Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 27 luglio 2015, n. 32702 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. MANNINO Saverio F. – Presidente Dott. AMORESANO Silvio – Consigliere Dott. RAMACCI Luca – Consigliere Dott. ACETO Aldo – rel. Consigliere Dott....
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Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 2 luglio 2015, n. 28153. Nel settore del diritto processuale penale opera il principio tempus regit actum, il quale trova il proprio precipitato normativo nell’art. 11 r.d. 16 marzo 1942 n. 262 e si articola nei seguenti principi: 1) la nuova norma che disciplina una data fase procedimentale lo fa dal momento della sua entrata in vigore, segnandone definitivamente le condizioni di legittimità; 2) gli atti compiuti medio tempore, vale a dire nel vigore della legge vigente, restano validi; 3) la nuova disciplina non ha effetto retroattivo.
Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 2 luglio 2015, n. 28153 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUARTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. ROMIS Vincenzo – Presidente Dott. IZZO Fausto – Consigliere Dott. PICCIALLI Patrizia – Consigliere Dott. IANNELLO Emilio – Consigliere Dott. SERRAO Eugenia...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 15 maggio 2015, n. 20353. La mancata trasmissione al giudice, unitamente agli elementi su cui il pubblico ministero fonda la richiesta di misura cautelare, delle eventuali memorie difensive gia’ depositate determina la nullita’ dell’ordinanza applicativa della misura, per violazione dell’articolo 292 c.p.p., comma 2, lettera c)
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 15 maggio 2015, n. 20353 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. NAPPI Aniello – Presidente Dott. GUARDIANO Alfredo – Consigliere Dott. MICHELI Paolo – rel. Consigliere Dott. DE MARZO Giuseppe – Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 14 maggio 2015, n. 20103. E’ responsabile del reato di violazione degli obblighi di assistenza familiare quando dalle risultanze processuali emerge che, nonostante lo stato di disoccupazione formale, l’imputato percepisce un reddito da lavoro senza tuttavia provvedere regolarmente alla corresponsione del contributo al mantenimento di moglie e figli disposto dal tribunale con sentenza di separazione personale dei coniugi
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 14 maggio 2015, n. 20103 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. FUMO Maurizio – Presidente Dott. SETTEMBRE Antonio – Consigliere Dott. MICHELI Pao – rel. Consigliere Dott. POSITANO Gabriele – Consigliere Dott. DEMARCHI...
Corte di Cassazione, sezione II, ordinanza 16 aprile 2015, n. 15807. Per qualificare come mafiosa un’organizzazione criminale e’ sufficiente la capacita’ potenziale, anche se non attuale, di sprigionare, per il solo fatto della sua esistenza, una carica intimidatrice idonea a piegare ai propri fini la volonta’ di quanti vengano in contatto con gli affiliati all’organismo criminale, non essendo, quindi, necessario che sia stata effettivamente indotta una condizione di assoggettamento ed omerta’ nei consociati attraverso il concreto esercizio di atti intimidatori
Suprema Corte di Cassazione sezione II ordinanza 16 aprile 2015, n. 15807 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SECONDA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. PETTI Ciro – Presidente Dott. DE CRESCIENZO Ugo – Consigliere Dott. RAGO Geppi – rel. Consigliere Dott. VERGA Giovanna – Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 23 aprile 2015, n. 17014. La richiesta del detenuto di essere spostato in una cella non fumatori è pienamente legittima in quanto attinente alla tutela della salute. La domanda, infatti, non può essere dichiarata inammissibile perché investe un aspetto strettamente correlato alla tutela del diritto alla salute
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 23 aprile 2015, n. 17014 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE PRIMA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. CORTESE Arturo – Presidente Dott. CAIAZZO Luigi Pietro – Consigliere Dott. CAVALLO Aldo – Consigliere Dott. BONI Monica – Consigliere Dott. MAGI...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 28 aprile 2015, n. 17715. La condotta di partecipazione ad un’associazione finalizzata al traffico illecito di stupefacenti non è integrata dalla mera disponibilità eventualmente manifestata nei confronti di un singolo associato, quand’anche di livello apicale, né dalla condivisione ideale o di intenti, essendo, invece, indispensabile la volontaria, consapevole realizzazione di concrete attività funzionali, apprezzabili come effettivo ed operativo contributo all’esistenza e al rafforzamento dell’associazione. Il dolo del delitto di associazione a delinquere è dato dalla coscienza e volontà di partecipare attivamente alla realizzazione dell’accordo e quindi del programma delittuoso in modo stabile e permanente
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 28 aprile 2015, n. 17715 Ritenuto in fatto 1 Con ordinanza 6.8.2014 il Tribunale di Catania ha rigettato la richiesta di riesame proposta nell’interesse di contro l’ordinanza dei GIP che aveva applicato nei suoi confronti la misura cautelare della custodia in carcere, in relazione al reato di associazione...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 9 aprile 2015, n. 14576. Pur a seguito delle modifiche dal D.L. n. 92 del 2014, poi convertito con modificazioni dalla L. n. 117 del 2014, nel caso di impossibilità di mantenimento della misura di massimo rigore, il giudice deve verificare la praticabilità di diverse e più attenuate forme di restrizione nel perdurare di esigenze cautelari già ravvisate
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 9 aprile 2015, n. 14576 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. OLDI Paolo – Presidente Dott. LAPALORCIA Grazia – Consigliere Dott. MICCOLI Grazia – Consigliere Dott. MICHELI Pao – rel. Consigliere Dott. DEMARCHI...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 10 marzo 2015, n. 10117. I reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale rientrano nel campo di applicazione del nuovo comma 2° bis dell’articolo 275 del Cpp, come sostituito dal Dl 92/2014, il quale prevede che il giudice prima di disporre la misura cautelare deve valutare se, all’esito del giudizio, la pena detentiva irrogata possa essere superiore ai tre anni e solo in questo caso può disporre la custodia in carcere. Nel caso di specie, la Cassazione ha accolto il ricorso di un uomo cui era stata disposta la custodia in carcere perché indagato di aver distratto somme, veicoli e merci della propria società poi fallita, oltre ad aver sottratto e distrutto le relative scritture contabili
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 10 marzo 2015, n. 10117 REPUBBLICA ITALIANAIN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. OLDI Paolo – Presidente Dott. LAPALORCIA Grazia – Consigliere Dott. MICCOLI Grazia – Consigliere Dott. MICHELI Pao – rel. Consigliere Dott. DEMARCHI ALBENGO...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 10 febbraio 2015, n. 5934. In tema di revoca o sostituzione della misura della custodia cautelare in carcere, secondo la previsione di cui all'art. 299 co. 4 ter cod. proc. pen. se la richiesta è basata sulle condizioni di salute di cui all'art. 275 cod. proc. pen., comma 4 bis, ovvero se tali condizioni di salute sono segnalate dal servizio sanitario penitenziario, il giudice, se non ritiene di accoglierla sulla base degli atti, dispone con immediatezza e comunque non oltre il termine previsto al comma 3, gli accertamenti medici del caso, nominando un perito. Il giudice, dunque, ha l'obbligo di disporre la perizia solo se sono evidenziate ragioni di salute riconducibili alla previsione di cui all'art. 275 co. 4 bis cod. proc. pen. e cioè: l'essere il richiedente persona affetta da AIDS conclamata o da gravi deficienze immunitarie accertate ai sensi dell'art. 256 bis, co. 2 cod. proc. pen. ovvero da altra malattia particolarmente grave, per effetto della quale le sue condizioni di salute risultino incompatibili con lo stato di detenzione e comunque tali da non consentire adeguate cure in caso di detenzione in carcere. A far scattare l'obbligo di nominare un perito non basta, dunque, evidentemente, prospettare una qualsivoglia malattia, ma occorre che venga evidenziata e circostanziata una patologia "particolarmente grave", la cui cura non sia compatibile con il regime carcerario, anche nei centri clinici particolarmente attrezzati disponibili all'interno di talune strutture dell'amministrazione penitenziaria. E se non è onere del richiedente provare in maniera esaustiva tale incompatibilità, per contro la richiesta deve contenere degli elementi che consentano al giudice una delibazione circa la ricaduta del caso in esame nella previsione di cui all'art. 275 co. 4 bis cod. proc. pen..
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 10 febbraio 2015, n. 5934 Ritenuto in fatto 1. Il Tribunale di Genova, pronunciando nei confronti dell’odierno ricorrente L.R. , con ordinanza del 17.6.2014 rigettava l’appello avverso l’ordinanza con cui il GIP del Tribunale di Genova, in data 15.4.2014 aveva a sua volta rigettato l’istanza di sostituzione con...