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In tema di società di capitali, la revoca della delega all’amministratore delegato, decisa dal consiglio di amministrazione, deve essere assistita da «giusta causa», anche in applicazione analogica dell’art. 2383, comma 3, c.c., sussistendo, in caso contrario, il diritto del revocato al risarcimento dei danni eventualmente patiti. Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 15 aprile 2016, n. 7587.

Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 15 aprile 2016, n. 7587 Svolgimento del processo 1. La Corte d’Appello di Brescia ha accolto l’impugnazione proposta da (…) scarl (ora (omissis) scarl) avverso la sentenza del Tribunale di Bergamo che, in accoglimento della domanda proposta da F.E. , amministratore delegato in carica della società, aveva condannato...

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Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 2 novembre 2015, n. 22349. In tema di recesso del socio di s.r.l., la previsione contenuta nell’art. 2473, comma 1, c.c. riguarda l’ipotesi in cui venga operata una «…rilevante modificazione dei diritti attribuiti ai soci a norma dell’art. 2468, comma 4, c.c.», modificazione per la quale la disposizione richiamata richiede «…il consenso di tutti i soci…». Come si desume dall’art. 2468, comma 3, c.c. cui rinvia il citato comma 4 della stessa norma, i diritti in parola sono quei «particolari diritti riguardanti l’amministrazione della società o la distribuzione degli utili», che l’atto costitutivo attribuisce “a singoli soci”. Ora, il combinato disposto normativo succitato si riferisce, dunque, al solo caso in cui vengano attribuiti a singoli soci, dall’atto costitutivo, particolari diritti in materia di amministrazione della società o di distribuzione di utili, ovverosia diritti diversi, quantitativamente o qualitativamente, da quelli normalmente spettanti a ciascun socio sulla base della partecipazione detenuta, come, per esempio, il diritto alla nomina di uno o più amministratori, o di porre il veto al compimento di talune operazioni, o all’attribuzione di una determinata aliquota degli utili netti eccetera. (Nel caso di specie, la S.C. ha ritenuto infondata la doglianza prospettata dal ricorrente, il quale aveva invocato il legittimo esercizio del diritto di recesso adducendo una lesione del diritto di sottoscrizione dell’aumento di capitale sociale, spettante a tutti i soci, in proporzione delle partecipazioni da essi possedute)

Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 2 novembre 2015, n. 22349 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE PRIMA CIVILE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. FORTE Fabrizio – Presidente Dott. NAPPI Aniello – Consigliere Dott. DIDONE Antonio – Consigliere Dott. DI VIRGILIO Rosa Maria – Consigliere Dott....

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Corte di Cassazione, serzione I, sentenza 2 dicembre 2015, n. 24559. Non sussiste un danno “in re ipsa” in caso di violazione della clausola statutaria attributiva di un diritto di prelazione del socio per l’acquisto della partecipazione societaria, poiché la stessa assolve ad una funzione organizzativa per un interesse sociale e non del singolo socio. Ne discende che grava su quest’ultimo l’onere di allegare e dimostrare un suo specifico interesse all’acquisto della partecipazione societaria, rimasto pregiudicato dalla condotta violativa, potendo, solo in tal caso, giustificarsi l’eventuale liquidazione equitativa del danno ai sensi dell’articolo 1226 c.c., in ragione dell’impossibilità o notevole difficoltà di una sua precisa quantificazione. La violazione della clausola statutaria contenente un patto di prelazione comporta l’inopponibilità nei confronti della società e dei soci titolari del diritto di prelazione della cessione della partecipazione societaria (che resta, però, valida tra le parti stipulanti), nonché l’obbligo di risarcire il danno eventualmente prodotto, alla stregua delle norme generali sull’inadempimento delle obbligazioni. Per contro, siffatta violazione non comporta anche il diritto potestativo di riscattare la partecipazione nei confronti dell’acquirente, atteso che il c.d. retratto non integra un rimedio generale in caso di violazioni di obbligazioni contrattuali, ma solo una forma di tutela specificamente apprestata dalla legge e conformativa dei diritti di prelazione, previsti per legge, spettanti ai relativi titolari

Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 2 dicembre 2015, n. 24559 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE PRIMA CIVILE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. FORTE Fabrizio – Presidente Dott. NAPPI Aniello – Consigliere Dott. BERNABAI Renato – Consigliere Dott. VALITUTTI Antonio – rel. Consigliere Dott. FERRO...

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Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 4 giugno 2015, n. 23987. E’ configurabile la bancarotta fraudolenta qualora l’imprenditore, nella imminenza della dichiarazione di fallimento, abbia restituito al venditore i beni acquistati con patto di riservato dominio

Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 4 giugno 2015, n. 23987 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. LAPALORCIA Grazia – Presidente Dott. BRUNO Paolo Antonio – Consigliere Dott. SETTEMBRE Antonio – Consigliere Dott. POSITANO Gabriele – Consigliere Dott. LIGNOLA...

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Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 29 ottobre 2014, n. 23004. In tema di società di capitali, nel giudizio di liquidazione del compenso azionato da un amministratore, non può prescindersi dalla allegazione e dalla prova della qualità e quantità delle prestazioni concretamente svolte, risultando di per sé sola insufficiente l'indicazione del compenso pattuito in esercizi sociali di anni diversi

Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 29 ottobre 2014, n. 23004 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE LAVORO Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. VIDIRI Guido – Presidente Dott. NAPOLETANO Giuseppe – Consigliere Dott. MANNA Antonio – Consigliere Dott. DORONZO Adriana – Consigliere Dott. AMENDOLA Fabrizio –...

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Corte di Cassazione, sezione III, sentenza n. 27898 del 26 giugno 2013. In tema di evasione delle imposte ed omissione IVA, legittima la confisca per equivalente di una “piccola” S.r.l.

Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza n. 27898 del 26 giugno 2013 Svolgimento del processo 1. Vicenda processuale e provvedimento impugnato – Si procede, nei confronti dei ricorrenti per più violazioni degli artt. 3 e 10 ter, nonchè del D.Lgs. n. 74 del 2000, art. 8, per avere – G. G., in proprio e...

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Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 22 aprile 2013, n. 9662. Durata molto lunga della Srl (termine al 2100) equivale ad indeterminata e può determinare il recesso del socio

SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE I CIVILE Sentenza  22 aprile 2013, n. 9662 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE PRIMA CIVILE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. FIORETTI Francesco Maria – Presidente – Dott. SALVAGO Salvatore – Consigliere – Dott. GIANCOLA Maria Cristina – Consigliere – Dott. BISOGNI...