Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 28 settembre 2015, n. 39181 Ritenuto in fatto 1 Con sentenza 31.1.2014 la Corte d’Appello di Milano – per quanto ancora interessa in questa sede – ha confermato la colpevolezza di P.C. per i reati di favoreggiamento e sfruttamento aggravato e continuato della prostituzione di una pluralità di...
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Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 28 maggio 2015, n. 22526. Non è la mera posizione sovraordinata e di supremazia, sempre connaturata alla qualifica di pubblico ufficiale in ragione della qualità rivestita o della funzione svolta, a integrare il delitto di concussione soltanto perché la controparte, per motivazioni a se interne, venga comunque ad avvertire uno state di soggezione, ciò perché, ai fini dell’integrazione di tale illecito, è necessario che la condotta abusiva del pubblico ufficiale divenga positivamente concreta, nel senso che la vittima deve essere posta nella condizione di percepirne l’effettiva portata intimidatoria e costrittiva, idonea a ingenerare in lei il timore di un danno contra ius, in caso di mancata adesione alla richiesta d’indebito che gli viene rivolta
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 28 maggio 2015, n. 22526 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. MILO Nicola – Presidente Dott. FIDELBO Giorgio – Consigliere Dott. MOGINI Stefano – Consigliere Dott. VILLONI Orlando – rel. Consigliere Dott. DE...
Corte di Cassazione, sezione III, 12 marzo 2015, n. 10487. Risponde di tentata fruizione della prostituzione minorile, e non già di tentata induzione alla prostituzione, colui che compie atti idonei ad intrattenere atti sessuali con un minore di età compresa tra 14 e 18 anni in cambio di denaro o altra utilità, atteso che la seconda fattispecie presuppone che il reo solleciti il minorenne a compiere rapporti sessuali con un soggetto terzo. Non ricorre la desistenza volontaria se detti rapporti non vengono consumati a causa di eventi del tutto estranei alla volontà dell’agente
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE III SENTENZA 12 marzo 2015, n. 10487 Considerato in diritto Il ricorso è solo parzialmente fondato. 3.1. – Il primo motivo di doglianza – con cui si deduce la nullità delle sentenze di primo e secondo grado ex art. 522 cod. proc. pen., essendo stata effettuata una modificazione del capo...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 3 marzo 2015, n. 9215. La mera condotta di inserzione su un quotidiano (o comunque su un sito ad ampia diffusione) di donne che si offrono per incontri sessuali non è sufficiente, occorrendo che vengano compiute altre attività finalizzate ad agevolare la prostituzione onde rendere più allettante l'offerta e facilitare l'approccio con un maggior numero di clienti (come, in ipotesi, l'interessamento di chi effettui le inserzioni a pubblicare le foto delle donne da contattare, ovvero il far sottoporre le stesse a servizi fotografici erotici). Occorre, in altri termini, una attività di intermediazione tra la singola prostituta ed il cliente.
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 3 marzo 2015, n. 9215 Ritenuto in fatto 1.1 Con sentenza del 6 novembre 2013 la Corte di Appello di Brescia, in parziale riforma della sentenza emessa in data 7 maggio 2012 dal Tribunale di quella città nei confronti di P. P., P. P., L. D. e V....
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 17 febbraio 2015, n. 6821. La condotta di promessa o dazione di denaro o altra utilità, attraverso cui si convinca una persona minore di età ad intrattenere rapporti sessuali con il soggetto agente, integra gli estremi della fattispecie di cui al comma secondo e non al primo dell'art. 600 bis del codice penale", precisando, altresì, che: l'atto sessuale compiuto dal minore prostituito, a differenza di quanto avviene per i maggiorenni, non può essere inquadrato in un'area di libertà; da tale assenza di libertà della prostituzione minorile; di cui il fruitore della prestazione sessuale non può non essere a conoscenza, discende, in forza della precisa incriminazione prevista dal co. 2 dell'art. 600 bis cod.pen., la punibilità della condotta del cliente medesimo, che diversamente è immune da sanzione quando viene in rapporto, sempre da cliente, con la prostituzione del soggetto adulto; in tale logica punitiva del cliente del minorenne, la condotta di induzione alla prostituzione minorile di cui al primo comma della citata disposizione deve essere sganciata dal rapporto sessuale con l'agente, dovendo avere riguardo alla prostituzione esercitata nei confronti di terzi, anche identificabili in un solo soggetto, purché diverso dall'induttore
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 17 febbraio 2015, n. 6821 Ritenuto in fatto Il Gup presso il Tribunale di Milano, con sentenza del 14/4/2011, resa a seguito di rito abbreviato, dichiarava V.S. , D.F.R. e R.N. corresponsabili dei reati di cui agli artt. 600 bis co. 1 e 600 ter co. 1 cod.pen.,...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 3 febbraio 2015, n. 4931. Il reato di favoreggiamento della prostituzione si qualifica, da un lato, per la posizione di terzietà della figura del favoreggiatore nei confronti dei soggetti necessari (prostituta e cliente), dall'altro lato, per l'attività di intermediazione tra offerta e domanda, volta a realizzare le condizioni (o anche ad assicurarne la permanenza) per la formazione del futuro accordo, il quale deve rientrare nella prospettiva dell'autore del reato. Ogni forma di attività agevolativa, idonea a procurare più facili condizioni per l'esercizio del meretricio costituisce elemento concretizzante il reato di favoreggiamento della prostituzione.
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE III SENTENZA 3 febbraio 2015, n. 4931 Ritenuto in fatto Il Gip presso il Tribunale di Firenze, con sentenza del 28/4/2010, resa a seguito di rito abbreviato, dichiarava I.V. responsabile dei reati di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, commessi in danno di L.V. , e lo condannava alla pena ritenuta...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 8 gennaio 2015, n. 302. Quando il provvedimento amministrativo di cui all'art. 2 legge n.1423 del 1956 (foglio di via obbligatorio) sia motivato con esclusivo riferimento all'attività di prostituzione – esercitata dall'imputata – è doverosa la sua disapplicazione da parte del giudice penale chiamato a pronunziarsi sulla ricorrenza dell'ipotesi di reato di cui all'art. 2 co. 2 l. 1423/'56. Ciò perché la stessa norma dell'art. 2 pone come presupposto dell'ordine di allontanamento non un qualsivoglia comportamento “pericoloso per la sicurezza pubblica” (nozione che aprirebbe il varco a forme incontrollabili di discrezionalità) ma una condotta pericolosa che sia espressione delle riconosciute categorie criminologiche di cui al precedente articolo 1 (n. 1 soggetti abitualmente dediti, sulla base di elementi di fatto, a traffici delittuosi/ n.2 soggetti che per condotta e tenore di vita debbano ritenersi, sulla base di elementi di fatto, produttori di proventi derivanti da attività delittuose con cui si sostengono, almeno in parte /n.3 soggetti dediti, sulla base di elementi di fatto, alla commissione di reati che offendono o mettono in pericolo l'integrità fisica o morale dei minorenni, la sanità, sicurezza o tranquillità pubblica). E' del tutto pacifico che l'esercizio della prostituzione in sé non rientra tra le categorie delle persone pericolose ai sensi della vigente normativa (già in base alla L. n. 327 del 1988 che ebbe ad eliminare il riferimento a coloro che svolgono abitualmente attività contrarie alla morale pubblica ed al buon costume). Né può ritenersi condotta di reato quella consistente in fatti di “adescamento”, stante la depenalizzazione operata con art. 81 della legge n. 689 del 1981 della fattispecie originariamente prevista dall'art. 5 co. 1 legge n.75 del 1958
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 8 gennaio 2015, n. 302 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza emessa in data 25 febbraio 2013 la Corte d’Appello di Ancona confermava i contenuti della decisione di primo grado, emessa in data 3 aprile 2012 dal G.M. presso la Sezione Distaccata di S. Elpidio a Mare del...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 25 novembre 2014, n. 48981. La pubblicazione sul giornale di inserzioni a oggetto prestazioni sessuali non integra il reato di favoreggiamento della prostituzione
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 25 novembre 2014, n. 48981 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. TERESI Alfredo – Presidente Dott. FRANCO Amedeo – Consigliere Dott. RAMACCI Luca – rel. Consigliere Dott. ANDREAZZA Gastone – Consigliere Dott. ACETO...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 18 novembre 2014, n. 47387. Non integra il reato di favoreggiamento della prostituzione la cessione in locazione, a prezzo di mercato, di un appartamento ad una prostituta, anche se il locatore sia consapevole che la locataria vi eserciterà la prostituzione in via del tutto autonoma e per proprio conto, atteso che la stipulazione del contratto non rappresenta un effettivo ausilio per il meretricio), in difetto di un quid pluris che agevoli specificamente la prostituzione stessa.
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 18 novembre 2014, n. 47387 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza del 9 maggio 2013 la Corte d’appello dell’Aquila ha respinto l’appello proposto da P.O. avverso sentenza del 1 dicembre 2011 con cui il Tribunale di Teramo lo aveva condannato alla pena di quattro anni di reclusione e...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 23 settembre 2014, n. 38701. Ai fini dell'emissione del provvedimento di rimpatrio con foglio di via obbligatorio, è indispensabile che il comportamento concretamente realizzato dalla persona sia realmente lesivo dei suddetti beni giuridici. Ne consegue che il mero esercizio dell'attività di prostituzione, non costituendo di per sé reato (salvo che trascenda in una condotta penalmente rilevante), non può legittimamente fondare l'appartenenza alla categoria di persone socialmente pericolose prevista dall'art. 1, comma 1, lett. c) d. lgs. n. 159 del 2011 e, quindi, non può giustificare l'adozione del provvedimento di rimpatrio con foglio di via obbligatorio. Né, d'altra parte, possono essere posti a carico del soggetto che si prostituisce eventuali reati o comportamenti pericolosi, commessi da terze persone, pur se occasionati dall'attività di meretricio. Diversamente, verrebbe surrettiziamente ripristinata, in palese violazione di legge, la previsione dell'art. 1, comma 1. n. 3, 1. n. 1423 del 1956, abrogata dall'art. 2 della 1. n. 327 del 1988.
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 23 settembre 2014, n. 38701 Ritenuto in fatto 1. Il 15 luglio 2013 la Corte d’appello di Ancona confermava la sentenza emessa il 15 maggio 2012 dal Tribunale di Fermo, sezione distaccata di S. Elpidio al mare che aveva dichiarato R. A. A. colpevole del reato previsto dall’ari....