Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 12 febbraio 2014, n. 6791 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUARTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. SIRENA Pietro Antonio – Presidente Dott. MARINELLI Felicetta – Consigliere Dott. MONTAGNI Andrea – rel. Consigliere Dott. SERRAO Eugenia – Consigliere Dott....
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Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 28 gennaio 2014, n. 3884. In sede di sentenza di applicazione della pena su richiesta è possibile adottare, in sede di legittimità, i provvedimenti previsti dall’articolo 537 cod. proc. pen., non occorrendo alcuna valutazione di merito per una declaratoria che la legge pone come effetto inevitabile della sentenza di condanna, a cui e’ equiparabile la sentenza di applicazione della pena su accordo delle parti
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 28 gennaio 2014, n. 3884 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. BEVERE Antonio – Presidente Dott. LAPALORCIA Grazia – Consigliere Dott. BRUNO P. – rel. Consigliere Dott. VESSICHELLI Maria – Consigliere Dott. DEMARCHI...
Corte di Cassazione, S.U.P., sentenza 6 febbraio 2014, n. 5838. In tema di patteggiamento, il ricorso per cassazione può denunciare anche l’erronea qualificazione giuridica del fatto, così come prospettata nell’accordo negoziale e recepita dal giudice, in quanto la qualificazione giuridica è materia sottratta alla disponibilità delle parti e l’errore su di essa costituisce errore di diritto rilevante ai sensi dell’art. 606, comma 1, lett. b) cod. proc. pen. Nondimeno, l’errore sul nomen iuris deve essere manifesto, secondo l’anzidetto insegnamento, che ne ammette la deducibilità nei soli casi in cui sussista l’eventualità che l’accordo sulla pena si trasformi in accordo sui reati, mentre deve essere esclusa tutte le volte in cui la diversa qualificazione presenti margini di opinabilità
Suprema Corte di Cassazione S.U.P. sentenza 6 febbraio 2014, n. 5838 Ritenuto in fatto 1. Con la sentenza indicata in epigrafe il Giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Salerno, pronunciando ai sensi dell’art. 444 cod. proc. pen., ha applicato a C.G. , Ci.Ge. , R.C. , R.G. , S.F. , Co.Ro. ed Z.E. le pene...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 15 gennaio 2014, n. 1682. E’ inammissibile il ricorso per cassazione proposto nei confronti della sentenza di patteggiamento e diretto a far valere asseriti vizi afferenti a questioni incompatibili con la richiesta di patteggiamento, formulata per il fatto contestato e per la relativa qualificazione giuridica, risultante dalla contestazione, poiche’ l’accusa, come giuridicamente formulata, non puo’ essere rimessa in discussione, in quanto l’applicazione concordata della pena presuppone la rinuncia a far valere qualunque eccezione di nullita’, anche assoluta, diversa da quelle attinenti alla richiesta di patteggiamento ed al consenso ad essa prestato
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 15 gennaio 2014, n. 1682 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. MILO Nicola – Presidente Dott. LANZA L. – rel. Consigliere Dott. PETRUZZELLIS Anna – Consigliere Dott. DI STEFANO Pierlui – Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 9 dicembre 2013, n. 49461. Trattandosi di sanzione obbligatoria conseguente al reato di cui all’articolo 186 C.d.S., la sua applicazione e’ un atto dovuto e prescinde dall’accordo della parti in sede di patteggiamento
Suprema Corte di Cassazione sezione II Sentenza 9 dicembre 2013, n. 49461 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SECONDA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. CASUCCI Giuliano – Presidente Dott. GALLO Domenico – rel. Consigliere Dott. TADDEI Margherita – Consigliere Dott. CERVADORO Mirella – Consigliere Dott. VERGA...
Corte di Cassazione, sezione VI, ordinanza 3 dicembre 2013, n. 27071. La sentenza con la quale il giudice applica all’imputato la pena da lui richiesta e concordata con il P.M., pur essendo equiparata a una pronuncia di condanna ai sensi e per gli effetti di cui all’art. 445, comma primo, c.p.p., non è tuttavia ontologicamente qualificabile come tale, traendo essa origine essenzialmente da un accordo delle parti, caratterizzato, per quanto attiene all’imputato, dalla rinuncia di costui a contestare la propria responsabilità. Ne consegue che non può farsi discendere dalla sentenza di cui all’art. 444 cod. proc. pen. la prova della ammissione di responsabilità da parte dell’imputato e ritenere che tale prova sia utilizzabile nel procedimento civile.
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE VI ORDINANZA 3 dicembre 2013, n. 27071 In fatto e in diritto Nella causa indicata in premessa, é stata depositata la seguente relazione: ‘1. – La sentenza impugnata (Corte d’Appello di Bologna, 07/07/2011) ha, per quanto qui rileva, rigettato l’appello proposto dalla Milano Ass.ni Spa avverso la sentenza emessa dal...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 7 novembre 2013, n. 25042. La sentenza di applicazione della pena di cui all’art. 444 cod. proc. pen., pur costituendo un importante elemento di prova per il giudice di merito, non si può configurare come una sentenza di condanna a tutti gli effetti. Si è detto, in particolare, che la sentenza con la quale il giudice applica all’imputato la pena da lui richiesta e concordata con il pubblico ministero, “pur essendo equiparata a una pronuncia di condanna ai sensi e per gli effetti di cui all’art. 445, comma 1, cod. proc. pen., non è tuttavia ontologicamente qualificabile come tale, traendo essa origine essenzialmente da un accordo delle parti, caratterizzato, per quanto attiene l’imputato, dalla rinuncia di costui a contestare la propria responsabilità
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 7 novembre 2013, n. 25042 Svolgimento del processo 1. In data 24 febbraio 1985 si verificava un incidente stradale a seguito del quale D. G. perdeva la vita. Con atto notificato il 30 maggio 1997 i suoi genitori, G.S. e A..M. , e i suoi fratelli Fabio ed...
Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 28 ottobre 2013, n. 44006. Con la sentenza di patteggiamento deve essere disposta la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente di guida prevista per alcune violazioni del codice della strada (nella specie, la contravvenzione di guida in stato di ebbrezza alcolica); e cio’ persino se la sospensione sia stata gia’ disposta dal prefetto, posto che, una volta stabilita dal giudice la durata della sospensione, da questa dovra’ detrarsi il periodo di tempo gia’ scontato per effetto della sospensione ordinata dal prefetto.
Suprema Corte di Cassazione sezione IV Sentenza 28 ottobre 2013, n. 44006 IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUARTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. SIRENA Pietro Antonio – Presidente Dott. ROMIS Vincenzo – Consigliere Dott. MASSAFRA Umberto – Consigliere Dott. PICCIALLI Patrizia – rel. Consigliere Dott. DELL’UTRI Marco...
Corte di Cassazione sezione I sentenza 15 ottobre 2013, n. 23386. La sentenza di patteggiamento non ha efficacia di giudicato nel procedimento civile però può costituire per il giudice civile un decisivo elemento di prova per il suo convincimento
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 15 ottobre 2013, n. 23386 Svolgimento del processo 1. R..B. , titolare di un conto corrente e di un dossier titoli presso la Banca Mercantile Italiana s.c.a. r.l., convenne in giudizio l’Istituto dinanzi al Tribunale di Firenze chiedendone dichiararsi la responsabilità per la sottrazione di somme ivi depositate...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 2 ottobre 2013 n. 40797. È inammissibile la richiesta di patteggiamento nel caso di qualificazione giuridica inesatta o di errore sul nomen iuris
Il testo integrale[1] In tema di applicazione della pena concordata, poiché tale rito speciale comporta un accordo sulla pena, ma non anche sul fatto-reato, il giudice ha l’obbligo di procedere ex officio a verifica non meramente formale (limitata cioè alla esattezza della qualificazione giuridica del fatto e dunque alla correttezza estrinseca della imputazione), ma anche sostanziale...