SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE IV SENTENZA 28 novembre 2014, n. 49654 Ritenuto in fatto Con sentenza del 8112012 il G.u.p. del Tribunale di Palermo, in sede di giudizio abbreviato, assolveva P.E. dal delitto di omicidio colposo in danno di Pi.M., perché il fatto non sussiste. All’imputato, in qualità di medico di turno presso il...
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Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 24 novembre 2014, n. 48663. Nella fattispecie criminosa di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato (art. 316-ter cod. pen.) va inquadrata la condotta del datore di lavoro che, mediante la fittizia esposizione di somme corrisposte al lavoratore a titolo di indennità per malattia o maternità o assegni familiari, ottiene dall'I.N.P.S. il conguaglio di tali somme, in realtà non corrisposte, con quelle da lui dovute all'istituto previdenziale a titolo di contributi previdenziali e assistenziali, così percependo indebitamente dallo stesso istituto le corrispondenti erogazioni
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 24 novembre 2014, n. 48663 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SECONDA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. FIANDANESE Franco – Presidente Dott. MACCHIA Alberto – Consigliere Dott. LOMBARDO Luigi – rel. Consigliere Dott. PELLEGRINO Andrea – Consigliere Dott. RECCHIONE...
Corte di Cassazione, S.U.P., sentenza 11 dicembre 2014, n. 51660. Al fine di disporre il sequestro conservativo, è necessario e sufficiente che vi sia il fondato motivo di ritenere che manchino le garanzie del credito; vale a dire che il patrimonio del debitore sia attualmente insufficiente per l'adempimento delle obbligazioni di cui all'art. 316, commi 1 e 2, cod. proc pen.
Suprema Corte di Cassazione S.U.P. sentenza 11 dicembre 2014, n. 51660 Ritenuto in fatto 1. Con ordinanza del 31 maggio 2014, il Tribunale di Genova, adito in sede di riesame, confermava l’ordinanza del Giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Chiavari che aveva disposto, su istanza di F.D. e A.R. , persone offese costituitesi parti civili...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 9 dicembre 2014, n. 25848. L'appello col quale la vittima di un fatto illecito chieda un più cospicuo risarcimento del danno espone il responsabile, che sia anche assicurato contro i rischi della responsabilità civile, all'eventualità che in caso di accoglimento del gravame il massimale assicurato risulti incapiente. Ne consegue che quell'appello, facendo sorgere un interesse altrimenti insussistente, legittima l'assicurato-danneggiante a proporre appello incidentale tardivo autonomo, anche nei confronti di capi della sentenza non impugnati con l'appello principale, ovvero nei confronti di parti diverse dall'appellante principale
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE III SENTENZA 9 dicembre 2014, n. 25848 Ritenuto in fatto Nel 2000 i sigg.ri G.L. e P.C.M. , sia in proprio che quali rappresentanti ex art. 320 c.c. dei figli minori G.V. e G.F. , convennero dinanzi al Tribunale di Roma il Comune di Roma, allegando che: (-) la propria...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 9 dicembre 2014, n. 25853. L’art. 1453 c.c. è di carattere dispositivo. Pertanto, il creditore, nell’ambito della facoltà connesse all’esercizio dell’autonomia privata, può accettare l’adempimento successivo alla domanda di risoluzione, rinunciando così agli effetti della stessa. Quindi, ai fini della rinuncia della domanda di risoluzione per inadempimento non è sufficiente il mero pagamento da parte del conduttore-debitore della somma di cui risulti moroso, essendo necessaria la manifestazione di una volontà, da parte del locatore-creditore, diversa rispetto all’azione intrapresa
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE sezione III SENTENZA 9 dicembre 2014, n. 25853 Motivi della decisione Con il primo motivo di ricorso la ricorrente lamenta la violazione e falsa applicazione degli artt. 112 e 346 c.p.c, nonché dell’art. 1453 c.c., in relazione all’art. 360 n. 3 c.p.c. e la nullità della sentenza e del procedimento in...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 5 dicembre 2014, n. 25726. Il danno da riduzione della capacità di lavoro, sofferto da persona che – come la casalinga – provveda da sé al lavoro domestico, costituisce una ipotesi di danno patrimoniale, e non biologico. Chi lo invoca ha, pertanto, l'onere di dimostrare che gli esiti permanenti residuati alla lesione della salute impediscono o rendono più oneroso (ovvero impediranno o renderanno più oneroso in futuro) lo svolgimento del lavoro domestico; in mancanza di tale dimostrazione nulla può essere liquidato a titolo di risarcimento di tale tipologia di danno patrimoniale
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE III SENTENZA 5 dicembre 2014, n. 25726 Motivi della decisione I ricorsi sono stati proposti per impugnare una sentenza pubblicata una volta entrato in vigore il D.Lgs. 15 febbraio 2006, n. 40, recante modifiche al codice di procedura civile in materia di ricorso per cassazione; con l’applicazione, quindi, delle disposizioni...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 27 novembre 2014, n. 25202. Scatta la responsabilità professionale per «colpa grave» e non per «dolo» – quindi con la possibilità ad essere manlevato dall'assicurazione – per il notaio rogante che non informi gli acquirenti di un immobile del concreto rischio che le ipoteche iscritte non vengano cancellate
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 27 novembre 2014, n. 25202 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA CIVILE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. SALME’ Giuseppe – Presidente Dott. SESTINI Danilo – rel. Consigliere Dott. DE STEFANO Franco – Consigliere Dott. SCARANO Luigi Alessandro – Consigliere...
Corte di Cassazione, sezioni unite, sentenza 11 dicembre 2014, n. 26098. In tema di operazioni elettorali riguardanti l'elezione del Parlamento, dall'art. 87 del d.P.R. n. 361 del 1957 (il quale stabilisce, con disposizione attuativa del principio di autodichia delle Camere affermato dall'art. 66 Cost., che è espressamente riservata all'Assemblea elettiva la convalida dell'elezione dei propri componenti, nonché il giudizio definitivo su ogni contestazione, protesta o reclamo presentati ai singoli Uffici elettorali circoscrizionali ed all'Ufficio centrale durante la loro attività o posteriormente) si desume che la cognizione di ogni questione concernente le operazioni elettorali, ivi comprese quelle relative all'ammissione delle liste, è affidata alla funzione giurisdizionale esclusiva delle Camere, per il tramite delle rispettive Giunte parlamentari, restando così preclusa qualsivoglia possibilità di intervento in proposito da parte del giudice ordinario e del giudice amministrativo
Suprema Corte di Cassazione sezioni unite sentenza 11 dicembre 2014, n. 26098 Svolgimento del processo e motivi della decisione Attraverso il ricorso in esame, il F. spiega: di essere stato candidato all’elezione dei componenti della Camera dei Deputati nella consultazione elettorale del febbraio 2013 al n. 5 della lista denominata Popolo della libertà; nella stessa...
Consiglio di Stato, sezione VI, sentenza 24 novembre 2014, n. 5779. L'esigenza di tutelare la riservatezza dei lavoratori, che hanno reso dichiarazioni in sede ispettiva, assume particolare rilevanza in quanto necessaria a prevenire eventuali ritorsioni o indebite pressioni da parte del datore di lavoro ed è altresì utile a preservare, in un contesto più ampio, l'interesse generale ad un compiuto controllo della regolare gestione dei rapporti di lavoro
Consiglio di Stato sezione VI sentenza 24 novembre 2014, n. 5779 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO IL CONSIGLIO DI STATO IN SEDE GIURISDIZIONALE SEZIONE SESTA ha pronunciato la presente SENTENZA sul ricorso numero di registro generale 3859 del 2014, proposto da D.Li., in proprio e quale amministratore e legale rappresentante della S.a.s....
Consiglio di Stato, adunanza plenaria, ordinanza 10 dicembre 2014, n. 33. Le comunicazioni di segreteria tramite posta elettronica certificata sono valide anche se riferite a ricorsi notificati prima dell’entrata in vigore del c.p.a. (purché, comunque, successive a esso) e anche se indirizzate a un difensore che aveva omesso di indicare il proprio indirizzo di posta elettronica certificata nel ricorso o nel primo atto difensivo. La validità e l’efficacia della comunicazione tramite posta elettronica certificata possono essere contestate solo adducendo un difetto di funzionamento del sistema informatico o una causa di forza maggiore non imputabile al destinatario. A fronte di una comunicazione effettuata tramite posta elettronica certificata non può essere concesso il beneficio della rimessione in termini per errore scusabile previsto dall’art.37 c.p.a., sulla base della sola deduzione (e del coerente rilievo) dell’incertezza giuridica sulla validità dell’utilizzo dello strumento di trasmissione della PEC.
CONSIGLIO DI STATO ADUNANZA PLENARIA ORDINANZA 10 dicembre 2014, n. 33 ORDINANZA sul ricorso in opposizione proposto da Gorla Alessandra, rappresentato e difeso dagli avv. Mario Sanino, Maurizio Cossa Majno Di Capriglio, con domicilio eletto presso Mario Sanino in Roma, viale Parioli, 180; Messina Giovanni; avverso il decreto presidenziale 563 in data 19 aprile 2013...