Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza n. 10110 del 3 marzo 2014 CONSIDERATO IN FATTO 1. GP ha definito ai sensi dell’art. 444 c.p.p. e in data ll.2.2013, davanti al Tribunale di Modica, il processo che lo vedeva imputato del reato di cui all’art. 12 sexies legge 898/1970 in relazione all’art. 3 legge 54/2006, ...
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Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 3 marzo 2014, n. 4936. Ove il giudice constati il rispetto dei limiti tutti di cui all'art. 1102 c.c., deve ritenersi legittima l'opera – eventualmente una canna fumaria posta in aderenza al muro perimetrale e a ridosso del terrazzo a livello di proprietà di un determinato condomino – quantunque realizzata in violazione delle norme dettate per regolare i rapporti tra proprietà esclusive, distinte e contigue.
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 3 marzo 2014, n. 4936 Svolgimento del processo B.G. , dante causa della ricorrente, proprietario di un immobile a piano terra sito in (omissis) , chiedeva all’assemblea del 27.1.1990 del condominio in cui era ricompreso il cespite di sua esclusiva proprietà, di essere autorizzato a realizzare sulla parete...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza n. 9807 del 28 febbraio 2014. Qaalora la relazione del SERT sia estremamente positiva, il Tribunale di sorveglianza è tenuto a concedere alcuni benefici
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza n. 9807 del 28 febbraio 2014 Svolgimento del processo La Corte, ritenuto in fatto e considerato in diritto 1. Il Tribunale di sorveglianza di Bari, con ordinanza del 16 aprile 2013, dichiarava inammissibili le istanze di detenzione domiciliare e semilibertà e rigettava, nel contempo, quelle di affidamento al ...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 3 marzo 2014, n. 4934. Nell'interpretazione dei contratti di compravendita immobiliare, ai fini della determinazione della comune intenzione delle parti circa l'estensione dell'immobile compravenduto, i dati catastali, emergenti dal tipo di frazionamento approvato dai contraenti ed allegato all'atto notarile trascritto, e l'indicazione dei confini risultante dal rogito assurgono al rango di risultanze di pari valore. Le piante planimetriche allegate ai contratti aventi ad oggetto immobili fanno parte integrante della dichiarazione di volontà, quando ad esse i contraenti si siano riferiti nel descrivere il bene, e costituiscono mezzo fondamentale per l'interpretazione del negozio, salvo, poi, al giudice di merito, in caso di non coincidenza tra la descrizione dell'immobile fatta in contratto e la sua rappresentazione grafica contenuta nelle dette planimetrie, il compito di risolvere la "quaestio voluntatis" della maggiore o minore corrispondenza di tali documenti all'intento negoziale ricavato dall'esame complessivo del contratto.
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 3 marzo 2014, n. 4934 Svolgimento del processo Con atto di citazione notificato in data 17 dicembre 2003, la sig.ra P.I. , nella qualità di proprietaria in (omissis) di un fabbricato con antistante marciapiede, conveniva in giudizio, dinanzi al Tribunale di Pinerolo, i sigg. V.P.A. e Pe.Ma. ,...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza del 26 febbraio 2014, n. 4564. Il verbale di conciliazione giudiziale tra le parti non può avere gli effetti esecutivi di una sentenza passata in giudicato, ma solo quelli di un titolo contrattuale esecutivo ai sensi dell'art. 474, n. 3, cod. proc. civ. Il relativo verbale, ancorché redatto con l'intervento del giudice a definizione di una controversia pendente, è ad ogni effetto un atto negoziale, la cui interpretazione si risolve in un accertamento di fatto di esclusiva spettanza del giudice di merito. Tale interpretazione va operata ai sensi dell’articolo 1362 ss. del codice civile
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza del 26 febbraio 2014, n. 4564 Svolgimento del processo 1. Be.Si. e J.K.K. intimarono, loro notificandolo il 23.5.02, precetto a B.M. e C.F. di rimuovere alcune opere da loro eseguite su di un accesso di uso comune, violando i termini di un verbale di conciliazione giudiziale concluso nell’ambito...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 4 marzo 2014, n. 5030. In tema di responsabilità per le cose portate in albergo, il cliente non ha l'obbligo di affidare gli oggetti di valore di sua proprietà in custodia all'albergatore, mancando una specifica previsione normativa in tale senso; tuttavia, se non si avvalga di tale facoltà, corre il rischio di non poter ottenere, in caso di sottrazione, l'integrale risarcimento del danno, come disposto dall'art. 1783 c.c., a meno che non provi la colpa dell'albergatore o degli altri soggetti a lui legati da rapporto di parentela o collaborazione, ai sensi dell'art. 1785 bis c.c. In assenza di tale riscontro probatorio, la determinazione del "quantum" entro il limite massimo stabilito nell'ultimo comma dell'art. 1783 c.c. rientra nel potere discrezionale del giudice di merito, il quale é libero di determinare la somma da liquidare secondo il suo prudente apprezzamento. La responsabilità dell'albergatore per le cose dei clienti sorge per il solo fatto della introduzione, da parte del cliente, delle cose nell'albergo, indipendentemente da qualsiasi consegna, poiché essa inerisce direttamente al contenuto del contratto alberghiero, dovendo essere riferita all'obbligo accessorio dell'albergatore di garantire alla clientela, contro eventuali perdite, danni e furti, la sicurezza delle cose portate in albergo. Per cui spetta a lui offrire la prova liberatoria
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 4 marzo 2014, n. 5030 Svolgimento del processo 1. – Con sentenza in data 14 maggio 2003 il Tribunale di Lucca respinse la domanda proposta da S.B., che aveva chiesto la condanna di SEAR Hotel Augustus di M.N. & C. S.a.s. e di Minerva Assicurazioni S.p.A. (poi Zurigo...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza n. 10105 del 3 marzo 2014. Il reato previsto dall'art. 3 legge 8.2.2006 n. 54 è procedibile d'ufficio e non a querela della persona offesa
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza n. 10105 del 3 marzo 2014 CONSIDERATO IN FATTO 1. RC era imputato del reato di cui all’art. 3 legge 8.2.2006 n. 54 (in relazione agli artt. 570.1 e 2 c.p., 12 sexies legge 1 dicembre 1970 n. 898) per non aver provveduto a versare la somma di...
Corte di Cassazione, sezioni unite, sentenza 17 febbraio 2014, n. 3661. Nelle ipotesi in cui non vi sia l'iniziale dichiarazione di pubblica utilità o la stessa sia affetta da radicale nullità, per mancata indicazione dei termini di (inizio e) compimento dell'opera, che sono condizione dell'attribuzione alla pubblica amministrazione del potere espropriativo, deve essere ascritta alla giurisdizione del giudice ordinario la controversia instaurata dal proprietario di un fondo occupato dall'amministrazione per l'esecuzione di un'opera il cui progetto sia stato approvato senza indicazioni dei termini di inizio e compimento dei lavori e della procedura, verificandosi in tal caso una situazione di carenza di potere espropriativo, per cui l'occupazione effettuata sul suolo privato costituisce mero comportamento materiale
La massima 1. Nelle ipotesi in cui non vi sia l’iniziale dichiarazione di pubblica utilità o la stessa sia affetta da radicale nullità, per mancata indicazione dei termini di (inizio e) compimento dell’opera, che sono condizione dell’attribuzione alla pubblica amministrazione del potere espropriativo, deve essere ascritta alla giurisdizione del giudice ordinario la controversia instaurata dal...
Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 28 febbraio 2014 n. 4866. Confermato il licenziamento in danno di un massofisioterapista motivato con la mancata produzione di documentazione relativa al possesso di un idoneo titolo per lo svolgimento della prestazione richiesta
Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 28 febbraio 2014 n. 4866 Svolgimento del processo A.R. ha impugnato il licenziamento intimatogli con lettera del 24.2.2004 dalla S.r.l. Centro Agro Aversano di FKT, presso cui aveva lavorato con mansioni di massofisioterapista, motivato con la mancata produzione di documentazione relativa al possesso di un idoneo titolo per...
Corte di Cassazione, sezione VI, ordinanza 24 febbraio 2014, n. 4295. La liquidazione del compenso del curatore fallimentare (ovvero del commissario giudiziale ndr) deve essere specificamente motivata mediante la indicazione dei criteri seguiti, ai sensi dell'articolo 39 della legge fall., in relazione alla disciplina regolamentare richiamata, risultando altrimenti nullo il decreto di liquidazione
Suprema Corte di Cassazione sezione VI ordinanza 24 febbraio 2014, n. 4295 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA CIVILE SOTTOSEZIONE 1 Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. MACIOCE Luigi – Presidente Dott. RAGONESI Vittorio – rel. Consigliere Dott. BISOGNI Giacinto – Consigliere Dott. DE CHIARA Carlo –...