Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 14 marzo 2016, n. 10747 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. LAPALORCIA Grazia – Presidente Dott. PALLA Stefano – Consigliere Dott. MICHELI Paolo – Consigliere Dott. PISTORELLI Luca – rel. Consigliere Dott. FIDANZIA...
Tag: Relatore PISTORELLI Luca
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 23 febbraio 2016, n.7125. Si rimette alle Sezioni Unite la seguente questione: se, a seguito dell’abrogazione dell’art. 594 c.p. ad opera dell’art. 1 d.lgs. 15 gennaio 2016 n. 7, debbano essere revocate le statuizioni civili eventualmente adottate con la sentenza di condanna non definitiva per il reato di ingiuria pronunziata prima dell’entrata in vigore del suddetto decreto
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE V SENTENZA 23 febbraio 2016, n.7125 Ritenuto in fatto Con la sentenza impugnata la Corte d’appello di Salerno ha confermato la condanna, pronunziata anche agli effetti civili ed a seguito di giudizio abbreviato, di M.G. e D.G.M. per i reati, come rispettivamente contestati, di violenza privata, lesioni volontarie, ingiurie e...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 22 febbraio 2016, n. 6880. L’ausiliario del traffico, nell’atto dell’accertamento e contestazione delle violazioni attinenti al divieto di sosta nella aree oggetto di concessione – e cioè nell’ambito dell’esercizio dei compiti che gli sono espressamente attribuiti ai sensi dell’art. 17 comma 132 I. n. 127/1997 come interpretato dall’art. 68 I. n. 488/1999 – riveste la qualifica di incaricato di pubblico servizio
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 22 febbraio 2016, n. 6880 Ritenuto in fatto 1.Con la sentenza impugnata la Corte d’appello di Milano ha confermato la condanna di G.J.G.M. per i reati di oltraggio a pubblico ufficiale e violenza privata commessi ai danni di un ausiliario del traffico che aveva proceduto a contravvenzionare la...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 21 dicembre 2015, n. 50102. Il legale rappresentante della società, imputato per il reato sul quale si basa la responsabilità dell’ente, non può nominare come suo difensore di fiducia lo stesso legale destinato a seguire la difesa della persona giuridica nel procedimento che la coinvolge, perché in conflitto di interessi. Se ciò accade, il giudizio è viziato per violazione del diritto di difesa dell’ente e deve ripartire dal primo grado
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 21 dicembre 2015, n. 50102 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. FUMO Maurizio – Presidente Dott. SABEONE Gerardo – Consigliere Dott. PEZZULLO Rosa – Consigliere Dott. PISTORELLI Luc – rel. Consigliere Dott. DEMARCHI...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 28 ottobre 2015, n. 43488. Interpretazione chiara della circostanza aggravante della discriminazione razziale, etnica, nazionale o religiosa, di cui all’art. 3 del d.l. n. 122/1993; l’imputazione della stessa prescinde da un’indagine autonoma sull’elemento soggettivo, dovendosi procedere dall’analisi delle modalità lesive della condotta che si vale del disprezzo per l’altro da sé
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 28 ottobre 2015, n. 43488 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. BRUNO Paolo Antonio – Presidente Dott. PEZZULLO Rosa – Consigliere Dott. MICCOLI Grazia – Consigliere Dott. PISTORELLI Luca – rel. Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 26 ottobre 2015, n. 43085. L’elemento soggettivo degli atti persecutori è integrato dal dolo generico, che consiste nella volontà di porre in essere le condotte di minaccia e molestia nella consapevolezza della idoneità delle medesime alla produzione di uno degli eventi alternativamente previsti dalla norma incrìminatrice, e che, avendo ad oggetto un reato abituale di evento, deve essere unitario, esprimendo un’intenzione criminosa che travalica i singoli atti che compongono la condotta tipica, anche se può realizzarsi in modo graduale, non essendo necessario che l’agente si rappresenti e voglia fin dal principio la realizzazione della serie degli episodi. E’ pertanto irrilevante che l’occasione per la consumazione di qualcuno – o anche di tutti – gli atti della serie persecutoria sia stata meramente casuale. Ciò che conta infatti è solo la consapevolezza da parte dell’agente dell’abitualità della sua condotta. E’ dunque ovvio che l’acquisizione della prova della “premeditazione” di ogni singolo atto costituisca sintomo, sia sotto il profilo oggettivo che psicologico, di tale abitualità, ma ciò non significa che atti posti in essere dall’agente qualora “si presenti l’occasione” non possano parimenti integrare la fattispecie tipica sotto entrambi i profili.
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE V Sentenza 26 ottobre 2015, n. 43085 Ritenuto in fatto 1.Con l’ordinanza impugnata il Tribunale di Bari, in funzione di giudice dei riesame, ha annullato il provvedimento con cui era stata applicata ad A.M. la misura cautelare della custodia in carcere per il reato di atti persecutori commesso ai...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 16 settembre 2015, n. 37570. I reati di cui agli artt. 2621 e 2622 c.c., così come riformati dalla legge 27 maggio 2015, n. 69, sono reati di pericolo (concreto), configurabili a prescindere dalla causazione di un danno patrimoniale a soci o creditori
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 16 settembre 2015, n. 37570 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. MARASCA Gennaro – Presidente Dott. LAPALORCIA Grazia – Consigliere Dott. VESSICHELLI Maria – Consigliere Dott. ZAZA Carlo – Consigliere Dott. PISTORELLI Luca...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 16 settembre 2015, n. 37566. Nel caso in cui il pubblico ufficiale, chiamato ad esprimere un giudizio, sia libero anche nella scelta dei criteri di valutazione, la sua attivita’ deve ritenersi assolutamente discrezionale e, pertanto, il documento che contiene il giudizio non puo’ considerarsi destinato a provare la verita’ di alcun fatto. Diversamente, se l’atto da compiere fa riferimento anche implicito a previsioni normative che dettano criteri di valutazione o a parametri tecnicamente indiscussi si e’ in presenza di un esercizio di discrezionalita’ tecnica, che vincola la valutazione ad una verifica di conformita’ della situazione fattuale a parametri predeterminati, sicche’ l’atto potra’ risultare falso se detto giudizio di conformita’ non sara’ rispondente ai parametri cui esso e’ implicitamente vincolato ovvero venga fondato su premesse contenenti false attestazioni
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 16 settembre 2015, n. 37566 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. MARASCA Gennaro – Presidente Dott. MICCOLI Grazia – Consigliere Dott. SETTEMBRE Antonio – Consigliere Dott. PISTORELLI Luca – rel. Consigliere Dott. LIGNOLA...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 24 luglio 2015, n. 32674. Un atto può ritenersi molesto non solo in ragione dell’intrinseco contenuto, ma anche per il contesto in cui viene posto in essere e per le condizioni soggettive di chi lo subisce. E’ necessario essere in grado di apprezzare fino a che punto le condotte dell’imputato siano da ritenere oggettivamente moleste e soprattutto se la loro reiterazione abbia potuto qualificare la condotta come tipica in virtù delle peculiari condizioni soggettive della persona offesa
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 24 luglio 2015, n. 32674 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. FUMO Maurizio – Presidente Dott. BRUNO Paolo Antonio – Consigliere Dott. PEZZULLO Rosa – Consigliere Dott. MICHELI Paolo – Consigliere Dott. PISTORELLI...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 23 giugno 2015, n. 26478. In tema di revisione della sentenza, ai fini dell’ammissibilità dell’istanza devono intendersi non solo le prove sopravvenute alla sentenza definitiva di condanna e quelle scoperte successivamente a essa, ma anche quelle non acquisite nel precedente grado di giudizio ovvero acquisite, ma non valutate neanche implicitamente, purché non si tratti di prove dichiarate inammissibili o ritenute superflue dal giudice. Nel caso di specie, la Corte ha annullato l’ordinanza con cui la Corte d’appello non aveva ammesso come nuovi elementi in favore del reo senza attendere il giudizio della Corte d’assise, che aveva espresso il proprio parere favorevole a un loro esame e a una rilettura della vicenda
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 23 giugno 2015, n. 26478 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. VESSICHELLI Maria – Presidente Dott. MICHELI Paolo – Consigliere Dott. PISTORELLI Lu – rel. Consigliere Dott. CAPUTO Angelo – Consigliere Dott. DEMARCHI...