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Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 28 maggio 2015, n. 11067. La nozione di giustificatezza introdotta dalla contrattazione collettiva in materia di licenziamento e’ nettamente distinta dalle nozioni di giusta causa e di giustificato motivo Legge n. 604 del 1966, ex articolo 2119 e articolo 3 traducendosi essenzialmente in assenza di arbitrarieta’ e pretestuosita’ o, per converso, nella ragionevolezza del provvedimento datoriale. La nozione di giustificatezza del licenziamento, che rileva ai fini del riconoscimento del diritto alla indennita’ supplementare, spettante in base alla contrattazione collettiva al dirigente, non coincide con quelle di giusta causa o giustificato motivo del licenziamento del lavoratore subordinato, ma e’ molto piu’ ampia, e si estende sino a comprendere qualsiasi motivo di recesso che ne escluda l’arbitrarieta’, con i limiti del rispetto dei principi di correttezza e buona fede e del divieto dei licenziamento discriminatorio. Ond’e’ che, a differenza dell’esonero del datore di lavoro dal pagamento dell’indennita’ supplementare, generalmente prevista per i dirigenti di azienda dalla contrattazione collettiva, che presuppone la giustificazione del licenziamento, l’esonero dall’obbligo del preavviso o da quello alternativo del pagamento dell’indennita’ sostitutiva presuppone la giusta causa che consiste in un fatto che, in concreto valutato (e cioe’, sia in relazione alle sua oggettivita’ sia con riferimento alle sue connotazioni soggettive), determina una grave lesione della fiducia del datore di lavoro nel proprio dipendente, tale da non consentire la prosecuzione, neppure temporanea, del rapporto, tenuto conto altresi’ della natura di quest’ultimo e del grado di fiducia che esso postula, di guisa che possono ricorrere le condizioni per non corrispondere l’indennita’ supplementare, in presenza della giustificatezza del licenziamento, e non sussistere quelle per negare l’indennita’ sostitutiva di preavviso in assenza della giusta causa

Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 28 maggio 2015, n. 11067   REPUBBLICA ITALIANAIN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE LAVORO Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. ROSELLI Federico – Presidente Dott. BANDINI Gianfranco – Consigliere Dott. DORONZO Adriana – Consigliere Dott. LORITO Matilde – rel. Consigliere Dott. GHINOY Paola...

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Corte di Cassazione, sezioni unite, sentenza 26 maggio 2015, n. 10796. Trasferimento per il magistrato che nella mailing list offende i colleghi

Suprema Corte di Cassazione sezioni unite sentenza 26 maggio 2015, n. 10796 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONI UNITE CIVILI Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. ROSELLI Federico – Primo Presidente f.f. Dott. RORDORF Renato – Presidente Sezione Dott. BERNABAI Renato – rel. Consigliere Dott. CAPPABIANCA Aurelio –...

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Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 26 maggio 2015, n. 10834. Qualora il lavoratore dimostri che le varie contestazioni disciplinari subite avevano finalità discriminatoria e ritorsiva, è corretto dedurne l’illegittimità del successivo licenziamento, presentato. Se non tutte le sanzioni disciplinari (e i licenziamenti) illegittimi sono discriminatori, tutte le sanzioni disciplinari (e i licenziamenti) discriminatori sono illegittimi

Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 26 maggio 2015, n. 10834 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE LAVORO Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. ROSELLI Federico – Presidente Dott. FEDERICO Guido – Consigliere Dott. MANNA Antonio – Consigliere Dott. TRIA Lucia – rel. Consigliere Dott. GHINOY Paola...

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Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 20 maggio 2015, n. 10386. La Suprema Corte si è nuovamente soffermata sul disposto del novellato art. 434, comma 1, cod. proc. civ., norma che, per il rito del lavoro, in coerenza con il paradigma generale contestualmente introdotto nell’art. 342 cod. civ., specifica i requisiti della motivazione che il ricorso in appello deve presentare, a pena di inammissibilità del gravame

Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 20 maggio 2015, n. 10386 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE LAVORO Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. ROSELLI Federico – Presidente Dott. VENUTI Pietro – Consigliere Dott. MAISANO Giulio – rel. Consigliere Dott. BLASUTTO Daniela – Consigliere Dott. TRICOMI Irene...

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Corte di Cassazione, sezioni unite, ordinanza 3 giugno 2015, n. 11373. Visti gli artt. 134 Cost. e 23 l. 87/1953, dichiarata rilevante e non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale dell’art. 15 d.p.r. 601/1973, per contrasto, nei sensi di cui in motivazione, con gli artt. 3 e 41 Cost

Suprema Corte di Cassazione sezioni unite ordinanza interlocutoria 3 giugno 2015, n. 11373 Svolgimento del processo In relazione alle formalità di cancellazione di ipoteca e privilegio speciale, oggetto di atto notarile 30.9.2003, concernenti mutuo agevolato in precedenza erogato e gestito da società poi incorporata, Sviluppo Italia s.p.a. – società d’intermediazione finanziaria – usufruì dell’esenzione dall’imposta...

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Corte di Cassazione, sezioni unite, sentenza 29 aprile 2015, n. 8620. Nell’ampio concetto di circolazione stradale indicato nell’articolo 2054 del Cc è compresa anche la posizione di arresto del veicolo

Suprema Corte di Cassazione sezioni unite sentenza 29 aprile 2015, n. 8620 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONI UNITE CIVILI Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. ROVELLI Luigi Antonio – Primo Presidente f.f. Dott. ROSELLI Federico – Presidente Sezione Dott. RORDORF Renato – Presidente Sezione Dott. BERNABAI Renato...

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Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 27 aprile 2015, n. 8533. L’ammissibilità dell’a.t.p.o. richiede che il giudice adito accerti sommariamente, nella verifica dei presupposti processuali.

Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 27 aprile 2015, n. 8533 Svolgimento del processo L’Istituto nazionale della previdenza sociale contestava con ricorso al Tribunale di Gela le risultanze dell’accertamento tecnico preventivo richiesto ex art. 445 bis c.p.c. da P.V.A. , che aveva accertato la sussistenza di un’invalidità del 100%. Con la sentenza del 12...