Il curatore fallimentare è legittimato ad impedire la confisca sui beni societari

Corte di Cassazione, sezione terza penale,
Sentenza 13 dicembre 2019, n. 50430

Massima estrapolata:

Il curatore fallimentare è legittimato ad impedire la confisca sui beni societari in relazione al reato tributario commesso ante fallimento, perché egli è incaricato dell’amministrazione della massa attiva nell’interesse dei creditori ammessi alla procedura concorsuale, che risultano titolari di diritti alla sua conservazione nella prospettiva della migliore soddisfazione dei propri crediti.

Sentenza 13 dicembre 2019, n. 50430

Data udienza 15 ottobre 2019

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE TERZA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ACETO Aldo – Presidente

Dott. CERRONI Claudio – rel. Consigliere

Dott. GENTILI Andrea – Consigliere

Dott. SCARCELLA Alessio – Consigliere

Dott. ZUNICA Fabio – Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
Fallimento (OMISSIS) srl, in persona del Curatore fallimentare;
avverso l’ordinanza del 05/04/2019 del Tribunale di Como;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. Cerroni Claudio;
lette le richieste del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dr. Di Leo Giovanni, che ha concluso chiedendo l’inammissibilita’ del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. Con ordinanza del 5 aprile 2019 il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Como ha dichiarato inammissibile, per carenza di legittimazione della parte richiedente, l’istanza della Curatela del Fallimento (OMISSIS) srl di conseguire la revoca della confisca per equivalente a suo tempo disposta su beni della societa’, in esito a sentenza del 4 aprile 2014, pronunciata a norma dell’articolo 444 c.p.p. a carico di alcuni imputati.
2. Avverso il predetto provvedimento la Curatela fallimentare ha proposto ricorso per cassazione con tre motivi di impugnazione.
2.1. Col primo motivo la ricorrente ha osservato che non era stato acquisito il parere del Pubblico Ministero a norma dell’articolo 666 c.p.p., comma 2, cosi’ integrando nullita’ a regime intermedio per violazione del contraddittorio cartolare.
2.2. Col secondo motivo la Curatela ha ribadito la propria legittimazione in quanto interessata al procedimento, in ragione dei precisi doveri di amministrazione del patrimonio e di compimento di tutte le operazioni della procedura.
2.3. Col terzo motivo infatti, quanto al merito della vicenda, parte ricorrente ha ricordato che la sentenza richiamata era stata annullata limitatamente alla confisca disposta a fronte dei reati tributari ascritti agli imputati, e nelle more era appunto intervenuto il fallimento della societa’.
Atteso cio’, e’ stato osservato che la disponibilita’ dei beni della fallita spettava alla curatela fallimentare, chiamata a ripartirne il patrimonio tra tutti i creditori a norma della L. Fall., articolo 31.
Laddove in specie la confisca per equivalente, siccome disposta, colpiva il patrimonio di soggetti terzi ed estranei alla commissione del reato, ed il suo mantenimento rappresentava un ingiusto danno per i creditori del fallimento, estranei al reato, in quanto il sacrificio patrimoniale sarebbe stato tutto a carico dell’attivo fallimentare.
3. Il Procuratore generale ha concluso nel senso dell’inammissibilita’ del ricorso.

CONSIDERATO IN DIRITTO

4. Il ricorso e’ fondato.
4.1. In via preliminare e del tutto assorbente, infatti, va osservato che all’udienza del 26 settembre 2019 le Sezioni Unite di questa Corte hanno fornito risposta affermativa, con sentenza in corso di pubblicazione, al proposto quesito circa la legittimazione del curatore fallimentare a richiedere la revoca del sequestro preventivo a fini di confisca, nonche’ ad impugnare in sede cautelare i provvedimenti relativi ove il vincolo penale sia stato disposto prima della dichiarazione di fallimento.
In tal modo risulta essere stato dato altresi’ seguito, nel piu’ autorevole consesso, a quanto gia’ osservato da questa Sezione, secondo cui, in tema di sequestro preventivo, il curatore fallimentare e’ legittimato a impugnare il provvedimento riguardante i beni della societa’, emesso per un reato tributario commesso dal legale rappresentante dell’ente in epoca anteriore al fallimento, in quanto egli e’ incaricato dell’amministrazione della massa attiva nell’interesse dei creditori ammessi alla procedura concorsuale, che risultano titolari di diritti alla sua conservazione, nella prospettiva della migliore soddisfazione dei propri crediti (Sez. 3, n. 17749 del 17/12/2018, dep. 2019, Casa di Cura Trusso spa in liquidazione, Rv. 275453).
4.1.1. Cio’ posto, ogni ulteriore questione rimane superata.
5. Alla stregua dei rilievi che precedono, pertanto, l’ordinanza impugnata deve essere annullata con rinvio al Tribunale di Como, che provvedera’ ad esaminare l’istanza formulata dalla Curatela odierna ricorrente tenuto conto del principio cosi’ affermato.

P.Q.M.

Annulla l’ordinanza impugnata e rinvia al Tribunale di Como.

 

In caso di diffusione omettere le generalità e gli altri dati identificativi dei soggetti interessati nei termini indicati.

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