In caso di azione giudiziale del socio per la restituzione del finanziamento effettuato in favore della società
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In caso di azione giudiziale del socio per la restituzione del finanziamento effettuato in favore della società

Corte di Cassazione, civile,Ordinanza|15 maggio 2024| n. 13433.

In caso di azione giudiziale del socio per la restituzione del finanziamento effettuato in favore della società, il giudice del merito deve verificare se la situazione di crisi prevista dall’art. 2467, comma 2, cod. civ. (eccessivo squilibrio nell’indebitamento o situazione finanziaria in cui sarebbe stato ragionevole un conferimento) sussista, oltre che al momento della concessione del finanziamento, anche a quello della decisione, trattandosi di fatto impeditivo del diritto alla restituzione del finanziamento rilevabile dal giudice d’ufficio, in quanto oggetto di un’eccezione in senso lato, sempre che la situazione di crisi risulti provata “ex actis”, secondo quanto dedotto e prodotto in giudizio.

In caso di vendita di un immobile di risalente costruzione ed i difetti materiali conseguenti allo stato di vetustà
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In caso di vendita di un immobile di risalente costruzione ed i difetti materiali conseguenti allo stato di vetustà

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|15 maggio 2024| n. 13425.

In caso di vendita di un immobile di risalente costruzione, la cui datazione non sia stata celata dalla parte alienante, i difetti materiali conseguenti allo stato di vetustà non integrano un vizio occulto, essendo facilmente individuabili con l'ordinaria diligenza, anche quando siano relativi a parti strutturali dell'edificio immediatamente non percepibili con il senso della vista, quali, per esempio, il tetto, i solai o le fondamenta.

La modifica urbanistica con la previsione di un vincolo preordinato all’esproprio intervenuta successivamente alla stipula del contratto preliminare
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La modifica urbanistica con la previsione di un vincolo preordinato all’esproprio intervenuta successivamente alla stipula del contratto preliminare

Corte di Cassazione, civile, Sentenza|15 maggio 2024| n. 13435.
La modifica urbanistica con la previsione di un vincolo preordinato all'esproprio, intervenuta successivamente alla stipula del contratto preliminare, abilita la parte acquirente a chiedere la risoluzione del contratto per il venir meno della causa in concreto, ovvero dell'istituto della presupposizione qualora si accerti che l'acquisto del terreno si fondava sull'attuale assetto urbanistico del bene promesso in vendita che ne consentiva una potenziale modifica da destinazione agricola ad area edificabile, considerato che successivamente alla stipula del contratto si è determinato oggettivamente un ulteriore e imprevedibile limite alla potenziale sua edificabilità, con il rischio di una futura perdita dello stesso diritto dominicale su parte del terreno promesso in vendita.

Trasferimento della proprietà di un’area in cambio di locali da costruire sulla stessa area
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Trasferimento della proprietà di un’area in cambio di locali da costruire sulla stessa area

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|15 maggio 2024| n. 13398.

Il contratto con il quale le parti prevedono il trasferimento della proprietà di un'area fabbricabile in cambio di immobili da costruire nella stessa area integra gli estremi della permuta di cosa presente con cosa futura; ne consegue che l'effetto traslativo della proprietà degli immobili da costruire si verifica, ex art. 1472 c.c., non appena la cosa viene ad esistenza, momento che si identifica nella conclusione del processo edificatorio nelle sue componenti essenziali, ossia nella realizzazione delle strutture fondamentali.

La responsabilità extracontrattuale dell’organizzatore di una gara sportiva
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La responsabilità extracontrattuale dell’organizzatore di una gara sportiva

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|13 maggio 2024| n. 13104.

L'organizzatore di una gara sportiva è responsabile, a titolo extracontrattuale, per l'omessa adozione delle cautele doverose idonee a prevenire i rischi di danno alla persona dei partecipanti.

In caso di reciproche domande di risoluzione contrattuale vi può essere impossibilità dell’esecuzione del contratto
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In caso di reciproche domande di risoluzione contrattuale vi può essere impossibilità dell’esecuzione del contratto

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|13 maggio 2024| n. 13118.

In presenza di reciproche domande di risoluzione contrattuale fondate da ciascuna parte sugli inadempimenti dell'altra, il giudice che accerti l'inesistenza di singoli specifici addebiti, non potendo pronunciare la risoluzione per colpa di taluna di esse, deve dare atto dell'impossibilità dell'esecuzione del contratto per effetto della scelta di entrambi i contraenti ex art. 1453, comma 2, c.c. e pronunciare, comunque, la risoluzione del contratto, con gli effetti di cui all'art. 1458 c.c., essendo le due contrapposte manifestazioni di volontà dirette all'identico scopo dello scioglimento del rapporto negoziale.

L’esonero da responsabilità dell’ente proprietario di una strada richiede una prova rigorosa 
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L’esonero da responsabilità dell’ente proprietario di una strada richiede una prova rigorosa 

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|13 maggio 2024| n. 12988.

L'ente proprietario di una strada aperta al pubblico transito si presume responsabile, ai sensi dell'art. 2051 cod. civ., dei sinistri riconducibili alle situazioni di pericolo connesse in modo immanente alla struttura o alle pertinenze della strada stessa; l'esonero da responsabilità richiede una prova rigorosa in ordine alla concreta ed effettiva impossibilità di esercitare sul bene la signoria di fatto sulla cosa, da valutare con particolare e determinante riguardo alla natura ed alla posizione dell'area teatro del sinistro.

Appalto e le condotte illecite poste in violazione della normativa edilizia
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Appalto e le condotte illecite poste in violazione della normativa edilizia

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|13 maggio 2024| n. 13157.

In relazione alle condotte illecite poste in essere in violazione della normativa edilizia, mentre sul piano amministrativo, cioè nei rapporti con la pubblica amministrazione, la responsabilità per gli abusi incombe sia sul committente, sia sul direttore dei lavori, sia sull'appaltatore, ai fini della responsabilità nei rapporti interni rilevano il rapporto contrattuale e le obbligazioni da esso derivanti.

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Dovere di motivazione adeguata per il rigetto dell’istanza di ammissione di una CTU proveniente da una delle parti

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|13 maggio 2024| n. 13038.
La decisione di ricorrere o meno ad una consulenza tecnica d’ufficio costituisce un potere discrezionale del giudice, che, tuttavia, è tenuto a motivare adeguatamente il rigetto dell’istanza di ammissione proveniente da una delle parti, dimostrando di poter risolvere, sulla base di corretti criteri, i problemi tecnici connessi alla valutazione degli elementi rilevanti ai fini della decisione, senza potersi limitare a disattendere l’istanza sul presupposto della mancata prova dei fatti che la consulenza avrebbe potuto accertare. Pertanto, nelle controversie che, per il loro contenuto, richiedono si proceda ad un accertamento tecnico, il mancato espletamento, specie a fronte di una domanda di parte, costituisce una grave carenza nell’accertamento dei fatti da parte del giudice di merito, che si traduce in un vizio della motivazione della sentenza

La denuncia può costituire fonte di responsabilità civile a carico del denunciante o del querelante
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La denuncia può costituire fonte di responsabilità civile a carico del denunciante o del querelante

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|13 maggio 2024| n. 13093.

La denuncia o la proposizione di una querela per un reato perseguibile d'ufficio possono costituire fonte di responsabilità civile a carico del denunciante o del querelante, in caso di successivo proscioglimento o assoluzione del denunciato (o querelato), solo ove contengano gli elementi costitutivi (oggettivo e soggettivo) del reato di calunnia, poiché, al di fuori di tale ipotesi, l'attività del pubblico ministero titolare dell'azione penale si sovrappone all'iniziativa del denunciante-querelante, interrompendo ogni nesso causale tra denuncia calunniosa e danno eventualmente subito dal denunciato (o querelato).