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Corte di Cassazione, sezione feriale, sentenza 31 agosto 2017, n. 39591. In tema uso abusivo della carta di credito e dichiarazioni rese dalla dipendente della banche

Per un caso di uso abusivo della carta di credito non c’è violazione del diritto di difesa nel caso di utilizzo delle dichiarazione rese dalla dipendente della banche agli ispettori dell’istituto di credito prima del formale avvio del procedimento disciplinare. Non è infatti violato il codice di rito penale che regolamentano solo l’acquisizione delle prove...

Corte di Cassazione, sezione V penale, sentenza 15 marzo 2017, n. 12590
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Corte di Cassazione, sezione V penale, sentenza 15 marzo 2017, n. 12590

In tema dell’impossessamento di cose ai danni del viaggiatore, soggetto particolarmente vulnerabile per le esigenze di carico e di spostamento che ne caratterizzano il movimento Suprema Corte di Cassazione sezione V penale sentenza 15 marzo 2017, n. 12590 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli...

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Corte di Cassazione, sezione V penale, sentenza 8 marzo 2017, n. 11085

Imputabile il ragazzo ultra quattordicenne che ruba un motorino, la Cassazione respinge la tesi della difesa del ritardo mentale di grado lieve e accredita la relazione dei servizi sociali secondo i quali il giovane era in grado di intendere e volere. La Cassazione precisa che la imputabilità non ricorre solo se sono del tutto o...

Corte di Cassazione, sezione V penale, ordinanza 16 febbraio 2017, n. 7402
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Corte di Cassazione, sezione V penale, ordinanza 16 febbraio 2017, n. 7402

Rimesso alle sezioni unite il quesito se è possibile o meno riconoscere l’effetto estensivo alla dichiarazione di estinzione del reato per prescrizione indipendentemente all’epoca di perfezionamento della stessa in rapporto al passaggio in giudicato della pronuncia nei confronti del cui imputato la cui impugnazione era stata dichiarata inammissibile. Suprema Corte di Cassazione sezione V penale...

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Corte di Cassazione, sezione IV penale, sentenza 13 febbraio 2017, n. 6635

La situazione di indigenza non è di per sé idonea ad integrare la scriminante dello stato di necessità per difetto degli elementi dell’attualità e dell’inevitabilità del pericolo, atteso che alle esigenze delle persone che versano in tale stato è possibile provvedere per mezzo degli istituti di assistenza sociale SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE IV PENALE...

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Corte di Cassazione, sezione V penale, sentenza 26 ottobre 2016, n. 44976

La condotta di chi sottrae un telefono cellulare sfilandolo dalla tasca posteriore dei pantaloni della vittima, con movimento repentino, configura un’ipotesi di furto prevista dall’art. 624 cod. pen., aggravato dall’avere agito con destrezza, consistita nel movimento repentino che ne caratterizza e ne consente la condotta SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE V PENALE SENTENZA 26 ottobre...

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Corte di Cassazione, sezione V penale, sentenza 27 settembre 2016, n. 40262

In tema di furto aggravato, l’aggravante della destrezza è configurabile in presenza di condotte caratterizzate da una speciale abilità nel distogliere l’attenzione della persona offesa dal controllo e dal possesso della cosa SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE V PENALE SENTENZA 27 settembre 2016, n. 40262 Ritenuto in fatto Con la sentenza impugnata la Corte di...

Corte di Cassazione, sezione V penale, sentenza 15 luglio 2016, n.30340
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Corte di Cassazione, sezione V penale, sentenza 15 luglio 2016, n.30340

Alla luce del nuovo art. 61, n. 5, cod. pen., l’età avanzata della vittima del reato rileva in misura maggiore, attribuendo al giudice di verificare, allorché il reato sia commesso in danno dì persona anziana, se la condotta criminosa posta in essere sia stata agevolata dalla scarsa lucidità o incapacità di orientarsi da parte della...

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Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 14 marzo 2016, n. 10758. Il cassiere di un’agenzia bancaria non abbia la disponibilità neanche provvisoria della provvista dei conti correnti dei clienti dell’istituto. Egli, nel momento in cui effettua il pagamento degli assegni, non esercita un libero atto dì disponibilità ma si limita a compiere una mera attività di esecuzione di precise disposizioni del correntista, il quale rimane, in ogni momento, possessore e “dominus” della gestione del conto. Pertanto, risponde del reato di furto e non del delitto di appropriazione indebita, il cassiere che, con movimentazioni fittizie, effettui spostamenti o prelievi dai conti correnti dei clienti, sottraendo denaro alla disponibilità di costoro, nonché quello che, dopo avere richiesto alla sede centrale fondi maggiori di quelli necessari, gonfiando il fabbisogno giornaliero, s’impossessi del denaro contante che transiti nella cassa per fare fronte alle esigenze correnti, posto che egli di tali somme ha la mera, momentanea detenzione senza alcun autonomo potere di disposizione. Risponde del reato di furto aggravato e non di appropriazione indebita, il dipendente di una banca che si impossessi, mediante movimentazioni effettuate con i terminali dell’ufficio, di somme di danaro di clienti depositate in conti correnti

Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 14 marzo 2016, n. 10758 Ritenuto in fatto T. L., a mezzo del suo difensore, propone ricorso avverso la sentenza dei 16 ottobre 2014 della Corte di appello di Bolzano che aveva ridotto la pena fissata dal locale Tribunale con sentenza del 17 luglio 2013 ad anni 5,...

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Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 1 marzo 2016, n. 8331. Per pubblica fede deve intendersi il senso di affidamento verso la proprietà altrui sul quale fa affidamento chi deve lasciare una cosa, anche solo temporaneamente, incustodita e la ratio dell’aggravamento della pena, previsto dall’art. 625 n. 7, terza ipotesi, codice penale, non è correlata alla natura – pubblica o privata – del luogo ove si trova la “cosa”, ma alla condizione di esposizione di essa, sicchè tale condizione può sussistere anche se “la cosa” si trovi in luogo privato cui si possa liberamente accedere. In tale contesto, non è idoneo ad incidere sulla configurabilità dell’aggravante in questione l’adozione, o meno, da parte del proprietario, di cautele, che non eliminano il pubblico affidamento della res. In ogni caso cautele che si traducono in congegni di chiusura quali l’apposizione di un lucchetto, una serratura con chiave, od un antifurto, non realizzano un ostacolo tale da costituire impedimento assoluto alla sottrazione del bene, attesa la limitata efficienza di tali congegni e la facilità con la quale possono essere superati, non costituendo un serio ostacolo all’azione furtiva, che non fa venir meno l’esposizione della cosa alla pubblica fede

Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 1 marzo 2016, n. 8331 Ritenuto in fatto 1.Con sentenza del 11.6.2014 la Corte di Appello di Torino confermava la sentenza con la quale il G.U.P. del locale Tribunale, all’esito del rito abbreviato, aveva condannato T.N., riconosciute le circostanze attenuanti generiche, alla pena di mesi 8 di reclusione...