Corte di Cassazione, sezione VI penale, sentenza 6 giugno 2016, n. 23355
Articolo

Corte di Cassazione, sezione VI penale, sentenza 6 giugno 2016, n. 23355

Non è punibile per corruzione il pubblico ufficiale che compie un atto contrario ai doveri d’ufficio che non rientra nelle competenze dell’ufficio cui lo stesso appartiene e in relazione al quale esercita o può esercitare una qualche forma di ingerenza. Per integrare il delitto di corruzione di cui all’art. 319 c.p., è necessario e sufficiente...

Corte di Cassazione, sezione VI penale, sentenza  15 giugno 2016, n. 24852
Articolo

Corte di Cassazione, sezione VI penale, sentenza 15 giugno 2016, n. 24852

In tema di restituzione in termini per proporre impugnazione, quando viene invocato lo stato di malattia come causa di forza maggiore, si richiede che lo stesso sia di tale gravità da impedire per tutta la sua durata qualsiasi attività, venendo ad incidere sulla capacità di intendere e di volere dell’interessato, al punto da impedirgli anche...

Corte di Cassazione, sezione VI penale, sentenza 26 maggio 2016, n. 21991
Articolo

Corte di Cassazione, sezione VI penale, sentenza 26 maggio 2016, n. 21991

La frode carosello commessa all’estero è sufficiente per dare esecuzione al mandato d’arresto europeo. Questo perché la fattispecie di riferimento – trattandosi di materia fiscale, in cui le leggi statali quasi mai coincidono – non è tanto il mancato versamento dell’Iva (con pena base insufficiente per l’estradizione), ma piuttosto l’omessa dichiarazione (articolo 5 del dlgs 74/2000)   Suprema...

Articolo

Corte di Cassazione, sezione VI penale, sentenza 11 maggio 2016, n. 19506

Induzione indebita e non concussione per due carabinieri che nell’ambito di controlli volti alla repressione dell’immigrazione clandestina e dello sfruttamento della manodopera, ottengano da commercianti la dazione di somme di denaro che vanno dai 100 ai 3mila euro per volta Suprema Corte di Cassazione sezione VI penale sentenza 11 maggio 2016, n. 19506 REPUBBLICA ITALIANA...

Corte di Cassazione, sezione VI penale, sentenza 29 aprile 2016, n. 17947
Articolo

Corte di Cassazione, sezione VI penale, sentenza 29 aprile 2016, n. 17947

È senz’altro consentita al pubblico ministero l’adozione di un “novativo” decreto di sequestro (probatorio o preventivo), quando un anteriore analogo provvedimento sia stato revocato in sede di riesame, trattandosi di una tipologia di atti di indagine (ricadenti nel genus codicistico dei mezzi di ricerca della prova) rinnovabili e autonomi l’uno dall’altro, sempre che la revoca...

Corte di Cassazione, sezione VI penale, sentenza 28 aprile 2016, n. 17676
Articolo

Corte di Cassazione, sezione VI penale, sentenza 28 aprile 2016, n. 17676

Ai fini della configurabilità del reato di cui all’art. 323 c.p. occorre, tra l’altro, lo scrutinio in ordine alla valutazione della cd. doppia ingiustizia, che postula un duplice distinto apprezzamento, concernente sia la condotta che deve essere connotata da violazione di norme di legge o di regolamento, sia l’evento di vantaggio patrimoniale in quanto non...

Articolo

Spetta all’accusa, quando dispone il sequestro preventivo allargato ai fini di confisca,dimostrare la sproporzione dei beni nella disponibilità dell’indagato. Ed è sempre onere del pubblico ministero, più a monte, calcolare l’entità dei depositi bancari su cui applicare le garanzie di legge, non potendo ribaltare questa attività – anche per semplici ragioni operative – sul soggetto che subisce il provvedimento cautelare. Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 19 aprile 2016, n. 16111.

Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 19 aprile 2016, n. 16111   REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. PAOLONI Giacomo – Presidente Dott. RICCIARELLI Massim – rel. Consigliere Dott. CAPOZZI Angelo – Consigliere Dott. DE AMICIS Gaetano – Consigliere...

Articolo

Il mancato o inesatto adempimento da parte del difensore di fiducia dell’incarico di proporre impugnazione, a qualsiasi causa ascrivibile, non è idoneo a realizzare le ipotesi di caso fortuito o di forza maggiore. Il mancato o inesatto adempimento da parte del difensore di fiducia dell’incarico di proporre impugnazione, a qualsiasi causa ascrivibile, non è idoneo ad integrare le ipotesi di caso fortuito e di forza maggiore – che si concretano in forze impeditive non altrimenti vincibili, le quali legittimano la restituzione in termini – sia perché consiste in una falsa rappresentazione della realtà, superabile mediante la normale diligenza ed attenzione, sia perché non può essere esclusa, in via presuntiva, la sussistenza di un onere dell’assistito di vigilare sull’esatta osservanza dell’incarico conferito, nelle ipotesi in cui il controllo sull’adempimento defensionale non sia impedito al comune cittadino da un complesso quadro normativo. Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 5 maggio 2016, n. 18716.

Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 5 maggio 2016, n. 18716 Ritenuto in fatto 1. Con ordinanza emessa il giorno 1 dicembre 2015, la Corte di appello di Bologna ha rigettato la richiesta di restituzione nel termine presentata da S.A. per proporre appello avverso la sentenza emessa dal Tribunale monocratico di Forlì in data...

Articolo

Ai fini della configurabilità del delitto di concussione non rileva, a differenza di quanto prospettato dalla ricorrente, la portata più o meno coartante della minaccia, ma l’ingiustizia del male minacciato, diversamente dal delitto di concussione ex art. 317 cod. pen., nel delitto di induzione indebita ex art.319-quater cod. pen. manca l’abuso costrittivo da parte del pubblico agente e la condizione del destinatario non è quella di chi, senza alcun vantaggio indebito per sé, viene stretto fra l’alternativa di subire un danno o di evitarlo con la dazione o la promessa di una utilità indebita, perché la condotta si configura come persuasione, suggestione, inganno, pressione morale con più tenue valore condizionante della libertà di autodeterminazione del destinatario, il quale, disponendo di più ampi margini decisionali, finisce col prestare acquiescenza alla richiesta della prestazione non dovuta, nella prospettiva di conseguire quel vantaggio, che giustifica la previsione di una sanzione a suo carico. Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 28 aprile 2016, n. 17684.

Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 28 aprile 2016, n. 17684 Ritenuto in fatto 1. Con la sentenza impugnata la Corte di appello di Milano ha confermato la sentenza emessa il 26/02/2014 dal G.u.p. del Tribunale di Milano nei confronti di S.M.A. , ritenuta colpevole dei reati di tentata concussione in concorso e di...