza emessa in data 26.3.2014 il Giudice Unico dei Tribunale di Bergamo dichiarava non doversi procedere nei confronti A.A. in ordine al reato di lesioni ascrittole- esclusa l’aggravante di art. 585 c.p.- essendo il medesimo estinto per remissione di...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 23 settembre 2015, n. 38738. In tema di abuso d’ufficio, il requisito del vantaggio patrimoniale va riferito al complesso dei rapporti giuridici a carattere patrimoniale; pertanto, sussiste non solo quando l’abuso sia volto a procurare beni materiali, ma anche quando sia volto a creare un accrescimento della situazione giuridica soggettiva a favore di colui nel cui interesse l’atto è stato posto in essere
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE V SENTENZA 23 settembre 2015, n. 38738 Ritenuto in fatto Con sentenza in data 30.9.2014 il G.U.P. del Tribunale di Pistoia dichiarava il non luogo a procedere, ai sensi dell’art. 425 c.p.p., nei confronti di P.R. , in ordine al reato a lui ascritto al capo B), per non avere...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 24 settembre 2015, n. 38914. Il medico, ovvero il soggetto abilitato all’espletamento di trattamenti sanitari è legittimato a sottoporre il paziente, affidato alle sue cure, al trattamento terapeutico, che giudica necessario alla salvaguardia della salute dello stesso, pur in assenza di un esplicito consenso, nel caso, invece, della volontà del paziente, manifestata in forma inequivocabilmente negativa concretizzante un rifiuto del trattamento terapeutico prospettatogli, l’operatore trova un limite invalicabile al suo operare, ancorché l’omissione dell’intervento possa cagionare il pericolo di un aggravamento dello stato di salute dell’infermo e, persino, la sua morte. In tale ultima ipotesi, qualora il medico effettui ugualmente il trattamento rifiutato, potrà profilarsi a suo carico il reato di violenza privata
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 24 settembre 2015, n. 38914 Ritenuto in fatto 1.Con sentenza in data 21.1.2014 la Corte di Appello di Trieste confermava la sentenza del G.u.p. del Tribunale di Udine, con la quale T.S. era stato condannato alla pena di mesi quattro di reclusione, con le attenuanti generiche e la...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 22 settembre, n. 38447. Ai fini della configurabilità del reato di bancarotta fraudolenta documentale, è sufficiente provare il dolo generico, consistente nella consapevolezza dell’agente che la confusa tenuta delle scritture contabili potrà rendere impossibile la ricostruzione del patrimonio, non essendo invece necessario dimostrare il dolo specifico, ossia la specifica volontà di impedire tale ricostruzione
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 22 settembre, n. 38447 Ritenuto in fatto 1.Con sentenza del 3.12.2013 la Corte di Appello di Salerno confermava la sentenza emessa dal locale Tribunale in data 15.5.2012, con la quale C.C. era stato condannato alla pena di anni due di reclusione per il delitto di bancarotta fraudolenta documentale,...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 23 settembre 2015, n. 38733. In tema di misure cautelari personali l’effetto preclusivo di un precedente giudizio cautelare viene meno soltanto in presenza di un successivo, apprezzabile, mutamento del fatto; ne consegue che, in difetto di nuove acquisizioni probatorie che implichino un mutamento della situazione di fatto sulla quale la decisione era fondata, le questioni dedotte a sostegno di una richiesta di revoca presentata dall’interessato restano precluse
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 23 settembre 2015, n. 38733 Ritenuto in fatto 1.Con ordinanza del 27.1.2015 il Tribunale di Roma, Sezione per il riesame, respingeva gli appelli proposti, ai sensi dell’art. 310 c.p.p., avverso le ordinanze di rigetto dei 10 e 22 dicembre 2014 delle richieste presentate nell’interesse di C.A. di revoca...