SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE VI SENTENZA 2 marzo 2016, n. 8616 Ritenuto in fatto Con il provvedimento in epigrafe, il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Milano ha applicato, ai sensi dell’art. 444 cod. proc. pen., nei confronti di M.M. la pena di anni uno e mesi otto di reclusione, con pena...
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Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 22 gennaio 2016, n. 3043. In tema a di trasferimento fraudolento di valori; da un lato, l’attività del concorrente si può estrinsecare: a) sia in capo al soggetto che risulti formalmente intestatario della quota, che nella realtà appartiene al socio occulto; b) sia in capo al soggetto che, essendo socio effettivo e non mero prestanome, accetta consapevolmente che nella sua società entri un soggetto come socio occulto attraverso la presenza di un prestanome. Quanto, poi, al profilo soggettivo, solo la totale inconsapevolezza del fine illecito in base al quale la persona sottoposta, o sottoponibile, a misure di prevenzione patrimoniale patrimoniale agisce, può assumere rilievo in ordine all’esclusione della sussistenza dell’elemento soggettivo del reato
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 22 gennaio 2016, n. 3043 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESATA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. AGRO’ Antonio S. – Presidente Dott. PAOLONI Giacomo – Consigliere Dott. VILLONI Orlando – Consigliere Dott. DI SALVO Emanuele – Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 30 luglio 2015, n. 33765. In tema di confisca per equivalente non è necessaria la specifica individuazione dei beni oggetto di ablazione, atteso che, accertato il profitto o il prezzo del reato per il quale essa è consentita, la confisca potrà avere ad oggetto non solo beni già individuati nella disponibilità dell’imputato, ma anche quelli che in detta disponibilità si rinvengano o comunque entrino successivamente al provvedimento di confisca, fino alla concorrenza dell’importo determinato
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 30 luglio 2015, n. 33765 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. AGRO’ Antonio S. – Presidente Dott. MOGINI Stefano – Consigliere Dott. VILLONI Orlando – Consigliere Dott. CAPOZZI Angelo – rel. Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 14 maggio 2015, n. 20101. Ai fini della confisca del profitto del reato commesso da più concorrenti, non può essere disposta la confisca per l’intero nei confronti di uno solo di essi per il sol fatto che si siano verificati fatti impeditivi della confisca (nella specie, uno dei correi era deceduto, mentre l’altro coimputato era stato prosciolto per prescrizione del reato), dovendosi applicare la confisca “pro quota” nei confronti dell’unico correo rimasto, atteso che ciò che rileva è solo la presenza dei correi, anche se poi materialmente nei alcuni di essi non può essere disposta la confisca
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 14 maggio 2015, n. 20101 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. SAVANI Piero – Presidente Dott. PEZZULLO Rosa – rel. Consigliere Dott. MICHELI Paolo – Consigliere Dott. DE MARZO Giuseppe – Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione VI, ordinanza 26 marzo 2015, n. 12924. In caso di confisca diretta del prezzo del reato, prevista come obbligatoria dall’articolo 240, comma 2°, n. 1, del Cp, sussiste contrasto interpretativo in ordine all’applicabilità della misura in caso di estinzione del reato, che va rimesso alle sezioni Unite. Infatti, nell’ambito dell’orientamento secondo cui nel caso in cui il prezzo del reato sia costituito dal denaro deve procedersi alla confisca in forma diretta (sezioni Unite, 30 gennaio 2014, Gubert), si contrappongono due tesi. Secondo la prima, la natura di misura di sicurezza patrimoniale della confisca, presupporrebbe necessariamente la condanna, in quanto la misura ablativa è prevista non in ragione dell’intrinseca illiceità della cosa, bensì in forza del suo peculiare collegamento con il reato, il cui positivo accertamento ne è necessario presupposto. Seconda l’altra tesi, sarebbe invece possibile applicare la confisca obbligatoria pur nell’ipotesi di estinzione del reato, in forza del combinato disposto degli articoli 210 e 236 del Cp, norme specificamente dedicate alle misure di sicurezza che, in relazione alla confisca, prevedono una deroga al principio stabilito dal citato articolo 210 del Cp, secondo cui l’estinzione del reato impedisce l’applicazione delle misure di sicurezza; con la precisazione, peraltro, che la possibilità di disporre la confisca in relazione a un reato prescritto, è subordinata al fatto che vi sia stato un effettivo accertamento dei profili di responsabilità, cosicché sarebbe pur sempre preclusa la misura di sicurezza nei casi in cui l’estinzione del reato per prescrizione maturi prima del promovimento dell’azione penale, ovvero quando l’estinzione sia dichiarata nell’udienza preliminare o con sentenza emessa ai sensi dell’articolo 129 del Cpp, ipotesi in cui difetta ogni tipo di accertamento in ordine alla responsabilità dell’imputato
Suprema Corte di Cassazione sezione VI ordinanza 26 marzo 2015, n. 12924 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. MILO Nicola – Presidente Dott. LEO Guglielmo – Consigliere Dott. FIDELBO Giorgio – rel. Consigliere Dott. DI STEFANO Pierluigi – Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 26 novembre 2014, n. 49226. Ricade nel reato di corruzione propria non solo l'accordo illecito che prevede lo scambio tra il denaro o altra utilita' e un determinato o ben determinabile atto contrario ai doveri di ufficio, ma anche l'accordo avente per oggetto una pluralita' di atti, non preventivamente fissati, ma pur sempre "determinabili per genus mediante il riferimento alla sfera di competenza o all'ambito di intervento del pubblico ufficiale" o – piu' schiettamente e senza perifrasi – i pagamenti eseguiti "in ragione delle funzioni esercitate dal pubblico ufficiale, per retribuirne i favori", cosi' da ricomprendervi l'ipotesi del c.d. asservimento della funzione pubblica agli interessi privati
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 26 novembre 2014, n. 49226 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. AGRO’ Antonio S. – Presidente Dott. GARRIBBA Tito – Consigliere Dott. LANZA Luigi – Consigliere Dott. FIDELBO Giorgio – Consigliere Dott. VILLONI...
Corte di Cassazione, sezione VI, 17 novembre 2014, n. 47271. Dinanzi ad una condotta prolungata nel tempo di un pubblico ufficiale, il quale, dietro pagamento, vanifica la sua funzione di controllo nell'acquisizione di forniture pubbliche, è ravvisabile una vendita della funzione, nel senso di mercimonio della discrezionalità da parte del soggetto, in luogo di una pluralità di episodi di corruzione uniti in continuazione. Ne deriva che non è possibile dichiarare di prescrizione per alcune porzioni della condotta medesima, non potendo le stesse essere considerate singoli reati.
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE VI SENTENZA 17 novembre 2014, n. 47271 Ritenuto in fatto 1. Con l’ordinanza impugnata il Tribunale di Venezia, Sezione Riesame confermava quella emessa in data 31/05/2014 con cui il GIP dello stesso Tribunale aveva applicato nei confronti di C.E. la misura cautelare della custodia in carcere con l’imputazione provvisoria di...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 5 novembre 2014, n. 45847. Ai fini dell'accertamento della controprestazione offerta dal corruttore, in tema di corruzione per atto contrario ai doveri d'ufficio, la nozione di "altra utilità" quale oggetto della dazione o della promessa al pubblico ufficiale non va circoscritta soltanto alle utilità di natura patrimoniale, ma comprende tutti quei vantaggi sociali le cui ricadute patrimoniali siano mediate e indirette (nel caso di specie, la Cassazione ha ritenuto accluso nel novero delle "altre utilità" anche le elargizioni di somme di denaro al circolo sportivo di cui faceva parte il corrotto pubblico ufficiale). Inoltre, ai fini della dazione come corrispettivo della fattispecie prevista dall'art. 319 c.p., non è in alcun modo rilevante un lasso di tempo ampio con cui questa viene effettuata
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE VI SENTENZA 5 novembre 2014, n. 45847 Ritenuto in fatto Con ordinanza emessa in data 12 maggio 2014 il Tribunale del riesame di Roma ha annullato, ex art. 310 c.p.p., l’ordinanza con la quale il G.i.p. presso il Tribunale di Roma aveva rigettato il 13 marzo 2014 l’istanza di...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 21 ottobre 2014, n. 43820. Agli effetti della qualifica di pubblico ufficiale, non è richiesto lo svolgimento di un'attività che abbia efficacia diretta nei confronti di terzi, giacché ogni atto preparatorio, propedeutico o accessorio, che esplichi, nell'ambito del procedimento di riscossione, i suoi effetti certificativi, valutativi o autoritativi, seppure destinato a fini interni alla p.a., comporta l'attuazione completa e connaturale dei fini dell'ente pubblico e non può essere isolato all'interno dell'intero contesto delle funzioni pubbliche. Ne consegue che deve considerarsi pubblico ufficiale il dipendente di Equitalia S.p.a. che, nello svolgimento dei compiti d’ufficio a lui assegnati, contribuisce in modo univoco alla formazione e manifestazione della volontà dell'ente di appartenenza, intesa la sua attività come contributo, anche istruttorio e preparatorio, funzionale a dare impulso determinante all'iter deliberativo dell'organo stesso, finalizzato all'utile riscossione del tributo nei confronti degli Enti ai cui rapporti egli è preposto.
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE VI SENTENZA 21 ottobre 2014, n. 43820 Ritenuto in fatto M.L. e F.S. ricorrono, a mezzo dei loro difensori avverso l’ordinanza 29 aprile 2014 del Tribunale del riesame di Roma che ha confermato l’ordinanza 7 aprile 2014 del G.I.P. presso il Tribunale di Roma, di applicazione della misura della custodia...
Corte di Cassazione, sezioneI, sentenza 11 agosto 2014, n. 35495. Il delitto di corruzione elettorale previsto dall'art. 86 del Dpr 570/1960 non è un reato a concorso necessario. Pertanto, per la sua configurabilità è sufficiente la sola promessa di utilità da parte del corruttore, la quale si atteggia come promessa del fatto del terzo e, conseguentemente, impegna solo chi la effettua
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 11 agosto 2014, n. 35495 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE PRIMA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. CORTESE Arturo – Presidente Dott. ZAMPETTI Umberto – Consigliere Dott. NOVIK Adet Toni – rel. Consigliere Dott. CAVALLO Aldo – Consigliere Dott....