SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE VI ORDINANZA 6 aprile 2016, n. 6623 [omissis] – Preliminarmente si rileva che dagli atti in possesso di questo consigliere relatore non risulta l’avviso di ricevimento della notificazione effettuata al condominio Vicolo San Pancrazio a mezzo del servizio postale. – Con l’unico motivo di ricorso è dedotto il vizio di...
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Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 15 marzo 2016, n. 5052. Presupposto indefettibile – oltre a quello dell’anzianità contributiva – affinché possa essere erogata la pensione di anzianità è che il rapporto di lavoro dipendente da cui deriva sia cessato
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE LAVORO SENTENZA 15 marzo 2016, n. 5052 Motivi della decisione 1- Preliminarmente ex art. 335 c.p.c. si riuniscono i ricorsi in quanto aventi ad oggetto la medesima sentenza. 2- Con unico motivo il ricorso principale denuncia violazione e falsa applicazione dell’art. 3 co. io legge n. 421/92, dell’art. 10 co....
Corte di Cassazione, sezione lavoro, Sentenza 4 febbraio 2016, n. 2217. Non spetta alla lavoratrice alcun risarcimento del danno esistenziale, per il tardivo pagamento del trattamento economico di maternità
Suprema Corte di Cassazione Sezione Lavoro Sentenza 4 febbraio 2016, n. 2217 Svolgimento del processo Con sentenza depositata il 9.12.08 la Corte d’appello di Lecce, in riforma – per quel che rileva nella presente sede – della sentenza emessa il 26.1.06 dal Tribunale della stessa sede, rigettava la domanda di L.R., dipendente della EOS...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 20 ottobre 2015, n. 21281. Per il notificante la prova della tempestività della notificazione è fornita in maniera sufficiente dal timbro dell’ufficiale giudiziario apposto sull’atto, recante l’indicazione della data e del numero cronologico, anche se privo di sottoscrizione.
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 20 ottobre 2015, n. 21281 Svolgimento del processo e motivi della decisione I. – Il Consigliere relatore, designato ai sensi dell’ars. 377 c.p.c., ha depositato in cancelleria la seguente relazione ex arti. 380-bis e 375 c.p.c.: “1. – Con sentenza n. 658/13 la Corte d’appello...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 9 ottobre 2015, n. 20345. L’art. 1392 c.c. – secondo cui la procura non ha effetto se non è conferita nelle forme prescritte per il contratto che il rappresentante deve concludere – trova applicazione, ai sensi dell’art. 1324 c.c., per gli atti unilaterali negoziali, non anche per gli atti in senso stretto o meri atti giuridici, tra cui la ricezione della prestazione, il cui compimento non soggiace, pertanto, a criteri di validità formale. Ne deriva che la rappresentanza a ricevere l’adempimento dell’obbligazione, con effetto liberatorio per il solvens ai sensi dell’art. 1188, 1° comma c.c., può risultare anche da una condotta concludente, a sua volta dimostrabile con ogni mezzo, incluse le presunzioni, secondo un apprezzamento di puro fatto che compete al giudice di merito e che si sottrae al sindacato della Corte di legittimità
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE II SENTENZA 9 ottobre 2015, n.20345 Ritenuto in fatto M.O., coltivatrice diretta, proponeva opposizione al decreto ingiuntivo emesso dal Tribunale di Alessandria su ricorso della B.D. e C. s.n.c. per il pagamento della somma di E 23.000,00, a titolo di rivalsa IVA sul prezzo di vendita di una mietitrebbia. A...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 30 settembre 2015, n. 39457. Nella propria motivazione il giudice del merito non è tenuto a compiere un’analisi approfondita di tutte le deduzioni delle parti e a prendere in esame dettagliatamente tutte le risultanze processuali e gli argomenti esposti, essendo invece sufficiente che, anche attraverso una valutazione globale di quelle deduzioni e risultanze, spieghi, in modo logico e adeguato, le ragioni che hanno determinato il proprio convincimento, dimostrando di aver tenuto presente ogni fatto decisivo, nel qual caso devono considerarsi implicitamente disattese le deduzioni difensive che, anche se non espressamente confutate, siano logicamente incompatibili – come avvenuto nel caso in esame -con la decisione adottata
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 30 settembre 2015, n. 39457 Ritenuto in fatto Con sentenza del 14.7.14 la Corte d’Appello di Milano confermava la condanna emessa il 31.10.13 dal Tribunale della stessa sede nei confronti di Z.G. per il delitto di truffa aggravata ex art. 61 n. 7 c.p.. Questi i fatti, come...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 1 settembre 2015, n. 17380. In materia di equa riparazione ai sensi della legge n. 89/2001, anche dopo le modifiche apportate dal decreto-legge n. 83/2012, convertito in legge n. 134/2012, la competenza del giudice adito costituisce presupposto processuale e non già requisito di ammissibilità della domanda. Pertanto, la Corte d’appello, adita con l’opposizione ai sensi dell’art. 5-ter della legge stessa, ove ritenga di non essere investita della competenza a provvedere, non può rigettare la domanda, ma deve declinare la competenza e, indicato il diverso giudice competente, deve fissare il termine di riassunzione del procedimento innanzi a lui, in applicazione dell’art. 50 cod. proc. civ.
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 1 settembre 2015, n. 17380 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA CIVILE SOTTOSEZIONE 2 Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. PETITTI Stefano – Presidente Dott. PARZIALE Ippolisto – Consigliere Dott. MANNA Felice – rel. Consigliere Dott. GIUSTI Alberto – Consigliere...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 17 luglio 2015, n. 15117. In tema di equa riparazione, soltanto di regola la quantificazione del danno non patrimoniale deve essere non inferiore ad euro 750,00 per ogni anno di ritardo, in relazione ai primi tre anni eccedenti la durata ragionevole, e non inferiore ad euro 1000,00 per quelli successivi; risulta pertanto conforme a legge una quantificazione inferiore – pari ad euro 500,00 per ogni anno di ritardo – quando, in relazione alla posta in gioco del processo presupposto, vi sia l’esigenza di evitare sovracompensazioni
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 17 luglio 2015, n. 15117 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA CIVILE SOTTOSEZIONE 2 Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. PETITTI Stefano – Presidente Dott. PARZIALE Ippolisto – Consigliere Dott. MANNA Felice – rel. Consigliere Dott. GIUSTI Alberto – Consigliere...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 19 giugno 2015, n. 12732. La repressione degli illeciti disciplinari (nel caso dei Notai) incide sulla sfera giuridica della persona fisica destinataria del provvedimento, fino a intaccarne il diritto di continuare a svolgere una data attività lavorativa [tant’è che, secondo la giurisprudenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo, ciò può dar luogo a “controversie su diritti di natura civile”, ai sensi dell’articolo 6 § 1 della Convenzione: cfr. Konig c. Germania, 28 giugno 1978, §§ 87-95. Il potere disciplinare non si esercita secondo la consueta tecnica del provvedimento amministrativo che attua la sintesi solidaristica tra interesse generale e interesse particolare, ma in maniera immediata e diretta sulla posizione del soggetto incolpato, secondo un modulo simile a quello penalistico. La fase giurisdizionale che ne può seguire non ha ad oggetto, infatti, il controllo dell’uso legittimo di un potere altrimenti insindacabile nelle sue scelte di merito amministrativo, ma l’accertamento della fondatezza della pretesa sanzionatoria esercitata, accertamento che, una volta richiesto dalla parte percossa dal provvedimento o da quella titolare del potere d’azione, coinvolge un interesse pubblico indisponibile
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 19 giugno 2015, n. 12732 Svolgimento del processo Dalla sentenza impugnata si ricava che con due distinte delibere adottate il 9.11.2005 e il 22.10.2008 il Consiglio notarile dei distretti notarili riuniti di Napoli, Torre Annunziata e Nola, stabiliva di sottoporre a controllo ed analisi l’attività di tutti i...
Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 3 giugno 2015, n. 11481. Mentre il giudice può e deve controllare la rispondenza delle norme disciplinari al disposto dell’art. 2106 c.c. e rilevare la nullità di quelle che prevedono come giusta causa o giustificato motivo di licenziamento condotte per loro natura assoggettabili, ex art. 2106 c.c., solo ad eventuali sanzioni conservative, non può fare l’inverso, cioè estendere il catalogo delle giuste cause o dei giustificati motivi di licenziamento disciplinare oltre quanto stabilito dall’autonomia delle parti.
Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 3 giugno 2015, n. 11481 Svolgimento del processo Con sentenza depositata il 28.3.12 la Corte d’appello di Genova, in totale riforma della pronuncia n. 1777/10 del Tribunale della stessa sede, dichiarava illegittimo perché sproporzionato il licenziamento disciplinare intimato il 14.5.10 a P.G. da Poste Italiane S.p.A., condannando la...