Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 18 febbraio 2016, n. 6569 Ritenuto in fatto 1.La Corte di appello di Roma confermava la condanna del F. alla pena di anni tre mesi, mesi sei di reclusione per il reato di estorsione continuata, consumata ai danni di D.F.G.. Si contestava all’imputato di avere costretto l’offesa a...
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Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 13 novembre 2015, n. 45321. Ai fini della configurabilità della circostanza aggravante di cui all’art. 7, legge n. 203 del 1991 è necessario l’effettivo ricorso, nell’occasione delittuosa contestata, al metodo mafioso, il quale deve essersi concretizzato in un comportamento oggettivamente idoneo ad esercitare sulle vittime del reato la particolare coartazione psicologica evocata dalla norma menzionata e non può essere desunto dalla mera reazione delle stesse vittime alla condotta tenuta dall’agente
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 13 novembre 2015, n. 45321 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SECONDA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. GENTILE Mario – Presidente Dott. TADDEI Margherita – Consigliere Dott. DIOTALLEVI Giovanni – Consigliere Dott. VERGA Giovanna – Consigliere Dott. PELLEGRINO Andrea...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 21 dicembre 2015, n. 50150. Poiché nel delitto di esercizio arbitrario delle proprie ragioni la condotta violenta o minacciosa non è fine a se stessa, ma è strettamente connessa alla finalità dell’agente di far valere il preteso diritto, rispetto al cui conseguimento si pone come elemento accidentale, non può mai consistere in manifestazioni sproporzionate e gratuite di violenza. Quando la minaccia, dunque, si estrinseca in forme di tale forza intimidatoria e di sistematica pervicacia che vanno al di là di ogni ragionevole intento di far valere un diritto, allora la coartazione dell’altrui volontà, è finalizzata a conseguire un profitto che assume ex se i caratteri dell’ingiustizia. Con la conseguenza che in determinate circostanze e situazioni anche la minaccia dell’esercizio di un diritto, in sè non ingiusta, può diventare tale, se le modalità denotano soltanto una prava volontà ricattatoria, che fanno sfociare l’azione in mera condotta estorsiva
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 21 dicembre 2015, n. 50150 Ritenuto in fatto Con sentenza del 27.11 .2013 la Corte d’Appello di Brescia in parziale riforma della sentenza emessa dal Tribunale di Brescia in data 27.11.2012 , su appello del Pubblico Ministero, condannava A.T. per il delitto di estorsione aggravata come originariamente contestato...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 13 novembre 2015, n. 45313. Il reato di estorsione contrattuale o patrimoniale si realizza quando al soggetto passivo sia imposto di porsi in rapporto negoziale di natura patrimoniale con l’agente, con la sottoscrizione di una transazione fondata non su una sua libera scelta contrattuale ma sulla necessità di non subire un danno patrimoniale di rilevante entità. In tal caso l’elemento dell’ingiusto profitto con altrui danno è implicito nel fatto stesso che il contraente-vittima sia costretto al rapporto in violazione della propria autonomia negoziale, impedendogli di perseguire i propri interessi economici nel modo da lui ritenuto più opportuno
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE III SENTENZA 13 novembre 2015, n. 45313 Fatto Con sentenza del 24/02/2015, la Corte di Appello di Catanzaro confermava la sentenza con la quale, in data 07/04/2011, il Tribunale di Cosenza, aveva ritenuto R.I. e F.G. colpevoli rispettivamente dei delitti di estorsione aggravata a danno di A.G. e di favoreggiamento...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 31 agosto 2015, n. 35780. A i fini della configurabilità della circostanza attenuante , il risarcimento del danno deve essere integrale, comprensivo, quindi, della totale riparazione di ogni effetto dannoso, ivi compreso il danno morale cagionato alla parte lesa dal reo per ciascuno dei reati commessi, e la valutazione in ordine alla corrispondenza fra transazione e danno spetta al giudice, che può anche disattendere, con adeguata motivazione, ogni dichiarazione satisfattiva resa dalla parte lesa. Il Giudice dei merito deve esaminare la realtà della solutio in rapporto alla consistenza del debito, senza assegnare valore satisfattivo alle formule apposte in sede di conclusione di una transazione, che non esplica effetti preclusivi sull’indagine del giudice di merito
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 31 agosto 2015, n. 35780 Fatto e diritto L’avvocato G.F., nell’interesse di R.V. e G.A., personalmente, ricorrono avverso la sentenza indicata in epigrafe , che ha riformato solo in punto di pena la sentenza del Gup del Tribunale di Nola di condanna di G. e R., alla...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 2 luglio 2015, n. 28181. Integra il reato di estorsione, e non di truffa aggravata, la minaccia di un male, indifferentemente reale o immaginario, dal momento che identico è l’effetto coercitivo esercitato sul soggetto passivo, tanto che la sua concretizzazione dipenda effettivamente dalla volontà dell’agente, quanto che questa sia la rappresentazione della vittima, ancorché in contrasto con la realtà effettiva, a lei ignota
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 2 luglio 2015, n. 28181 Ritenuto in fatto 1. Con ordinanza del 10 novembre 2014 il Tribunale di Napoli, sezione riesame, ha confermato l’ordinanza emessa in data 21 ottobre 2014 dal G.I.P. dello stesso Tribunale, con la quale era stata applicata la misura della custodia cautelare in carcere...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 10 aprile 2015, n. 14876. In tema di estorsione il delitto deve considerarsi consumato e non solo tentato allorché la cosa estorta venga consegnata dal soggetto passivo all’estorsore, e ciò anche nelle ipotesi in cui sia predisposto l’intervento della polizia giudiziaria che provveda immediatamente all’arresto del reo ed alla restituzione del bene all’avente diritto. Nessun rilievo in senso contrario che l’operazione fosse concordata con le forze di polizia; quel che rileva è la condotta dell’imputato e dei suoi complici diretta a percepire l’ingiusto profitto, condotta del tutto idonea e portata a termine, tanto è vero che il danaro è stato ricevuto, anche se sotto il controllo degli operanti.
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 10 aprile 2015, n. 14876 Svolgimento del processo Con sentenza del 21.2.2014, la Corte d’Appello di Torino in parziale riforma della decisione di primo grado, concesse a R.V. le circostanze attenuanti generiche prevalenti sulle contestate aggravanti, rideterminava la pena per il reato di estorsione aggravata in anni tre...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 23 marzo 2015, n. 12140. Diversamente da quanto accade per la confisca di prevenzione di cui all’art. 24, d.lgs. n. 159/2011 (c.d. codice antimafia), in tema di confisca disposta ai sensi dell’art. 12-sexies, l. n. 356/1992 (c.d. confisca allargata), la sproporzione tra i beni posseduti e le attività economiche del proposto può essere giustificata adducendo proventi da evasione fiscale
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 23 marzo 2015, n. 12140 REPUBBLICA ITALIANAIN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SECONDA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. GENTILE Mario – Presidente Dott. FIANDANESE Franco – Consigliere Dott. RAGO Geppino – Consigliere Dott. ALMA Marco Maria – Consigliere Dott. BELTRANI Sergio...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 4 marzo 2015, n. 9388. L'idoneità degli atti, richiesta per la configurabilità del reato tentato, deve essere valutata con giudizio ex ante, tenendo conto delle circostanze in cui opera l'agente e delle modalità dell'azione, in modo da determinarne la reale adeguatezza causale e l'attitudine a creare una situazione di pericolo attuale e concreto di lesione del bene protetto
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 4 marzo 2015, n. 9388 Ritenuto in fatto 1. Con ordinanza in data 14/11/2014, II Tribunale di Salerno, a seguito di istanza di riesame avanzata nell’interesse di P.S., indagato per il reato di concorso in tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, confermava l’ordinanza del Gip di Salerno, emessa...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 24 febbraio 2015, n. 8170. Mentre gli elementi caratterizzanti la condotta estorsiva sono la violenza e la minaccia, quelli qualificanti il comportamento truffaldino – anche nell'ipotesi aggravata della prospettazione del pericolo immaginario – sono, pur sempre, gli artifizi e raggiri: in quest'ultima ipotesi infatti la minaccia, poiché riguarda un male non reale, ma immaginario, assume i contorni dell'inganno perché contribuisce alla induzione in errore della parte offesa del reato attraverso la prospettazione del falso pericolo: integra gli estremi del delitto di truffa, e non di estorsione, la condotta di chi, al fine di procurarsi un ingiusto profitto, rappresenti falsamente alla vittima un pericolo immaginario proveniente da terzi, in sé non ingiusto ma anzi astrattamente legittimo, e si offra di adoperarsi per evitargli tale conseguenza in cambio di denaro
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 24 febbraio 2015, n. 8170 Fatto 1. Con sentenza del 19/12/2013, la Corte di Appello di Napoli – pur riducendo la pena – confermava la sentenza pronunciata in data 15/05/2013 dal giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Nola nella parte in cui aveva ritenuto M.S.E. ed E.A. colpevoli...