Corte di Cassazione, sezione sesta penale, Sentenza 24 settembre 2018, n. 40906. Le massime estrapolate: Per distinguere il reato di corruzione da quello di induzione indebita a dare o promettere utilita’, l’iniziativa assunta dal pubblico ufficiale, pur potendo costituire un indice sintomatico dell’induzione, non assume una valenza decisiva ai fini dell’esclusione della fattispecie di corruzione,...
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In materia di reati contro la pubblica amministrazione, in merito alla distinzione tra i delitti di concussione e di indebita induzione a dare o promettere utilità, nei casi “ambigui”
Corte di Cassazione, sezione sesta penale, Sentenza 5 luglio 2018, n. 30436. La massima estrapolata: In materia di reati contro la pubblica amministrazione, in merito alla distinzione tra i delitti di concussione e di indebita induzione a dare o promettere utilità, nei casi “ambigui”, quelli cioè che possono collocarsi al confine tra le due fattispecie,...
Corte di Cassazione, sezione VI penale, sentenza 9 marzo 2017, n. 11534
Millantato credito per l’usciere del comune che si fa consegnare somme per “addolcire” i funzionari. Suprema Corte di Cassazione sezione VI penale sentenza 9 marzo 2017, n. 11534 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. IPPOLITO Francesco – Presidente Dott. FIDELBO...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 5 febbraio 2016, n. 4895. La possibilità di ricorrere per cassazione avverso la sentenza di patteggiamento, all’uopo deducendo l’erronea qualificazione del fatto, è soggetta a limiti rigorosi, in considerazione della natura di tale procedimento speciale e dello scopo del controllo affidato al giudice. L’impugnabilità per erronea qualificazione del fatto, in particolare, deve essere limitata ai casi in cui quella prospettata dalle parti sia palesemente erronea; di talché la ricorribilità in cassazione della sentenza di patteggiamento è ammessa nelle sole ipotesi di errore manifesto, ovvero quando sussiste realmente la eventualità che l’accordo sulla pena si trasformi in accordo sui reati, laddove, per contro, deve essere esclusa tutte le volte in cui la diversa qualificazione presenti margini di opinabilità
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 5 febbraio 2016, n. 4895 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. PAOLONI Giacomo – Presidente Dott. FIDELBO Giorgio – Consigliere Dott. GIORDANO Umberto – rel. Consigliere Dott. CALVANESE Ersilia – Consigliere Dott. DI...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 5 agosto 2015, n. 34200. Non può contestarsi il reato di concussione, ma quello meno grave di millantato credito aggravato ai sensi dell’art. 61 n. 9, c.p., nel caso in cui la richiesta di una somma di denaro alla persona offesa sia avanzata da un privato e non vi sia la prova che il pubblico funzionario ne sia consapevole e partecipe
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 5 agosto 2015, n. 34200 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. IPPOLITO Francesco – Presidente Dott. PETRUZZELLIS Anna – Consigliere Dott. MOGINI Stefano – Consigliere Dott. DE AMICIS Gaetano – Consigliere Dott. BASSI...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 27 aprile 2015, n. 17655. La creazione di un pericolo fittizio dal quale proteggere la vittima dell’inganno facendosi consegnare somme di denaro è inquadrabile nel delitto di truffa (articolo 640 del Cp) e non invece nei più gravi reati di concussione (articolo 317 del Cp) o induzione indebita (articolo 319 quater del Cp). La Cassazione ha precisato il giusto reato da applicare nei confronti di un carabiniere e di un suo complice che si fingeva tale i quali inventando un falso pericolo avevano offerto la loro protezione alla persona offesa in cambio di denaro. Per la Corte in questo caso non si configura la concussione perché la persona offesa non paga perché teme un danno ingiusto che può derivare da un uso distorto del potere; non si configura l’induzione indebita perché la vittima non si trova nella condizione di assoggettamento alla potestà; ma si configura la meno grave ipotesi di truffa perché l’aspettativa di un interessamento per risolvere la falsa situazione di pericolo è generata da artifici e raggiri
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 27 aprile 2015, n. 17655 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. AGRO’ Antonio S. – Presidente Dott. ROTUNDO Vincenzo – Consigliere Dott. PETRUZZELLIS Anna – rel. Consigliere Dott. DI STEFANO Pierluigi – Consigliere...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 26 febbraio 2015, n. 8625. Il reato di induzione indebita (articolo 319-quater del Cp, introdotto dalla legge 6 novembre 2012 n. 190), si caratterizza per uno scambio, sia pure non paritario, tra promesse o prestazioni, che coinvolge anche la vittima delle pressioni induttive, e che discrimina il fatto tipico rispetto alla concussione (articolo 317 del Cp): tanto è vero che, a norma del comma 2 del citato articolo 319-quater, anche l'extraneus è assoggettato a punizione, e non certo sulla sola base della violazione di un generico dovere di resistere alle richieste indebite di un pubblico ufficiale
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 26 febbraio 2015, n. 8625 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. CONTI Giovanni – Presidente Dott. ROTUNDO Vincenzo – Consigliere Dott. LEO Guglielmo – rel. Consigliere Dott. DI SALVO Emanuele – Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 3 ottobre 2014, n. 41110. Il reato di concussione e quello di induzione indebita a dare o promettere utilità si differenziano dalle fattispecie corruttive, in quanto i primi due illeciti richiedono, entrambi, una condotta di prevaricazione abusiva del funzionario pubblico, idonea, a seconda dei contenuti che assume, a costringere o a indurre l'extraneus, comunque in posizione di soggezione, alla dazione o alla promessa indebita, mentre l'accordo corruttivo presuppone la par condicio contractualis ed evidenzia l'incontro libero e consapevole della volontà delle parti
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 3 ottobre 2014, n. 41110 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. AGRO’ Antonio S. – Presidente Dott. ROTUNDO Vincenzo – Consigliere Dott. FIDELBO Giorgio – Consigliere Dott. DI SALVO Emanuele – Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione VI, 24 settembre 2014, n. 39089. Nel caso in cui il soggetto privato indotto ad un dare o ad una promessa di dare versi in errore, provocato dalla falsa rappresentazione del pubblico agente, circa la liceità e la doverosità della disposizione, è integrato il reato di truffa e non quello di induzione, specie se la persona offesa non abbia tratto (o creduto di trarre) alcun vantaggio dall'abuso del pubblico ufficiale
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE VI SENTENZA 24 settembre 2014, n. 39089 Ritenuto in fatto Con sentenza del 22 settembre 2011, il Tribunale di Vigevano ha ritenuto T.C. responsabile dei reati di cui agli artt. 81 cpv, 479 cod. pen. (capo A), 317 cod. pen. (capo C), 640, 61 n. 9 cod. pen. (capo D)...