Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 16 giugno 2014, n. 13670 Svolgimento del processo F.P. convenne in giudizio dinanzi al Giudice di Pace di Roma l’Aurora Assicurazioni deducendo che era stato assicurato per la RCA presso la convenuta; che era stato collocato nella classe di merito 15ma, come da sentenza del G.d.P. di Roma...
Categoria: Illecito aquiliano (o extracontrattuale)
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 11 giugno 2014, n. 13245. Il danno patrimoniale futuro, derivante da lesioni personali, e' da valutare su base prognostica ed il danneggiato puo' avvalersi anche di presunzioni semplici. Pertanto, provata la riduzione della capacita' di lavoro specifica, se essa e' di una certa entita' e non rientra tra i postumi permanenti di piccola entita', e' possibile presumere che anche la capacita' di guadagno risulti ridotta nella sua proiezione futura – non necessariamente in modo proporzionale – qualora la vittima gia' svolga un'attivita' o presumibilmente la svolgera'; tuttavia, l'aggravio in concreto nello svolgimento dell'attivita' gia' svolta o in procinto di essere svolta deve essere dedotto e provato dal danneggiato
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 11 giugno 2014, n. 13245 REPUBBLICA ITALIANAIN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA CIVILE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. SEGRETO Antonio – Presidente Dott. FRASCA Raffaele – Consigliere Dott. DE STEFANO Franco – Consigliere Dott. CARLUCCIO Giuseppa – Consigliere Dott. VINCENTI Enzo...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 16 giugno 2014, n. 13653. In tema di risarcimento del danno da fatto illecito extracontrattuale, se la liquidazione viene effettuata per equivalente, e cioè con riferimento al valore del bene perduto dal danneggiato all'epoca del fatto illecito, espresso poi in termini monetari che tengano conto della svalutazione monetaria intervenuta fino alla data della decisione definitiva (anche in sede di rinvio), è dovuto il danno da ritardo, cioè il lucro cessante provocato dal ritardato pagamento della suddetta somma, che deve essere provato dal creditore. La prova può essere data e riconosciuta dal giudice mediante criteri presuntivi ed equitativi e quindi anche mediante l'attribuzione degli interessi. Se il giudice adotta, come criterio di risarcimento del danno da ritardato adempimento, quello degli interessi, fissandone il tasso, mentre è escluso che gli interessi possano essere calcolati dalla data dell'illecito sulla somma liquidata per il capitale, rivalutata definitivamente, è consentito invece calcolare gli interessi con riferimento ai singoli momenti (da determinarsi in concreto, secondo le circostanze del caso) con riguardo ai quali la somma, equivalente al bene perduto, si incrementa nominalmente, in base agli indici prescelti di rivalutazione monetaria, ovvero ad un indice medio. Gli interessi non vanno calcolati né sulla somma originaria né su quella rivalutata al momento della liquidazione, ma computati sulla somma originaria rivalutata anno per anno, ovvero sulla somma rivalutata in base ad un indice medio
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 16 giugno 2014, n. 13653 Svolgimento del processo 1. D.F.O. , gestore di una stazione di carburante AGIP, convenne in giudizio la AGIP Petroli s.p.a., davanti al Tribunale di Teramo, per ottenere il risarcimento dei danni da lui subiti a causa dell’improvviso scorrimento in basso di un espositore...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 16 giugno 2014, n. 13654. Confermato il quantum stabilito in appello, ovvero, 692mila euro a quella che era, all’epoca, la partner dell’uomo ucciso con alcuni colpi di pistola, su ordine dell’ex moglie. Legittimato il convivente more uxorio ad ottenere il risarcimento dei danni conseguenti all’uccisione del partner
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 16 giugno 2014, n. 13654 Svolgimento del processo l. P.F., in proprio e nella qualità di rappresentante del proprio figlio minore R.C., citò a giudizio, davanti al Tribunale di Milano, P.R., G.A., I.S., O.C. e B.C. e, sul presupposto di essere stata convivente del noto stilista M.G., chiese...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 3 giugno 2014, n. 12371. Il giudice dell'appello che accolga il ricorso contro una sentenza di primo grado provvisoriamente esecutiva deve sempre ordinare la restituzione di quanto corrisposto in esecuzione della decisione riformata.
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 3 giugno 2014, n. 12371 REPUBBLICA ITALIANAIN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE PRIMA CIVILE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. SALME’ Giuseppe – Presidente Dott. DOGLIOTTI Massimo – Consigliere Dott. SCALDAFERRI Andrea – rel. Consigliere Dott. ACIERNO Maria – Consigliere Dott. LAMORGESE...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 6 giugno 2014, n. 12834. In materia di tutela dell'immagine, la pubblicazione su un quotidiano della foto di una persona in coincidenza cronologica con il suo arresto deve rispettare, ai fini della sua legittimita', non soltanto i limiti della essenzialita' per illustrare il contenuto della notizia e del legittimo esercito del diritto di cronaca (fissati dalla Legge n. 675 del 1996, articoli 20 e 25, applicabile pro' tempore alla fattispecie in esame e riprodotti nell'articolo 137 del codice della privacy) ma anche le particolari cautele imposte a tutela della dignita' della persona ritratta dall'articolo 8, comma 1, del codice deontologico dei giornalisti, che costituisce fonte normativa integrativa; l'indagine sul rispetto dei suddetti limiti nella pubblicazione della foto va condotta con maggior rigore rispetto a quella relativa alla semplice pubblicazione della notizia, tenuto conto della particolare potenzialita' lesiva della dignita' della persona connessa alla enfatizzazione tipica dello strumento visivo, e della maggiore idoneita' di esso ad una diffusione decontestualizzata e insuscettibile di controllo da parte della persona ritratta
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 6 giugno 2014, n. 12834 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA CIVILE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. AMATUCCI Alfonso – Presidente Dott. SCARANO Luigi Alessandro – Consigliere Dott. RUBINO Lina – rel. Consigliere Dott. D’AMICO Paolo – Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 6 giugno 2014, n. 12833. Il Comune è direttamente responsabile allorquando l'evento dannoso risulti come nella specie da ascriversi alla condotta colposa del terzo prestatore (nel caso, vigilatrice) della cui attività si è comunque avvalso per l'adempimento delle prestazioni ricreative oggetto dello contratto stipulato con i genitori del minore affidato al centro estivo comunale, essendo tenuto al risarcimento dei danni dal minore sofferti in conseguenza del comportamento colposo per negligente mantenimento da parte della vigilante della condotta dovuta
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 6 giugno 2014, n. 12833 Svolgimento del processo Con sentenza del 26/3/2008 la Corte d’Appello di Torino, respinti quelli in via incidentale spiegati dalla società Ace European Group Ltd e dalla Coopera Uisp s.c.a.r.l., in parziale accoglimento dei gravami interposti dai sigg. P.F. e L.B.C. – in proprio...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza del 26 maggio 2014, n. 11660. La domanda fondata sull'art. 2051 cod. civ. può non essere considerata nuova rispetto a quella fondata sull'art. 2043 cod. civ. – e, quindi, improponibile in appello – solo se l'attore abbia sin dall'atto introduttivo del giudizio enunciato in modo sufficientemente chiaro situazioni di fatto suscettibili di essere valutate come idonee, in quanto compiutamente precisate, ad integrare la fattispecie contemplata da detti articoli. Con la importante precisazione, però, che la regola probatoria di cui all'art. 2051 cod. civ., più favorevole per il danneggiato, in tanto può essere posta a fondamento dell'affermazione della responsabilità del convenuto stesso in quanto non gli si ascriva la mancata prova di fatti che egli non sarebbe stato tenuto a provare in base al criterio di imputazione ordinario della responsabilità originariamente invocato dall'attore
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza del 26 maggio 2014, n. 11660 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA CIVILE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. RUSSO Libertino Alberto – Presidente – Dott. D’ALESSANDRO Paolo – Consigliere – Dott. DE STEFANO Franco – Consigliere – Dott. D’AMICO Paolo...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 30 maggio 2014, n. 12265. Il danno non patrimoniale e' categoria generale non suscettiva di suddivisione in sottocategorie variamente etichettate e l'interpretazione costituzionale dell'articolo 2059 c.c., rimane soddisfatta dalla tutela risarcitoria di specifici valori della persona presidiati da diritti inviolabili secondo Costituzione. Ai fini della liquidazione del danno patrimoniale futuro derivante dalla perdita degli alimenti che il figlio avrebbe potuto erogare in favore dei genitori o del genitore superstite, questi devono provare che, sulla base delle circostanze attuali, secondo criteri non ipotetici, ma ragionevolmente probabilistici, essi avrebbero avuto bisogno di tale prestazione alimentare; allo stesso modo, va provato il verosimile contributo del figlio ai bisogni della famiglia, ove dedotto per il futuro
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 30 maggio 2014, n. 12265 REPUBBLICA ITALIANAIN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA CIVILE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. AMATUCCI Alfonso – Presidente Dott. VIVALDI Roberta – Consigliere Dott. ARMANO Uliana – rel. Consigliere Dott. LANZILLO Raffaella – Consigliere Dott. SCRIMA Antonietta...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 30 maggio 2014, n. 12264. Nel giudizio avente ad oggetto il risarcimento del danno cosiddetto da nascita indesiderata (ricorrente quando, a causa del mancato rilievo da parte del sanitario dell'esistenza di malformazioni congenite del feto, la gestante perda la possibilità di abortire) è onere della parte attrice allegare e dimostrare che, se fosse stata informata delle malformazioni del concepito, avrebbe interrotto la gravidanza, poiché tale prova non può essere desunta dal solo fatto della richiesta di sottoporsi ad esami volti ad accertare l'esistenza di eventuali anomalie del feto.
suprema CORTE DI CASSAZIONE sezione III SENTENZA 30 maggio 2014, n. 12264 Ritenuto in fatto D.S.F. e S. convennero in giudizio, dinanzi al Tribunale di Tolmezzo, la ASL X Alto Friuli, chiedendone la condanna al risarcimento dei danni cagionati dal negligente compimento della propria attività professionale da parte dei sanitari della struttura. Esposero gli...