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Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 1 marzo 2016, n. 8331. Per pubblica fede deve intendersi il senso di affidamento verso la proprietà altrui sul quale fa affidamento chi deve lasciare una cosa, anche solo temporaneamente, incustodita e la ratio dell’aggravamento della pena, previsto dall’art. 625 n. 7, terza ipotesi, codice penale, non è correlata alla natura – pubblica o privata – del luogo ove si trova la “cosa”, ma alla condizione di esposizione di essa, sicchè tale condizione può sussistere anche se “la cosa” si trovi in luogo privato cui si possa liberamente accedere. In tale contesto, non è idoneo ad incidere sulla configurabilità dell’aggravante in questione l’adozione, o meno, da parte del proprietario, di cautele, che non eliminano il pubblico affidamento della res. In ogni caso cautele che si traducono in congegni di chiusura quali l’apposizione di un lucchetto, una serratura con chiave, od un antifurto, non realizzano un ostacolo tale da costituire impedimento assoluto alla sottrazione del bene, attesa la limitata efficienza di tali congegni e la facilità con la quale possono essere superati, non costituendo un serio ostacolo all’azione furtiva, che non fa venir meno l’esposizione della cosa alla pubblica fede

Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 1 marzo 2016, n. 8331 Ritenuto in fatto 1.Con sentenza del 11.6.2014 la Corte di Appello di Torino confermava la sentenza con la quale il G.U.P. del locale Tribunale, all’esito del rito abbreviato, aveva condannato T.N., riconosciute le circostanze attenuanti generiche, alla pena di mesi 8 di reclusione...

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Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 29 febbraio 2016, n. 8161. Ai fini dell’integrazione della tipicità della fattispecie aggravante di cui all’art. 171 ter, comma 2, l. 633 del 1941.

Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 29 febbraio 2016, n. 8161 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza del 24 giugno 2015 la Corte di Appello di Salerno Sezione per i minorenni, ha confermato la sentenza di condanna alla pena di anni uno di reclusione ed Euro 400,00 di multa emessa nei confronti di S.M....

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Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 3 marzo 2016, n. 4502. La possibilità di eccepire, nel legittimo esercizio del potere di autotutela che l’art. 1460 comma 1 c.c. espressamente attribuisce a ciascuno dei contraenti nei contratti a prestazioni corrispettive, al fine di paralizzare la pretesa avversaria chiedendone il rigetto, l’inadempimento o l’imperfetto adempimento dell’obbligazione assunta da controparte, trova un limite nella ipotesi in cui siano stabiliti termini diversi per l’adempimento in relazione ai diversi contraenti. Anche in presenza di obbligazioni da adempiere in tempi diversi, è consentita l’opponibilità dell’exceptio inadimpleti contractus di cui all’art. 1460 c.c., alla parte che debba adempiere entro un termine diverso e successivo, qualora la controparte o abbia dichiarato di non voler adempiere, ovvero sia certo o altamente probabile che essa non sia in grado di adempiere, indipendentemente dall’imputabilità dell’inadempimento

Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza  3 marzo 2016, n. 4502 Svolgimento del processo Con atto di citazione ritualmente notificato in data 27 novembre 2001, la ITM Costruzioni Edili S.r.l. conveniva in giudizio dinanzi al Tribunale di Salerno-Sezione distaccata di Eboli, il Consorzio Piana del Sele-Latteria Sociale scarl deducendo che tra le parti era...

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Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 11 febbraio 2016, n. 5690. In caso di contestazione del reato di guida in stato di ebbrezza, anche se lo sforamento è minimo, nel caso di 0,02, qualora il Pm abbia chiesto il decreto penale di condanna, il Gip non ha alcun margine per assolvere l’imputato

Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 11 febbraio 2016, n. 5690 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUARTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. D’ISA Claudio – Presidente Dott. GRASSO Giuseppe – Consigliere Dott. GIANNITI Pasquale – rel. Consigliere Dott. CAPPELLO Gabriella – Consigliere Dott. TANGA...

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Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 16 febbraio 2016, n. 2934. Il dipendente comunale licenziato per giusta causa in conseguenza di una condanna penale passata in giudicato non ha speranza di riassunzione in servizio presso l’ente locale. In special modo se il provvedimento è stato ritenuto regolare dal Consiglio di Stato

Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 16 febbraio 2016, n. 2934 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE LAVORO Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. ROSELLI Federico – rel. Presidente Dott. MAMMONE Giovanni – Consigliere Dott. NEGRI DELLA TORRE Paolo – Consigliere Dott. TORRICE Amelia – Consigliere Dott....