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Corte di Cassazione, sezione unite, sentenza 20 settembre 2013 n. 21591. La sentenza di applicazione di pena patteggiata, a prescindere dalla sua qualificazione come sentenza di condanna, presuppone pur sempre un’ammissione di colpevolezza ed esonera il giudice disciplinare dall’onere della prova

Il testo integrale   Corte di Cassazione, sezione unite civili, sentenza 20 settembre 2013 n. 21591[1] La giurisprudenza di legittimità ha affermato che, a norma degli artt. 445 e 653 c.p.p., come modificati dalla legge 27.03.01 n. 97, le sentenze di applicazione della pena su richiesta delle parti (patteggiamento) hanno efficacia di giudicato nei giudizi...

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Corte di Cassazione, sezione feriale, sentenza del 22 agosto 2013, n. 35432. La ricorribilità della sentenza di patteggiamento è ammessa nelle sole ipotesi di errore manifesto, ossia quando sussiste realmente l’eventualità che l’accordo sulla pena si trasformi in accordo sui reati, sicchè deve essere esclusa tutte le volte in cui la diversa qualificazione presenti margini di opinabilità

La massima La ricorribilità della sentenza di patteggiamento è ammessa nelle sole ipotesi di errore manifesto, ossia quando sussiste realmente l’eventualità che l’accordo sulla pena si trasformi in accordo sui reati, sicchè deve essere esclusa tutte le volte in cui la diversa qualificazione presenti margini di opinabilità: l’errata qualificazione giuridica del fatto può essere fatta...

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Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 29 agosto 2013 n. 19871. La sentenza penale di applicazione della pena ai sensi dell’art. 444 cod. proc. pen. (cosiddetto patteggiamento) – pur non implicando un accertamento capace di fare stato nel giudizio civile – contiene pur sempre un’ipotesi di responsabilità di cui il giudice di merito non può escludere il rilievo senza adeguatamente motivare

Il testo integrale   Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 29 agosto 2013 n. 19871[1]   Il patteggiamento unito alla sola deposizione testimoniale della moglie del ricorrente, “non poteva integrare gli estremi di una prova sufficiente, tanto più che la documentazione prodotta dall’odierno ricorrente a dimostrazione dell’entità dei danni asseritamente subiti era successiva di circa...

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Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza n. 25589 del 11 novembre 2013. In caso di patteggiamento, il giudice deve motivare la liquidazione delle spese alla parte civile

Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza n. 25589 del 11 novembre 2013 Ritenuto in fatto 1. Con la sentenza sopra indicata, il Tribunale di Trieste ha applicato a F. M. la pena concordata di due mesi e venti giorni di reclusione e 360 euro di multa per il delitto di cui agli artt. 81...

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Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza n. 19205 del 3 maggio 2013. In caso di patteggiamento nel giudizio immediato va fissata apposita udienza per l’emissione della sentenza

Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza n. 19205 del 3 maggio 2013 Fatto Il GIP del Tribunale di Treviso, con sentenza del 02.05.2012, applicava ai ricorrenti di cui in epigrafe, ai sensi dell’art. 444 c.p.p., le pene come concordate dalle parti, dopo che l’azione penale era stata già esercitata e l’imputazione era stata già...

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Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 24 agosto 2012 n. 33258. La sommarietà e la sinteticità della motivazione tipiche del patteggiamento non possono estendersi all’applicazione della misura di sicurezza patrimoniale, il giudice è tenuto a motivare le ragioni per cui ritiene di disporre la confisca dei beni sotto sequestro

  Corte di cassazione – Sezione II penale – Sentenza 24 agosto 2012 n. 33258. La sommarietà e la sinteticità della motivazione tipiche del patteggiamento non possono estendersi all’applicazione della misura di sicurezza patrimoniale, il giudice è tenuto a motivare le ragioni per cui ritiene di disporre la confisca dei beni sotto sequestro Il testo...

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Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza del 17 gennaio 2012, n. 1731. La parte che abbia prestato il proprio consenso all’applicazione di un determinato trattamento sanzionatorio non può poi dolersi della successiva ratifica del patto da parte del giudice

La massima La parte che abbia prestato il proprio consenso all’applicazione di un determinato trattamento sanzionatorio non può poi dolersi della successiva ratifica del patto da parte del giudice, neppure sotto il profilo del difetto o del vizio di motivazione, in quanto ha implicitamente esonerato quest’ultimo dell’obbligo di rendere conto dei punti non controversi della...