In sede di ripartizione dell’attivo fallimentare, il giudice delegato deve normalmente limitarsi a risolvere le questioni relative alla graduatoria dei privilegi ed alla collocazione dei crediti, mentre non puo’ apportare modifiche allo stato passivo, impugnabile solo nelle forme previste dalla legge, e’ pero’ anche vero che egli puo’ procedere all’esclusione di un credito gia’ ammesso...
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Corte di Cassazione, sezione VI, ordinanza 25 novembre 2015, n. 24102. Nel valutare la ricorrenza dello stato di insolvenza il giudice del reclamo non è vincolato al riesame delle sole risultanze probatorie che hanno formato oggetto della c.d. istruttoria prefallimentare, ma ben può tener conto, con l’unico limite del rispetto del principio del contraddittorio, di tutte le ulteriori circostanze che, benchè già sussistenti alla data di emissione della sentenza dichiarativa, siano emerse solo in data successiva e siano state acquisite agli atti in via orale o documentale, attraverso le allegazioni delle parti o l’attivazione dei poteri istruttori d’ufficio che gli competono ai sensi dell’art. 18, 10°comma L.F.160
Suprema Corte di Cassazione sezione VI ordinanza 25 novembre 2015, n. 24102 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA CIVILE SOTTOSEZIONE 1 Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. DOGLIOTTI Massimo – Presidente Dott. RAGONESI Vittorio – Consigliere Dott. CRISTIANO Magda – rel. Consigliere Dott. SCALDAFERRI Andrea – Consigliere...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 24 agosto 2015, n. 17087. L’art. 44 del d.lgs. n. 286 del 1998 ha introdotto e disciplinato un procedimento cautelare con funzione anticipatoria della pronuncia di merito, in particolare, rilevando che: a) i commi 3, 4 e 5, riproducono pedissequamente l’art. 669 sexies cpc, il comma 6 prevede il reclamo al giudice superiore contro i provvedimenti del giudice adito; il comma 8 richiama quoad poenam l’art. 3 88 c.p., comma 1, ma adotta la formulazione letterale di cui comma 2, relativo a chi elude 1 esecuzione di un provvedimento del giudice civile che prescriva misure cautelare; b) per effetto dell’introduzione (ad opera dell’art. 2, co 3, lett. e bis) nn. 2.3, del D.L. n. 35 del 2005, convertito, con modificazioni, nella L. n. 80 del 2005) del comma 6 all’art. 669 octies cpc, il mancato inizio dell’azione di merito entro un termine perentorio non comporta l’inefficacia del provvedimento cautelare; e) la stabilizzazione dell’efficacia del provvedimento cautelare anticipatorio trova il suo limite nella possibilità, riconosciuta dal menzionato comma 6 dell’art. 669 octies cpca ciascuna parte di iniziare la causa di merito cosa, attenuandosi, ma non eliminandosi, il carattere strumentale dei provvedimento stesso, in conformità col principio secondo cui qualsiasi diritto, anche se oggetto di tutela sommaria o cautelare, può formare, oggetto di cognizione piena da parte di un giudice su iniziativa, non più obbligatoria, della parte; d) la possibilità per il giudice prevista dall’art. 44, co 7 del D.Lgs. n. 286 del 1998, di condannare il convenuto al risarcimento del danno anche non patrimoniale, con la decisione che definisce il giudizio – disposizione sostanzialmente analoga a quella di cui all’art. 4, co 4, del lgs. n. 215 del 2003- “acquista significato solo se intesa come facoltà aggiuntiva del giudice cautelare di condannare la parte al risarcimento del danno patrimoniale, biologico e morale, così ottenendosi un rafforzamento ed anticipazione della tutela antidiscriminatoria, secondo l’intenzione dei legislatore”; previsione “sarebbe viceversa pleonastica se riferita alla sentenza che definisce il giudizio di merito, cui già appartiene tale potere”
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 24 agosto 2015, n. 17087 Svolgimento del processo Con atto notificato il 5.4.2007, l’Unione Forense per la Tutela dei Diritti Umani (UFTDU) propose azione di discriminazione collettiva, ex artt. 5 del d.lgs. n. 215 del 2003 e 44 del d.lgs. n. 286 del 1998, innanzi al Tribunale di...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 8 gennaio 2015, n. 315. A seguito dell'introduzione del D.L. 146/2013 (c.d. "Svuota carceri"), il reclamo va proposto al Tribunale di sorveglianza
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE I PENALE sentenza 8 gennaio 2015, n. 315 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE PRIMA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. CHIEFFI Severo – Presidente – Dott. CAVALLO Aldo – Consigliere – Dott. LOCATELLI Giuseppe – Consigliere – Dott. MAGI Raffaello –...
Corte di Cassazione, sezione VI, ordinanza 14 ottobre 2014, n. 21669. Il termine per la notifica del ricorso e del decreto di fissazione d'udienza alla controparte, nei procedimenti camerali, non è perentorio. Conseguentemente l'omissione, inesistenza (o tardività) della notifica dei predetti atti (ricorso e decreto) non importa decadenza, può essere concesso dal giudice alla parte ricorrente un nuovo termine ex art. 291 cod. proc. civ. per provvedere alla notifica
Suprema Corte di Cassazione sezione VI ordinanza 14 ottobre 2014, n. 21669 “Rilevato che la Corte d’Appello di L’Aquila, nel procedimento relativo alla modifica delle condizioni di divorzio intercorso tra A.L. e G.S., dichiarando improcedibile il reclamo, disponeva: – che il L. non aveva eseguito la notificazione del ricorso entro il termine originariamente assegnatogli dal...