È riciclaggio lo svuotamento delle casse della società di un gruppo, facendo transitare il denaro senza alcuna causale, su conti correnti personali di terzi, per poi utilizzarlo per aumentare il capitale di un’altra società. Il manager ha però diritto all’attenuante se il reato presupposto è l’appropriazione indebita e non la bancarotta. La pena doveva essere...
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Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 2 maggio 2016, n. 18182.
Punibile per indebita induzione l’ispettore del lavoro che, abusando della sua qualità e dei suoi poteri, induce il titolare di uno studio professionale ad affidare a suo figlio incarichi di consulenza lasciando intendere che in tal modo non avrebbe subito più controlli e che avrebbe potuto chiudere le infrazioni rilevate con pochi soldi. Suprema...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 11 marzo 2016, n. 10157. Il legittimo impedimento del difensore assume rilevanza anche nei procedimenti in camera di consiglio e, in particolare, nel giudizio camerale di appello ex art. 599 c.p.p., a seguito di rito abbreviato svoltosi in primo grado
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 11 marzo 2016, n. 10157 Ritenuto in fatto 1. C.C. ricorre per cassazione avverso la sentenza in epigrafe indicata, con la quale è stata confermata la sentenza di condanna emessa in primo grado, in ordine al delitto di cui all’art. 319-quater cod. pen.. 2. Il ricorrente deduce, con...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 21 dicembre 2015, n. 50063. Ai fini dell’integrazione degli estremi del requisito dell’enunciazione del fatto in forma chiara e precisa di cui ali’ art. 429 cod. proc. pen. , è sufficiente che, sulla base della contestazione, sia possibile individuare i tratti essenziali dei fatto di reato attribuito, con un adeguato livello di specificità, in modo da consentire all’imputato di difendersi in ordine ad ogni elemento di accusa
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 21 dicembre 2015, n. 50063 Ritenuto in fatto 1. M.G. ricorre per cassazione avverso la sentenza in epigrafe indicata , con cui , in riforma della sentenza di condanna emessa in primo grado, è stato dichiarato non doversi procedere per prescrizione, confermando le statuizioni civili, in ordine...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 30 settembre 2015, n. 39430. Commette il reato di abuso d’ufficio il responsabile della cassa cambiali che inganna il notaio non sottoponendogli i “pagherò” emessi dal responsabile legale di una Srl, in favore di terzi, così inducendolo a non protestarli e procurando in tal modo un ingiusto vantaggio patrimoniale per il traente. Ai fini della prescrizione, il momento consumativo del reato è fissato alla data di scadenza per elevare il protesto. Nel caso di specie, era stata dichiarata la prescrizione e la Corte ha ritenuto non ammissibile il ricorso del notaio, costituitosi parte civile, per il quale, nella considerazione del momento consumativo del delitto, i giudici non avevano tenuto conto della possibilità di un protesto tardivo, effettuabile sino a un anno dalla scadenza del titolo
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 30 settembre 2015, n. 39430 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. AGRO’ Antonio President – del 07/07/2015 Dott. PAOLONI Giacomo – Consigliere Dott. PETRUZZELLIS Anna – Consigliere Dott. DI SALVO E. – rel....
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 21 settembre 2015, n. 38275. Ogni allontanamento, ancorchè limitato nel tempo e nello spazio , realizza il delitto di cui all’art. 385 cod. pen., anche se il soggetto venga sorpreso nelle immediate vicinanze dell’abitazione
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE VI SENTENZA 21 settembre 2015, n. 38275 Ritenuto in fatto S. Pasquale ricorre per cassazione avverso la sentenza della Corte d’appello di Salerno, in data 3-4-2014, con la quale è stata confermata la sentenza di condanna emessa in primo grado, in ordine al delitto di cui all’art. 385 cod. pen....
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 24 luglio 2015, n. 32601. Pur essendo l’art. 275, comma 2 bis, cod. proc. pen. di applicazione generale (e, dunque applicabile anche al processo inerente al reato di cui all’art. 385 cod. pen.), ciò non interferisce sul potere del giudice investito della cognizione della regiudicanda inerente alla condotta di evasione di valutare la sussistenza o meno di esigenze cautelari
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 24 luglio 2015, n. 32601 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. CONTI Giovanni – Presidente Dott. CITTERIO Carlo – Consigliere Dott. MOGINI Stefano – Consigliere Dott. DI STEFANO Pierluigi – Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 19 giugno 2015, n. 25955. Ove venga ravvisata l’ipotesi di cui al Decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990, articolo 73, comma 5, e’ possibile procedere alla confisca del danaro trovato in possesso dell’imputato solo in presenza dei presupposti di cui all’articolo 240 c.p., comma 1 e non ai sensi del Decreto Legge n. 306 del 1992, articolo 12 sexies. L’articolo 240 c.p., prevede la confisca delle cose che costituiscono profitto del reato. Il profitto e’ costituito dal lucro e cioe’ dal vantaggio economico che si ricava, direttamente o indirettamente, dalla commissione del reato. E’ pertanto certamente ammessa la confisca del danaro che costituisca provento del reato di vendita di sostanze stupefacenti.
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 19 giugno 2015, n. 25955 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. AGRO’ Antonio – Presidente Dott. ROTUNDO Vincenzo – Consigliere Dott. FIDELBO Giorgio – Consigliere Dott. DI STEFANO Pierluigi – Consigliere Dott. DI...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 5 giugno 2015, n. 24242. Alla luce della normativa introdotta con d.l. 25-3-2013 n. 54 (c.d. decreto Balduzzi), conv. In l. 23-5-2013 n. 57, è necessario che si tratti di medicinali per terapie avanzate,a base di cellule staminali mesenchimali, lavorati secondo procedure idonee alla lavorazione e alla conservazione di cellule e tessuti, come già stabilito nel D.M. Turco-Fazio (norme di buona fabbricazione), secondo le procedure di qualità autorizzate dall’AIFA. Le infusioni somministrate con il cosiddetto “metodo Stamina” sono, da un lato, contra legem e, dall’altro, pericolose o comunque non sicure per la salute umana
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE VI SENTENZA 5 giugno 2015, n. 24242 Ritenuto in fatto S.C. e B.T. , in proprio e in qualità di esercenti la potestà genitoriale sul figlio minore M. , ricorrono per cassazione avverso l’ordinanza del Tribunale del riesame di Torino, in data 22 ottobre 2014, che ha confermato il decreto...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 19 giugno 2015, n. 25944. Il reato di abuso di ufficio è caratterizzato da una “doppia ingiustizia”: la prima inerisce alla condotta ed è costituita dalla contrarietà a norme di legge o di regolamento. La seconda attiene invece al risultato della condotta e si concreta nell’attribuzione ad un privato di un vantaggio non spettantegli, in base al diritto oggettivo che disciplina la materia. Non è quindi necessario che la violazione di prescrizioni normative si sia dispiegata su entrambi i versanti, quello della condotta e quello dell’evento di vantaggio patrimoniale. L’ingiustizia del vantaggio non deve infatti necessariamente derivare dalla violazione di una norma diversa ed autonoma rispetto a quella che ha caratterizzato l’illegittimità della condotta. È infatti sufficiente la violazione di prescrizioni normative sul solo versante della condotta, sempre che, per effetto di essa, sia stato attribuito al privato un vantaggio a cui quest’ultimo non aveva diritto, senza che sia necessario che il vantaggio venga attribuito violando un’ulteriore norma di legge. Occorre pertanto che il giudice effettui, al riguardo, una duplice valutazione, tenendo ben distinto il profilo inerente all’illegittimità della condotta da quello relativo all’ingiustizia del vantaggio, non potendosi inferire quest’ultima dall’accertata esistenza della violazione di norme di legge o di regolamento ma dovendosi sempre accertare che il privato non avesse titolo a ricevere il vantaggio attribuitogli. Il reato di abuso d’ufficio può configurarsi anche in relazione all’attività discrezionale della pubblica amministrazione.
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 19 giugno 2015, n. 25944 Ritenuto in fatto 1. S.D. ricorre per cassazione avverso la sentenza della Corte d’appello di Milano, in data 2-7-2014, con la quale è stata confermata la sentenza di condanna emessa in primo grado, in ordine al delitto di cui all’art. 323 cod. pen....