Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 5 marzo 2014, n. 10594 Ritenuto in fatto 1. Nel procedimento a carico di M.T., Pa.M., P.A., i primi due indagati con riferimento al delitto di diffamazione a mezzo stampa in danno di C.A., il terzo con riferimento al delitto di cui all’articolo 57 cp, il tribunale del...
Categoria: Diritto Penale e Procedura Penale
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 4 marzo 2014, n. 10264. Il delitto di sequestro di persona a scopo di estorsione di cui all'art. 630 cod. pen. sussiste soltanto se l'autore del sequestro abbia agito – in assenza di una causa preesistente – al fine specifico di conseguire un ingiusto profitto come prezzo della liberazione; non è configurabile invece, mancando tale specifico fine, quando il sequestro ed il perseguimento del profitto siano direttamente collegabili ad una precedente causa, ancorché illecita
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 4 marzo 2014, n. 10264 Ritenuto in fatto 1. Con la pronuncia indicata in epigrafe, la Corte di appello di Roma confermava la sentenza di condanna emessa dal Tribunale di Tivoli il 15/12/2010 nei confronti di D.B., ritenuto responsabile di reati ex artt. 630, 628, 582, 614...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 18 febbraio 2014, n. 7504. L'attività giornalistica – laddove si tratti della diffusione di notizie o dati concernenti minori – deve sempre avvenire nel rispetto di determinati limiti e, segnatamente, in quello della essenzialità della informazione, la cui valutazione è affidata all'apprezzamento del giudice di merito censurabile soltanto ove lo stesso sia affetto da vizi logici manifesti o contraddittorietà o carenza di motivazione. Per effetto di quanto previsto dall'art. 137 cit., la diffusione o la comunicazione dei dati per finalità giornalistiche può essere effettuata anche senza il consenso dell'interessato previsto dagli artt. 23 e 26, restando tuttavia fermi i limiti del diritto di cronaca a tutela dei diritti di cui all'art. 2 e, in particolare, quello dell'essenzialità dell'informazione riguardo a fatti di interesse pubblico.
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE III SENTENZA 18 febbraio 2014, n. 7504 Ritenuto in fatto 1.1 Con sentenza del 27 settembre 2012 la Corte di Appello di Napoli in parziale riforma della sentenza del Tribunale di Napoli – Sezione Distaccata di Pozzuoli – del 30 settembre 2009 emessa nei riguardi di P.D. (imputato del reato...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza n. 9680 del 27 febbraio 2014. Ai fini dell'affidamento in prova al servizio sociale, la mancata ammissione da parte del condannato della propria colpevolezza non può indurre ad una prognosi sfavorevole in ordine alla commissione di altri reati, sia perché nell'attuale processo penale l'imputato non ha l'obbligo di dire la verità, sia perché l'assenza di confessione può essere dettata da una variegata e disparata serie di motivi, si che la stessa non può, da sola, essere ritenuta sintomatica di mancato ravvedimento, di persistente pericolosità sociale, ovvero di fermo proponimento di persistere nel crimine
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza n. 9680 del 27 febbraio 2014 RITENUTO IN FATTO 1.SV , detenuto presso la casa circondariale di Altamura, impugna innanzi a questa Corte per il tramite del suo difensore l’ordinanza del 24 gennaio 2013, con la quale il Tribunale di sorveglianza di Bari ha respinto la sua istanza ...
Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 3 marzo 2014, n. 10136. In tema di accertamenti concernenti la verifica delle condizioni psico-fisiche dei conducenti di autoveicoli coinvolti in incidenti stradali e della loro utilizzabilità processuale con riguardo alle ipotesi di guida in stato di ebbrezza alcolica, ha condivisibilmente affermato che i risultati del prelievo ematico, non preordinato ai fini di prova della responsabilità penale ma effettuato, secondo i normali protocolli medici di pronto soccorso, durante il ricovero in una struttura ospedaliera a seguito di incidente stradale, sono certamente utilizzabili ai fini dell'accertamento del reato di guida in stato di ebbrezza alcolica, trattandosi di elementi di prova acquisiti attraverso la documentazione medica, irrilevante dovendo ritenersi, in tali casi, la mancanza del consenso dell'interessato. E' stato, quindi, anche affermato che i prelievi non necessari a fini terapeutici, effettuati in assenza di consenso dell'interessato, sono inutilizzabili, per violazione del diritto, costituzionalmente garantito, di inviolabilità della persona
Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 3 marzo 2014, n. 10136 Ritenuto in fatto 1. – C.A. ricorre per cassazione avverso la sentenza della Corte d’Appello di Genova, del 28 febbraio 2013, che ha confermato la sentenza del Tribunale di Chiavari, del 21 novembre 2011, che lo ha ritenuto colpevole dei reati di guida...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza n. 9635 del 27 febbraio 2014. Ai fini della pronuncia della sentenza di non luogo a procedere, il Gup, in presenza di fonti di prova che si prestano ad una molteplicità ed alternatività di soluzioni valutative, deve limitarsi a verificare l'inutilità o superfluità del dibattimento, senza dover, invece, operare valutazioni di tipo sostanziale, riservate al giudizio di merito. In altri termini, non si deve utilizzare, quale parametro di valutazione, quello dell'innocenza dell'imputato, ma quello dell'impossibilità di sostenere l'accusa in giudizio, con la conseguenza che l'insufficienza e la contraddittorietà degli elementi acquisiti ai sensi dell'art. 425 cod. proc. pen. debbono avere caratteristiche tali da non poter essere ragionevolmente considerate superabili. Nel caso in esame, il GIP non ha fatto corretta applicazione di tali principi, perché ha sostanzialmente operato una valutazione del merito della responsabilità penale, fornendo un'interpretazione del quadro probatorio in quanto tale, anziché una valutazione prognostica circa la possibilità di superare, in sede dibattimentale, la contraddittorietà dei numerosi e variegati elementi acquisiti
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza n. 9635 del 27 febbraio 2014 Ritenuto in fatto 1. – Con sentenza del 13 marzo 2013, il GIP del Tribunale di Bologna ha dichiarato non luogo a procedere nei confronti dell’imputato, perché il fatto non sussiste, in relazione al reato di cui all’art. 4 del d.lgs. n....
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza n. 9780 del 28 febbraio 2014. Il reato di molestia o disturbo alle persone, secondo consolidato insegnamento giurisprudenziale, non ha natura di reato necessariamente abituale, sicché può essere realizzato anche con una sola azione purchè particolarmente sintomatica la stessa dei requisiti della fattispecie tipizzata. Nel caso in esame l'imputato è accusato di aver suonato il campanello di casa, ripetutamente, in un arco temporale di circa un'ora, intorno alle sei del mattino di un giorno, il 27 ottobre, che in aree alpine come quella che fu teatro della vicenda, si appalesa particolarmente mattiniera e per questo incisivamente idonea ad arrecare fastidio e petulanza
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza n. 9780 del 28 febbraio 2014 La Corte, ritenuto in fatto e considerato in diritto 1. Con sentenza del 27 settembre 2012 il GUP del Tribunale di Trento, all’esito di giudizio abbreviato richiesto con l’opposizione a precedente decreto penale di condanna, infliggeva la pena di euro 200,00 di ammenda...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 28 febbraio 2014, n. 9889. Reato di patrocinio infedele per l'avvocato che, pur avendo conseguito l'onorario in via anticipata, non aveva approntato alcuna difesa ed avendo anche celato la circostanza di non essere abilitata al patrocinio in sede di legittimità. Inoltre, alle successive rimostranze dell'assistito aveva ulteriormente millantato credito presso magistrati della Procura Generale della Corte di Cassazione, riuscendo a farsi corrispondere l'ulteriore somma di € 2.000,00.
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 28 febbraio 2014, n. 9889 Ritenuto in fatto 1. Con la sentenza sopra indicata la Corte di Appello di Bari, in accoglimento dell’appello proposto dalla parte civile M.V., riformava limitatamente alle statuizioni civili quella di assoluzione pronunziata dal Tribunale di Foggia in data 11/03/2011 a carico di B.L.,...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza n. 10110 del 3 marzo 2014. La pena per il reato di cui all'art. 3 della legge n. 54 del 2006 è quella alternativa prevista dal primo comma dell'art. 570 c.p., occorre constatare che nel nostro caso la pena concordata tra le parti ed applicata dal Giudice (quattro mesi di reclusione e 200,00 euro di multa) deve giudicarsi illegale
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza n. 10110 del 3 marzo 2014 CONSIDERATO IN FATTO 1. GP ha definito ai sensi dell’art. 444 c.p.p. e in data ll.2.2013, davanti al Tribunale di Modica, il processo che lo vedeva imputato del reato di cui all’art. 12 sexies legge 898/1970 in relazione all’art. 3 legge 54/2006, ...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza n. 9807 del 28 febbraio 2014. Qaalora la relazione del SERT sia estremamente positiva, il Tribunale di sorveglianza è tenuto a concedere alcuni benefici
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza n. 9807 del 28 febbraio 2014 Svolgimento del processo La Corte, ritenuto in fatto e considerato in diritto 1. Il Tribunale di sorveglianza di Bari, con ordinanza del 16 aprile 2013, dichiarava inammissibili le istanze di detenzione domiciliare e semilibertà e rigettava, nel contempo, quelle di affidamento al ...