La somma di denaro che, all’atto della conclusione di un contratto preliminare di compravendita, il promissario acquirente consegna al promittente venditore a titolo di caparra confirmatoria, assolve la funzione, in caso di successiva risoluzione del contratto per inadempimento, di preventiva liquidazione del danno per il mancato pagamento del prezzo, mentre il danno da illegittima occupazione...
Categoria: Preliminare
Corte di Cassazione, sezione II civile, sentenza 23 settembre 2016, n. 18760
Ai fini della sussistenza del requisito della determinatezza o della determinabilita’ dell’oggetto del contratto, nell’atto devono essere indicati glielementi necessari per la identificazione del bene venduto, i quali devono essere certi ed oggettivi, e cioe’ idonei per la individuazione dell’oggetto. L’oggetto di un contratto preliminare di vendita immobiliare non puo’ essere determinato attraverso atti e...
Corte di Cassazione, sezione II civile, sentenza 5 luglio 2016, n. 13658
L’elemento distintivo tra contratto definitivo e contratto preliminare di vendita è dato dalla volontà delle parti, che nel primo è rivolta direttamente al trasferimento della proprietà o di altro diritto, mentre nel secondo fa dipendere tale trasferimento da una futura manifestazione di consenso che gli stessi contraenti si obbligano a prestare; con la conseguenza che,...
Corte di Cassazione, sezione III civile, sentenza 27 giugno 2016, n.13224
In ordine alla qualificazione del danno da occupazione abusiva di immobile, il danneggiato è onerato della prova del pregiudizio patrimoniale subito dalla lesione del diritto reale o personale esercitato sul bene, o comunque della situazione di fatto consistente nel legittimo esercizio del possesso, pregiudizio che non coincide con l’evento lesivo, essendo un “quid” ontologicamente distinto...
Corte di Cassazione, sezione I civile, sentenza 16 maggio 2016, n. 12462
In tema di rapporti pendenti al momento della dichiarazione di fallimento, l’esercizio da parte del curatore del promissario acquirente della facoltà di scioglimento dal contratto preliminare di vendita pendente, ai sensi dell’art. 72 legge fall. (nel testo, vigente ratione temporis, anteriore alle modifiche introdotte dal d.lgs. n. 5 del 2006), non richiede un negozio formale...
Corte di Cassazione, sezione II civile, sentenza 3 giugno 2016, n. 11504
Non cade in comunione legale l’immobile che, promesso in vendita a persona coniugata in regime di comunione legale, sia coattivamente trasferito ex articolo 2932 cod. civ., a causa dell’inadempimento del promittente venditore, al promissario acquirente, con sentenza passata in giudicato dopo che tra quest’ultimo ed il coniuge era stata pronunciata la separazione. La comunione legale...
La nullità prevista dall’art. 40 della legge 28 febbraio 1985 n. 47 riguarda esclusivamente i contratti ad effetti traslativi, e non coinvolge il preliminare di vendita che abbia ad oggetto un immobile abusivo; e ciò, non soltanto, per un motivo di carattere letterale, in quanto la norma in questione attiene solo agli atti traslativi dei diritti reali sull’immobile, e non agli atti ad efficacia obbligatoria, ma per il rilievo che, successivamente al contratto preliminare, può intervenire la concessione in sanatoria degli abusi edilizi commessi o essere prodotta la dichiarazione prevista dalla stessa norma, ove si tratti di immobili costruiti anteriormente al 1 settembre 1967, con la conseguenza che – in queste ipotesi – rimarrebbe esclusa la sanzione di nullità per il successivo contratto definitivo di vendita. Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 29 aprile 2016, n. 8483.
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 29 aprile 2016, n. 8483 Svolgimento del processo Pe.Gi. , con atto di citazione del 23 maggio 2000, conveniva in giudizio, davanti al Tribunale di Tivoli, L.F. e, premesso di aver stipulato con il convenuto, in data 3 giugno 1996, una scrittura privata per la vendita di un...
Consiglio di Stato, sezione III, sentenza 15 aprile 2016, n. 1532. La responsabilità precontrattuale sorge quando tra le parti erano in corso trattative, giunte ad un punto tale da far sorgere il ragionevole affidamento per la conclusione del contratto, ed una parte interrompa queste trattative senza un giustificato motivo. La sentenza ha anche precisato che questa responsabilità può sorgere nella fase successiva alla scelta, e che il recesso dalle trattative da parte della pubblica amministrazione comporta la violazione dei doveri di buona fede, correttezza, lealtà, ed anche dell’affidamento del privato
Consiglio di Stato sezione III sentenza 15 aprile 2016, n. 1532 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 16 marzo 2016, n. 5211. Nella promessa di vendita, quando viene convenuta la consegna del bene prima della stipula del contratto definitivo, non si verifica un’anticipazione degli effetti traslativi, in quanto la disponibilita’ conseguita dal promissario acquirente si fonda sull’esistenza di un contratto di comodato funzionalmente collegato al contratto preliminare, produttivo di effetti meramente obbligatori. Pertanto, la relazione con la cosa, da parte del promissario acquirente, e’ qualificabile esclusivamente come detenzione qualificata e non come possesso utile ad usucapionem, salvo la dimostrazione di un’intervenuta interversio possessionis nei modi previsti dall’articolo 1141 codice civile
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 16 marzo 2016, n. 5211 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SECONDA CIVILE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. MIGLIUCCI Emilio – Presidente Dott. LOMBARDO Luigi Giovanni – rel. Consigliere Dott. ORICCHIO Antonio – Consigliere Dott. GIUSTI Alberto – Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 23 marzo 2016, n. 5762. La regola posta dall’art. 1337 c.c. non si riferisce alla sola ipotesi della rottura ingiustificata delle trattative ma ha valore di clausola generale, il cui contenuto non può essere predeterminato in modo preciso ed implica il dovere di trattare in modo leale, astenendosi da comportamenti maliziosi o reticenti e fornendo alla controparte ogni dato rilevante, conosciuto o conoscibile con l’ordinaria diligenza, ai fini della stipulazione del contratto. Ne consegue che la violazione dell’obbligo di comportarsi secondo buona fede nello svolgimento delle trattative e nella formazione del contratto assume rilievo non solo in caso di rottura ingiustificata delle trattative e, quindi, di mancata conclusione del contratto o di conclusione di un contratto invalido o inefficace, ma anche nel caso in cui il contratto concluso sia valido e, tuttavia, risulti pregiudizievole per la parte vittima dell’altrui comportamento scorretto. L’azione di risarcimento danni ex art. 2043 c.c. per la lesione della libertà negoziale sia esperibile allorché ricorra una violazione della regola di buona fede nelle trattative che abbia dato luogo ad un assetto d’interessi più svantaggioso per la parte che abbia subito le conseguenze della condotta contraria a buona fede, e ciò pur in presenza di un contratto valido ovvero, nell’ipotesi di invalidità dello stesso, in assenza di una sua impugnativa basata sugli ordinari rimedi contrattuali
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 23 marzo 2016, n. 5762 Svolgimento del processo 1.- La società Guaber (ora Coswell), definitasi leader nella produzione e commercializzazione di prodotti per la cosmesi e l’igiene personale, convenne in giudizio la Keraunos srl, la Bx Trade e i sig.ri P.G. e C.C. , personalmente e quali rappresentanti...