Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 10 marzo 2014, n. 5529 REPUBBLICA ITALIANAIN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SECONDA CIVILE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. GOLDONI Umberto – Presidente Dott. BURSESE Gaetano Antonio – Consigliere Dott. NUZZO Laurenza – Consigliere Dott. PROTO Cesare Antonio – Consigliere Dott. FALASCHI...
Categoria: Sentenze – Ordinanze
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 25 marzo 2014, n. 14022. In tema di furto, la ratio dell'aggravamento della pena, previsto dall'art. 625, n. 7, terza ipotesi, c.p., non è correlata alla natura – pubblica o privata – del luogo ove si trova la "cosa", ma alla condizione di esposizione di essa alla "pubblica fede", trovando così protezione solo nel senso di rispetto per l'altrui bene da parte di ciascun consociato.
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 25 marzo 2014, n. 14022 Fatto e diritto 1. In via preliminare va rilevato che non osta alla celebrazione dell’odierna udienza la circostanza che il difensore del ricorrente, avv. Carlo Raffaglio, ha comunicato via fax alla cancelleria di questa Corte, in data 7.1.2014, di essere stato nominato solo...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 25 marzo 2014, n. 14067. Al fine di accertare se l'espressione utilizzata sia idonea a ledere il bene protetto dalla fattispecie incriminatrice di cui all'art. 594 cod. pen., occorre fare riferimento ad un criterio di media convenzionale in rapporto alle personalità dell'offeso e dell'offensore nonché al contesto nel quale detta espressione sia stata pronunciata ed alla coscienza sociale. Infatti il significato delle parole dipende dall'uso che se ne fa e dal contesto comunicativo in cui si inseriscono: se è vero infatti che in linea di principio l'uso abituale di espressioni volgari non può togliere alle stesse l'obiettiva capacità di ledere l'altrui prestigio, ve ne sono alcune che in relazione proprio al contesto comunicativo perdono la loro potenzialità lesiva. l'utilizzo di un linguaggio più disinvolto, più aggressivo, meno corretto di quello in uso in precedenza caratterizza oggigiorno anche il settore dei rapporti tra i cittadini, derivandone un mutamento della sensibilità e della coscienza sociale: siffatto modo di esprimersi e di rapportarsi all'altro, infatti, se è certamente censurabile sul piano del costume, è ormai accettato (se non sopportato) dalla maggioranza dei cittadini. L'indubbia volgarità dell'espressione "scopare", non determina automaticamente la lesione del bene protetto dalla fattispecie di cui all'art. 594, cod. pen., proprio perché la frase incriminata non si è tradotta in un oggettivo giudizio di disvalore sulle qualità personali
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 25 marzo 2014, n. 14067 Ritenuto in fatto 1. Con la sentenza impugnata, il Giudice di pace di M. condannava C.L. alla pena di € 1800 di multa per i reati di ingiuria e diffamazione in danno di S.M. e D.F.M., in relazione ad uno scritto anonimo...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 19 marzo 2014, n. 6289. Ove, a sostegno della richiesta di diminuzione dell'assegno di divorzio, siano allegati sopravvenuti oneri familiari dell'obbligato, il giudice deve verificare se si determini un effettivo depauperamento delle sue sostanze in vista di una rinnovata valutazione comparativa della situazione delle parti, salvo che la complessiva situazione patrimoniale dell'obbligato sia di tale consistenza da rendere irrilevanti i nuovi oneri
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 19 marzo 2014, n. 6289 REPUBBLICA ITALIANAIN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE PRIMA CIVILE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. LUCCIOLI Maria Gabriella – Presidente Dott. GIANCOLA Maria Cristina – Consigliere Dott. CAMPANILE Pietro – Consigliere Dott. BISOGNI Giacinto – Consigliere Dott. SAN...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 25 marzo 2014, n. 14032. Condannata per diffamazione col mezzo televisivo perchè pur mettendo insieme più notizie vere l'accostamento di alcune di esse aveva dei particolari non rispondenti al vero
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 25 marzo 2014, n. 14032 Fatto e diritto C.A. – mediante due distinti atti di impugnazione, rispettivamente sottoscritti dagli avvocati Salvatore Pino e Daria Pesce – ha proposto ricorso avverso la sentenza della Corte d’appello di Napoli, in data 10 luglio 2012, con la quale è stata...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 25 marzo 2014, n. 14010. Integra l'elemento oggettivo del reato previsto dall'art. 340 cod. pen. anche l'interruzione o un mero turbamento nel regolare svolgimento dell'ufficio o del servizio, posto che la fattispecie tutela non solo l'effettivo funzionamento di un ufficio o servizio pubblico, ma anche il suo ordinato e regolare svolgimento Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 25 marzo 2014, n. 14010.
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 25 marzo 2014, n. 14010 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza del 7 maggio 2005 il Tribunale di Caltanissetta ha assolto, per la insussistenza del fatto, R.A. dall’imputazione mossa allo stesso ai sensi dell’art. 340 cp. Interposto appello dalla Procura della Repubblica di Caltanissetta, la Corte di appello...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 25 marzo 2014, n. 13966. Il reato di cui all'art. 178, comma primo, lett. b), D. Lgs. n. 42/2004, concorre con il reato di truffa previsto dall'art. 640 cod. pen., in quanto la fattispecie penale speciale punisce la condotta di chi – senza essere concorso nella contraffazione, alterazione o riproduzione -, pone in commercio, detiene per farne commercio, introduce a questo fine nel territorio dello Stato o comunque pone in circolazione, come autentici, esemplari di quelle opere od oggetti indicati nella norma, a prescindere dal fine di procurare per sé o per altri un ingiusto profitto
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 25 marzo 2014, n. 13966 Ritenuto in fatto 1. B.C. ha proposto tempestivo ricorso avverso la sentenza della Corte d’Appello di PERUGIA in data 5/06/2012, depositata in data 7/08/2012, con cui, in parziale riforma della sentenza 16/04/2008 emessa dal medesimo Tribunale, riduceva la provvisionale liquidata in primo grado...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 25 marzo 2014, n. 13914. Ai fini della validità della nomina del difensore del querelante – è sufficiente che quest'ultimo abbia chiaramente manifestato, con una sua dichiarazione, la volontà di essere assistito da un determinato avvocato e che dovrà essere il giudice del merito a stabilire, di volta in volta, con una motivazione esente da vizi logici, se le espressioni utilizzate dalla persona offesa nell'atto di querela dimostrano adeguatamente la sua volontà di nominare quale difensore di fiducia il legale che ha effettuato l'autenticazione della sua sottoscrizione
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 25 marzo 2014, n. 13914 Ritenuto in fatto e Considerato in diritto 1. Con la sentenza indicata in epigrafe, il Tribunale monocratico di Sant’Angelo dei Lombardi, in data 3.10.12, dichiarava non doversi procedere nei confronti di Z.C., imputato di truffa, perché l’atto di querela recava la sottoscrizione del...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 25 marzo 2014, n. 13987. In tema di infortuni sul lavoro, l'errore sulla legittima aspettativa che non si verifichino condotte imprudenti dei lavoratori non è invocabile da parte del datore di lavoro, il quale, per la sua posizione di garanzia, risponde dell'infortunio sia a titolo di colpa diretta per non aver negligentemente impedito l'evento lesivo ed eliminato le condizioni di rischio che a titolo di colpa indiretta, per aver erroneamente invocato a sua discriminante la responsabilità altrui qualora le misure di prevenzione siano state inadeguate
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 25 marzo 2014, n. 13987 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza del 4 dicembre 2012 il Tribunale di Monza ha condannato S.S.G.G. alla pena di € 2500 di ammenda per il reato di cui agli articoli 71, comma 1, e 87, comma 2, lettera c), d.lgs. 81/2008 per...
Corte di Cassazione, sezione tributaria, sentenza 12 marzo 2014, n. 5696. Il termine di un anno dalla pubblicazione della sentenza, previsto dall'articolo 327 c.p.c. (nel testo, applicabile ratione temporis, anteriore alla novella di cui alla Legge n. 69 del 2009)
Corte di Cassazione sezione tributaria sentenza 12 marzo 2014, n. 5696 REPUBBLICA ITALIANAIN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TRIBUTARIA Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. MERONE Antonio – Presidente Dott. CHINDEMI Domenico – Consigliere Dott. SAMBITO Maria Giovanna C. – rel. Consigliere Dott. BRUSCHETTA Ernestino Luigi – Consigliere Dott. TERRUSI...