Costituzione socio sana citazione a società estinta
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Costituzione socio sana citazione a società estinta

La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 31130/2024, ha stabilito che una citazione diretta a una società di persone estinta è nulla, ma questa nullità può essere sanata se il socio accomandatario si costituisce in giudizio, anche se lo fa in via subordinata.

Nel caso specifico, la Corte ha cassato con rinvio la sentenza impugnata perché la corte d'appello aveva ritenuto che la nullità della citazione non potesse essere sanata dalla costituzione in giudizio del socio accomandatario.

Clausola a prima richiesta non determina tipo di garanzia
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Clausola a prima richiesta non determina tipo di garanzia

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 31105/2024, ha stabilito che la presenza di una clausola "a prima richiesta" in un contratto di garanzia non è sufficiente per distinguerlo da un contratto di fideiussione. Per stabilire la natura del contratto, il giudice deve valutare la relazione causale tra l'obbligazione principale e quella di garanzia, utilizzando gli strumenti interpretativi a sua disposizione.

Impugnazione necessaria per interessi non riconosciuti
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Impugnazione necessaria per interessi non riconosciuti

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 31032/2024, ha stabilito che se un giudice di primo grado, nel liquidare un debito di valore (come l'indennità dovuta al costruttore), non riconosce gli interessi compensativi richiesti, il creditore deve impugnare questa decisione con un'impugnazione incidentale per evitare che la decisione diventi definitiva. Questo vale anche se la controparte ha impugnato la sentenza principale, poiché gli interessi compensativi, pur essendo parte del credito, hanno una loro specifica individualità.

Nessun risarcimento per atto lecito senza colpa.
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Nessun risarcimento per atto lecito senza colpa.

La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 30981/2024, ha stabilito che non è possibile ottenere il risarcimento del danno per un atto lecito, a meno che non sia espressamente previsto dalla legge. In altre parole, per ottenere un risarcimento è necessario dimostrare che chi ha causato il danno abbia agito con colpa o abbia commesso un illecito.

Nel caso specifico, la Corte ha cassato la sentenza di un tribunale che aveva condannato un comune a risarcire un esercizio commerciale per la diminuzione del reddito causata da un'azione lecita del comune stesso.

Mancata integrazione, impugnazione inammissibile
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Mancata integrazione, impugnazione inammissibile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 31065/2024, ha stabilito che, in caso di causa inscindibile (art. 331 c.p.c.) e di ordinanza di integrazione del contraddittorio, se nessuna delle parti provvede all'integrazione nel termine fissato, l'impugnazione diventa inammissibile. Il giudice d'appello deve dichiarare l'inammissibilità senza esaminare gli atti, e non può rinviare la causa al primo giudice (art. 354 c.p.c.).

Eccezione inadempimento non richiede gravità
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Eccezione inadempimento non richiede gravità

La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 31125/2024, ha chiarito la differenza tra l'eccezione di inadempimento e la risoluzione del contratto. L'eccezione di inadempimento può essere sollevata anche per inadempimenti non gravi, a differenza della risoluzione che richiede un inadempimento di una certa gravità. Questo perché la risoluzione ha un effetto più drastico, estinguendo il contratto, mentre l'eccezione di inadempimento non lo fa.

Interventore diventa parte in riconvenzionale
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Interventore diventa parte in riconvenzionale

La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 31133/2024, ha stabilito che, se in una causa viene presentata una domanda riconvenzionale basata sullo stesso contratto della domanda principale, e il giudice riconosce che il credito della domanda principale spetta a un interventore e non all'attore originale, deve esaminare anche la domanda riconvenzionale considerando l'interventore come parte passiva, senza bisogno di un'istanza specifica del convenuto in riconvenzione.

Interposizione fittizia: simulazione con terzo contraente
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Interposizione fittizia: simulazione con terzo contraente

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|25 novembre 2024| n. 30239

La Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in tema di interposizione fittizia di persona.

L'interposizione fittizia di persona è una figura giuridica che si verifica quando un soggetto (interposto) appare come contraente in un negozio giuridico, ma in realtà agisce per conto di un altro soggetto (interponente), che rimane nascosto.

La Corte ha chiarito che, affinché si possa parlare di interposizione fittizia, è necessario che il terzo contraente sia consapevole dell'accordo simulatorio tra interposto e interponente e vi aderisca.

In altre parole, il terzo contraente deve sapere che sta contrattando con l'interposto solo formalmente, essendo l'interponente il vero interessato al negozio.

Di conseguenza, la prova dell'accordo simulatorio deve riguardare anche la partecipazione del terzo contraente.

In caso di compravendita immobiliare, la domanda volta ad accertare la simulazione non può essere accolta se l'accordo simulatorio non risulta da un atto scritto proveniente anche dal terzo contraente.

Prova contraria in revocatoria: la prova positiva
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Prova contraria in revocatoria: la prova positiva

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|25 novembre 2024| n. 30252

La Corte di Cassazione ha chiarito un aspetto importante relativo all'onere della prova in materia di revocatoria fallimentare.

Nel caso di revocatoria fallimentare, l'art. 67, comma 1, l.fall. prevede una presunzione semplice di conoscenza dello stato di insolvenza da parte del soggetto che ha compiuto l'atto revocabile.

La Corte ha precisato che l'onere della prova contraria gravante sul convenuto, che intenda vincere tale presunzione, non si limita a dimostrare la mera assenza di circostanze idonee a evidenziare lo stato di insolvenza.

In altre parole, non è sufficiente per il convenuto limitarsi a negare genericamente di essere a conoscenza dello stato di insolvenza.

Al contrario, il convenuto deve fornire la prova positiva che, al momento in cui è stato posto in essere l'atto revocabile, sussistevano circostanze tali da far ritenere, ad una persona di ordinaria prudenza e avvedutezza, che l'imprenditore si trovava in una situazione di normale esercizio dell'impresa.

In sostanza, il convenuto deve dimostrare che, al momento dell'atto, non vi erano elementi concreti che potessero far presumere uno stato di insolvenza dell'imprenditore.

Rimessione in termini: diligenza della parte
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Rimessione in termini: diligenza della parte

La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 30324 del 25 novembre 2024, ha ribadito un principio fondamentale in tema di rimessione in termini ex art. 153, comma 2, c.p.c.

La rimessione in termini è un istituto che consente alla parte di essere "riammessa" a compiere un atto processuale (come il deposito di documenti) che ha tardivamente compiuto, a condizione che il ritardo sia dipeso da una causa a lei non imputabile.

La Corte ha chiarito che, ai fini della valutazione dell'imputabilità dell'impedimento, occorre fare riferimento allo sforzo di diligenza che era ragionevolmente richiesto alla parte.

In altre parole, il giudice deve valutare se la parte ha agito con la dovuta diligenza per evitare il ritardo, tenendo conto delle circostanze concrete del caso.

Nel caso specifico, la Corte ha cassato con rinvio la sentenza che aveva addebitato alla parte il ritardo nel deposito telematico di documenti, effettuato il giorno dopo quello di scadenza, sebbene fosse festivo, in una situazione di obiettiva interruzione dei servizi telematici nei due giorni precedenti.

La Corte ha ritenuto che, in tale situazione, il ritardo non fosse imputabile alla parte, che aveva agito con la dovuta diligenza, tenuto conto dell'interruzione dei servizi telematici e della festività del giorno di scadenza.