Le attestazioni contenute in una cartella clinica hanno natura di certificazione amministrativa
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Le attestazioni contenute in una cartella clinica hanno natura di certificazione amministrativa

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|17 giugno 2024| n. 16737.

Le attestazioni contenute in una cartella clinica, redatta da un'azienda ospedaliera pubblica o da un ente convenzionato con il SSN, hanno natura di certificazione amministrativa - a cui è applicabile lo speciale regime degli artt. 2699 e ss. c.c. - per quanto attiene alle indicazioni ivi contenute delle attività svolte nel corso di una terapia o di un intervento (a differenza delle valutazioni, delle diagnosi o, comunque, delle manifestazioni di scienza o di opinione annotate, prive di fede privilegiata), mentre le attività non risultanti dalla cartella possono essere provate con ogni mezzo.

L’impugnazione di un lodo fondata su questioni relative alla natura rituale o irrituale dell’arbitrato per la prima volta prospettate in sede di impugnazione
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L’impugnazione di un lodo fondata su questioni relative alla natura rituale o irrituale dell’arbitrato per la prima volta prospettate in sede di impugnazione

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|13 giugno 2024| n. 16464.

È inammissibile l'impugnazione di un lodo fondata su questioni relative alla natura rituale o irrituale dell'arbitrato qualora le questioni medesime risultino prospettate per la prima volta in sede di impugnazione, non essendo state mai sollevate in precedenza nel corso del giudizio arbitrale ex articolo 817 del Cpc.

La contestazione della titolarità attiva o passiva e le preclusioni processuali dell’introduzione di fonti di prova da cui i fatti a supporto della mera difesa
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La contestazione della titolarità attiva o passiva e le preclusioni processuali dell’introduzione di fonti di prova da cui i fatti a supporto della mera difesa

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|17 giugno 2024| n. 16814.

La contestazione della titolarità, attiva o passiva, del rapporto controverso integra una mera difesa e, pertanto, non è soggetta alle decadenze processuali, occorrendo, tuttavia, la rituale acquisizione probatoria dei fatti su cui si fonda, perché un conto sono le preclusioni processuali, che rispondono ad un criterio d'ordine regolativo del processo, altro è l'introduzione di fonti di prova da cui i fatti a supporto della mera difesa possono emergere.

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In tema di prescrizione del diritto al risarcimento del danno da fatto illecito imputabile a più soggetti

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|17 giugno 2024| n. 16755.

In tema di prescrizione del diritto al risarcimento del danno da fatto illecito imputabile a più soggetti, in solido tra loro, la diversità dei titoli della responsabilità ascrivibile ai vari coobbligati non incide sull'interruzione della prescrizione, che resta disciplinata dai principi sulle obbligazioni solidali e, segnatamente, dall'art. 1310, comma 1, c.c., per la cui applicabilità è necessaria e sufficiente l'esistenza del vincolo obbligatorio solidale scaturente dall'unicità del fatto dannoso previsto ex art. 2055 c.c..

L’assegnazione della casa coniugale ad uno dei coniugi comprende non solo l’immobile ma anche l’intero mobilio al suo interno
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L’assegnazione della casa coniugale ad uno dei coniugi comprende non solo l’immobile ma anche l’intero mobilio al suo interno

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|17 giugno 2024| n. 16691.

L'assegnazione della casa coniugale ad uno dei coniugi, comprende non solo l’immobile, ma anche l’intero mobilio al suo interno, ciò al fine di tutelare l'interesse del minore alla conservazione dell'ambiente familiare. Ai fini dell’assegnazione della casa familiare è sufficiente che il figlio mantenga un collegamento stabile con l'abitazione del genitore, seppur non quotidiana, ma compatibile con assenze giustificate da motivi riconducibili al suo percorso formativo. Pertanto, è necessario accertare che la casa familiare sia luogo nel quale è conservato il proprio habitat domestico. Tra gli indici probatori, rileva la circostanza che l'effettiva presenza sia temporalmente prevalente in relazione ad una determinata unità di tempo.

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L’uso delle cose comuni è funzionale al godimento della proprietà esclusiva

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|4 giugno 2024| n. 15573.

L’uso delle cose comuni è funzionale al godimento della proprietà esclusiva con la conseguenza che la comodità deve essere valutata in relazione all’originaria consistenza e destinazione del bene e della singola unità. Orbene in tema di taglio di alberi per accertare se tale attività abbia ecceduto i limiti di godimento della singola unità e dunque abbia compromesso l’aspetto dell’edificio è necessario valutare se sia stata operata per l’eliminazione di un pericolo ovvero nel rispetto dei limiti concessi per tali attività.

Il vizio di omesso esame di un documento decisivo non è deducibile in cassazione se il giudice di merito ha accertato che quel documento non è stato prodotto 
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Il vizio di omesso esame di un documento decisivo non è deducibile in cassazione se il giudice di merito ha accertato che quel documento non è stato prodotto 

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|4 giugno 2024| n. 15517.

Il vizio di omesso esame di un documento decisivo non è deducibile in cassazione se il giudice di merito ha accertato che quel documento non è stato prodotto in giudizio, non essendo configurabile un difetto di attività del giudice circa l'efficacia determinante, ai fini della decisione della causa, di un documento non portato alla cognizione del giudice stesso. Se la parte assume che il giudice abbia errato nel ritenere non prodotto in giudizio il documento decisivo, può far valere tale preteso errore soltanto in sede di revocazione, ai sensi dell'articolo 395, n. 4, del Cpc, sempre che ne ricorrano le condizioni.

Devoluzione della controversia ad arbitri eccezione di compromesso quale eccezione in senso proprio.
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Devoluzione della controversia ad arbitri eccezione di compromesso quale eccezione in senso proprio.

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|10 giugno 2024| n. 16071.
In tema di arbitrato, configurandosi la devoluzione della controversia agli arbitri come rinuncia all'esperimento dell'azione giudiziaria ed alla giurisdizione dello Stato, attraverso la scelta di una soluzione della controversia con uno strumento di natura privatistica, la relativa eccezione dà luogo ad una questione di merito che riguarda l'interpretazione e la validità del compromesso o della clausola compromissoria, e costituisce un'eccezione propria e in senso stretto avente ad oggetto la prospettazione di un fatto impeditivo dell'esercizio della giurisdizione statale, con la conseguenza che dev'essere proposta dalle parti nei tempi e nei modi propri delle eccezioni di merito.

Il socio che abbia dato in pegno la propria quota conserva il diritto a impugnare la deliberazione assembleare 
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Il socio che abbia dato in pegno la propria quota conserva il diritto a impugnare la deliberazione assembleare 

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|10 giugno 2024| n. 16047.

Il socio di società a responsabilità limitata che abbia dato in pegno la propria quota conserva il diritto a impugnare la deliberazione assembleare nella quale abbia votato in sua vece il creditore pignoratizio, atteso che dal combinato disposto degli artt. 2471-bis e 2352 c.c. si evince che il socio, la cui quota sia stata oggetto di pegno, perde il solo diritto di voto in assemblea, ma conserva, in difetto di diversa pattuizione, tutti gli altri diritti amministrativi connessi alla relativa qualità, ivi compreso quello di impugnazione delle deliberazioni contrarie alla legge o all'atto costitutivo.

In tema di regolazione delle spese di lite e la condanna in solido dei soccombenti
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In tema di regolazione delle spese di lite e la condanna in solido dei soccombenti

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|10 giugno 2024| n. 16116.
In tema di regolazione delle spese di lite, la condanna in solido dei soccombenti può giustificarsi anche alla luce di una mera comunanza degli interessi, che si ha anche solo in presenza di una convergenza di atteggiamenti difensivi, quando esista una sostanziale identità delle questioni dibattute tra le parti nel processo; tuttavia, la condanna solidale non è consentita quando i vari soccombenti abbiano proposto domande di valore notevolmente diverso, posto che la solidarietà cessa quando il comune interesse sussiste per una parte della domanda e non per il resto