Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 25 marzo 2015, n. 12657 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. ROTUNDO Vincenz – Presidente Dott. CAPOZZI Angelo – Consigliere Dott. DI SALVO Emanuel – Consigliere Dott. BASSI A. – rel. Consigliere Dott....
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Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 25 marzo 2015, n.12656. Sono sottoposti a vincolo di indisponibilità le garanzie finanziarie prestate dall’appaltatore quale condizione per l’ottenimento dell’autorizzazione alla gestione di un servizio pubblico di discarica rifiuti, in quanto volte a garantire la copertura dei costi per la gestione dell’impianto dopo la chiusura. Al contrario, la componente del corrispettivo pagato per ciascun rifiuto, anche se diretta a compensare i costi necessari per l’ottenimento delle garanzie finanziarie, entra immediatamente nella piena disponibilità dell’appaltatore, non avendo alcun carattere di altruità rispetto al patrimonio del gestore
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE VI SENTENZA 25 marzo 2015, n.12656 Ritenuto in fatto Con ordinanza del 13 ottobre 2014, il Gip presso il Tribunale di Latina ha applicato a D.E. , L.S. , R.A. , C.V. , G.A. e T.P. , in relazione al reato di peculato commesso in concorso tra loro...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 27 febbraio 2015, n. 8955. La quasi flagranza che legittima l'arresto – e dunque anche il provvedimento precautelare de quo – presuppone una correlazione tra l'azione illecita e l'attività di limitazione della libertà che pur superando l'immediata individuazione dell'arrestato sul luogo del reato, permetta comunque la riconduzione della persona all'illecito sulla base della continuità del controllo, anche indiretto, eseguito da coloro i quali si pongano al suo inseguimento, siano le parti lese o gli agenti della sicurezza. Non ricorre lo stato di quasi flagranza qualora l'inseguimento dell'indagato da parte della polizia giudiziaria sia iniziato, non già a seguito e a causa della diretta percezione dei fatti, ma per effetto e solo dopo l'acquisizione di informazioni da parte di terzi. Ancora, deve escludersi lo stato di cd. "quasi – flagranza" quando l'azione che porta all'arresto trova il suo momento iniziale non già in un immediato inseguimento da parte della polizia giudiziaria, ma in una denuncia della persona offesa, raccolta quando si era già consumata l'ultima frazione della condotta delittuosa. Sulla scorta di tali principi, nella specie, è stato ritenuto insussistente lo stato di "quasi flagranza", atteso che la polizia giudiziaria procedeva all'adozione del provvedimento di allontanamento dell'imputata dalla casa familiare, non a seguito delle ricerche poste in essere in immediata successione temporale rispetto all'acquisizione della notizia del fatto reato da parte di coloro che vi assistevano o li subivano (come la parte lesa), dunque secondo una linea di continuità rispetto alla commissione dell'illecito, bensì dopo avere raccolto la denuncia della vittima presso il Pronto Soccorso del nosocomio, quando la condotta aggressiva, integrante il reato di lesioni personali costituente presupposto per il provvedimento ex artt. 384-bis e 282-bis, comma 6, cod. proc. pen., si era già ampiamente conclusa, con una significativa soluzione di continuità
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 27 febbraio 2015, n. 8955 Ritenuto in fatto 1. Con ordinanza del 14 luglio 2014, il Gip del Tribunale di Spoleto ha convalidato il provvedimento di allontanamento d’urgenza dalla casa familiare disposto dalla P.G. nei confronti di B.A., in relazione al reato di lesioni personali aggravate in danno...
Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 28 gennaio 2015, n. 4197. Ai fini dell'inquadramento giuridico della condotta di colposa agevolazione dell'utilizzazione da parte di terzi del veicolo sottoposto a fermo amministrativo posta in essere dal custode del veicolo stesso, fra le due letture alternative sopra delineate – reato autonomo ex art. 335 cod. pen. e concorso colposo nell'illecito amministrativo ex art. 213, comma 4, del Codice della Strada – si deve certamente privilegiare la soluzione interpretativa più consona al principio di specialità e, sopratutto, al principio di ragionevolezza, così da scongiurare disparità di trattamento di situazioni nella sostanza equipollenti e, dunque, da evitare di assoggettare a sanzione penale la condotta di agevolazione colposa dell'utilizzo da parte di terzi di un veicolo sottoposto a fermo amministrativo (ex art. 335 cod. pen.) ed alla sola sanzione amministrativa (ex art. 213, comma 4, Codice della Strada) la condotta – obbiettivamente non meno grave – di sottrazione abusiva del veicolo sottoposto a fermo amministrativo (e circolazione a bordo dello stesso).
Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 28 gennaio 2015, n. 4197 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza del 16 aprile 2012, la Corte d’appello di Lecce, sezione distaccata di Taranto, ha confermato la sentenza del 23 giugno 2008, con la quale il Tribunale di Taranto condannava G.A. alla pena di mesi due di reclusione,...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 22 dicembre 2014, n. 53416. E’ possibile sussumere nella fattispecie dei maltrattamenti commessi da soggetto investito di autorità in contesto lavorativo ex art. 572 c.p. la condotta di c.d. mobbing posta in essere dal datore di lavoro in danno del lavoratore, purchè sussista il requisito della para-familiarità, che si caratterizza per la sottoposizione di una persona all'autorità di un'altra in un contesto di prossimità permanente, di abitudini di vita (anche lavorativa) proprie e comuni alle comunità familiari, non ultimo per l'affidamento, la fiducia e le aspettative del sottoposto rispetto all'azione di chi ha ed esercita su di lui l'autorità con modalità, tipiche del rapporto familiare, caratterizzate da ampia discrezionalità ed informalità
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE VI SENTENZA 22 dicembre 2014, n. 53416 Ritenuto in fatto Con sentenza del 7 febbraio 2014, in riforma della sentenza di condanna del 18 dicembre 2012 del Tribunale di Torino, sezione distaccata di Chivasso, la Corte d’appello di Torino ha assolto M.V. e M.S. (rispettivamente Presidente del C.d.A. e Amministratore...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 23 dicembre 2014, n. 53578. La condotta appropriativa di fondi specificamente destinati al finanziamento dell'esercizio della pratica sportiva erogati a tale scopo dal C.O.N.I. integra il delitto di peculato, dal momento che, in relazione a tale specifica attività, sono riconosciute alla Federazione connotazioni evidentemente pubblicistiche, e sussiste un vincolo di destinazione dei fondi erogati alla realizzazione di una specifica finalità e funzione pubblica, quale quella della promozione dell'attività sportiva nell'interesse della collettività
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 23 dicembre 2014, n. 53578 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. CONTI Giovanni – Presidente Dott. FIDELBO Giorgio – Consigliere Dott. DI STEFANO Pierluigi – Consigliere Dott. DI SALVO Emanuele – Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 22 dicembre 2014, n. 53428. L'istituto della revisione non si configura come un'impugnazione tardiva che permette di dedurre in ogni tempo cio' che nel processo, definitivamente concluso, non e' stato rilevato o non e' stato dedotto, bensi' costituisce un mezzo straordinario di impugnazione che consente, in casi tassativi, di rimuovere gli effetti del giudicato dando priorita' alla esigenza di giustizia sostanziale rispetto a quella di certezza dei rapporti giuridici: da cio' deriva che l'efficacia risolutiva del giudicato non puo' avere come presupposto una diversa valutazione del dedotto o una inedita disamina del deducibile (il giudicato, infatti, copre entrambi), bensi' l'emergenza di nuovi elementi estranei e diversi da quelli del definito processo . L'istituto della revisione e', invero, diretto a che al giudicato sia sostituita una nuova, diversa pronuncia, all'esito di un nuovo, diverso, giudizio; ma, perche' il giudizio sia "nuovo", esso deve necessariamente fondarsi su elementi di indagine diversi da quelli compresi nel processo conclusosi con il giudizio precedente. Si deve pertanto escludere che possa costituire prova nuova una diversa valutazione tecnica o scientifica di dati gia' valutati, in quanto, cio' si traduce in un apprezzamento critico di emergenze oggettive gia' conosciute e delibate nel procedimento, sostanzia una mera "rilettura" di un medesimo dato di fatto, gia' processualmente accertato in via definitiva. Una prova, perche' possa dirsi "nuova", deve dunque essere tesa ad introdurre elementi di fatto diversi da quelli gia' presi in considerazione nel precedente giudizio e non soltanto a sollecitare la rivalutazione di essi.
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 22 dicembre 2014, n. 53428 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. MILO Nicola – Presidente Dott. ROTUNDO Vincenzo – Consigliere Dott. LEO Guglielmo – Consigliere Dott. FIDELBO Giorgio – Consigliere Dott. BASSI Alessandr...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 22 dicembre 2014, n. 53420. Non e' integrata alcuna nullita' della motivazione laddove il provvedimento faccia espresso richiamo per relationem ad altro provvedimento, ancorche' non allegato o non trascritto nell'ordinanza da motivare, purche' conosciuto o agevolmente conoscibile dall'interessato. I requisiti necessari affinche' la motivazione per relationem di un provvedimento giudiziale possa essere considerata legittima, sottolineando che, perche' possa ritenersi tale, la motivazione: 1) deve fare riferimento, recettizio o di semplice rinvio, a un legittimo atto del procedimento, la cui motivazione risulti congrua, adeguata rispetto all'esigenza di giustificazione propria del provvedimento di destinazione; 2) deve fornire la dimostrazione che il giudice ha preso cognizione del contenuto sostanziale delle ragioni del provvedimento di riferimento e le abbia meditate e ritenute coerenti con la sua decisione; 3) l'atto di riferimento, quando non venga allegato o trascritto nel provvedimento da motivare, deve essere conosciuto dall'interessato o almeno ostensibile, quantomeno al momento in cui si renda attuale l'esercizio della facolta' di valutazione, di critica ed, eventualmente, di gravame e, conseguentemente, di controllo dell'organo della valutazione o dell'impugnazione. Non e' dunque sufficiente il mero richiamo tout court all'altro provvedimento, ma e' necessario che il giudice "qualifichi" gli elementi indicati nel provvedimento richiamato per relationem e, dunque, dimostri una non supina ed immotivata adesione al precedente provvedimento, di cui e' tenuto a lasciare traccia visibile nel provvedimento. Allorche' si tratti della sentenza emessa a seguito di un giudizio di impugnazione, l'obbligo di motivazione non puo' ritenersi soddisfatto dal mero richiamo alla sentenza in verifica, essendo il giudice del gravame tenuto a disaminare le censure mosse dal ricorrente e ad esplicitare le ragioni per le quali abbia ritenuto di rigettarle ovvero di farle proprie.
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 22 dicembre 2014, n. 53420 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. IPPOLITO Francesco – Presidente Dott. CAPOZZI Angelo – Consigliere Dott. DI SALVO Emanuele – Consigliere Dott. DE AMICIS Gaetano – Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 22 dicembre 2014, n. 53415. Allorché sussista un fondato motivo per ritenere non ripetibili nel dibattimento le dichiarazioni di una persona informata dei fatti, il pubblico ministero è dunque tenuto a chiedere l'incidente probatorio allo scopo di cristallizzare le dichiarazioni del teste, con la conseguenza che, in caso di impossibilità di assumere le dichiarazioni in incidente probatorio per impossibilità di reperire il testimone, verrà certificata per tabulas una situazione di impossibilità sopravvenuta di ripetizione, legittimante, vista la diligente e tempestiva attivazione dell'inquirente, la lettura delle dichiarazioni assunte in indagini
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 22 dicembre 2014, n. 53415 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza dell’8 marzo 2013, giudicando a seguito di annullamento con rinvio disposto con sentenza del 22 maggio 2009 da questa Corte di cassazione, in riforma della sentenza assolutoria del 6 giugno 2006 del Gup di Santa...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 24 novembre 2014, n. 48645. In un procedimento per maltrattamenti in famiglia, il tribunale non può negare l'ascolto del minore, richiesto a discarico dai parenti imputati, motivandolo con la sua presunta inattendibilità. Quando una parte, a seguito dell'esercizio dei poteri officiosi di integrazione probatoria, chieda la prova contraria essa non può essere rifiutata salvo che sia contraria alla legge o manifestamente superflua o irrilevante
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 24 novembre 2014, n. 48645 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. MILO Nicola – Presidente Dott. CONTI Giovanni – Consigliere Dott. LEO Guglielmo – Consigliere Dott. DI STEFANO Pierluigi – Consigliere Dott. BASSI...