Suprema Corte di Cassazione Sezione V sentenza 19 giugno 2014, n. 26589 Ritenuto in fatto Con il provvedimento impugnato veniva confermata l’ordinanza del Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Roma del 27/11/2013, con la quale veniva provvisoriamente applicata nei confronti di bis cod. pen., ipotizzato nella commissione di molestie, ingiurie e danneggiamenti...
Categoria: Diritto Penale e Procedura Penale
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 26 giugno 2014, n. 27923. E’ colpevole il genitore che fa mancare l’assistenza ai figli, prestando osservanza parziale ed episodica al provvedimento assunto in sede di separazione tra coniugi. Il soggetto obbligato non può liberarsi dai doveri connessi alla genitorialita' a causa della perdita del lavoro e adducendo di non essere il padre naturale del figlio
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 26 giugno 2014, n. 27923 Ritenuto in fatto 1. È impugnata la sentenza in data 13/03/2013 con la quale la Corte d’appello di Catania, in parziale riforma della sentenza del Tribunale di Catania del 13/05/2009, ha ritenuto l’odierno ricorrente colpevole del delitto di cui all’art. 570, comma 2,...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 27 giugno 2014, n. 27989. Integra il reato di violazione degli obblighi di assistenza familiare il genitore separato che ometta anche solo parzialmente il versamento in favore dei figli minori di quanto stabilito per il loro mantenimento, a prescindere da ogni accertamento sulla sufficienza della somma prestata in concreto alla loro sussistenza, specie in seguito all'estensione alla separazione della previsione di cui all'art. 12 sexies I. n. 898 del 1970 ad opera dell'art. 3 I. 8 febbraio 2006, n. 54
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 27 giugno 2014, n. 27989 Ritenuto di fatto 1. Con la sentenza sopra indicata la Corte d’Appello di Roma, in parziale riforma di quella emessa dal Tribunale di Latina in data 10/05/2010, dichiarava non doversi procedere nei confronti di R.R. in ordine al reato di cui all’art. 570...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 26 giugno 2014, n. 27684. La necessità dell’imputato di sottoporsi ad un accertamento medico non costituisce legittimo ed assoluto impedimento a partecipare al processo quando detto accertamento sia certificato come indifferibile a causa delle esigenze organizzative della struttura sanitaria presso cui deve essere eseguito e non in ragione delle specifiche ed impellenti condizioni di salute dell’imputato medesimo
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 26 giugno 2014, n. 27684 Ritenuto in fatto 1. La Corte di appello di Napoli, con sentenza del 13.11.2012 ha confermato la decisione con la quale, in data 30.9.2009, il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere – Sezione Distaccata di Aversa, aveva riconosciuto G.A. responsabile dei reati di...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 16 giugno 2014, n. 25790. Relativamente a minori, il termine "correzione" va assunto come sinonimo di educazione, con riferimento ai connotati intrinsecamente conformativi di ogni processo educativo. E non può ritenersi tale l'uso della violenza finalizzato a scopi educativi: ciò sia per il primato che l'ordinamento attribuisce alla dignità della persona, anche del minore, ormai soggetto titolare di diritti e non più, come in passato, semplice oggetto di protezione (se non addirittura di disposizione) da parte degli adulti; sia perché non può perseguirsi, quale meta educativa, un risultato di armonico sviluppo di personalità, sensibile ai valori di pace, di tolleranza, di connivenza utilizzando un mezzo violento che tali fini contraddice
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 16 giugno 2014, n. 25790 Fatto e diritto Propone ricorso per cassazione V.A., avverso la sentenza della Corte d’appello di Palermo, in data 20 febbraio 2013, con la quale è stata confermata quella di primo grado, di condanna in ordine ai reati di così diversamente qualificati i fatti...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 26 giugno 2014, n. 27873. Il reato di molestia e disturbo alle persone non ha natura di reato necessariamente abituale e può essere realizzato anche con una sola azione
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 26 giugno 2014, n. 27873 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza del 13 giugno 2012 il Tribunale di Trento ha dichiarato V.L. colpevole del reato previsto dall’art. 660 cod. pen., contestatogli per avere cagionato molestia e disturbo alle persone che si trovavano all’interno del locale “Imbarcadero”, sito nel...
Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 11 giugno 2014, n. 24613. Ferma l'ormai irretrattabile riconducibilita' della condotta all'ipotesi del "fatto lieve" di cui all'articolo 73, comma 5 citato Decreto del Presidente della Repubblica, alla luce del dictum della Corte costituzionale, appare necessario che, annullate le statuizioni in punto pena rese dalla Corte d'appello a conferma della sentenza di primo grado, si proceda, in sede di rinvio, ad nuovo giudizio ai fini della rideterminazione del trattamento sanzionatorio secondo i parametri stabiliti dall'articolo 133 c.p., avuto riguardo ai minimi ed ai massimi di pena edittali previsti dal Decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990, articolo 73, comma 5 nel testo originario "ripristinato "compresi tra SEI mesi e QUATTRO anni di reclusione e tra euro 1.032 e 10.329 di multa, non potendo giudicarsi legittimamente compatibile la pena in concreto applicata con la forbice edittale ora divenuta in vigore, risultando questa quasi prossima al massimo edittale (soprattutto per quella di genere pecuniario) in difetto di specifica ed adeguata motivazione
Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 11 giugno 2014, n. 24613 REPUBBLICA ITALIANAIN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUARTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. BRUSCO Carlo G. – Presidente Dott. MASSAFRA Umberto – Consigliere Dott. BLAIOTTA Rocco M. – Consigliere Dott. VITELLI CASELLA Luc – rel. Consigliere...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 19 giugno 2014, n. 26596. La transnazionalità di cui all’art. 3 L. 146/2006 citato non dà luogo ad un'autonoma fattispecie di reato, costituendo un predicato riferibile a qualsiasi delitto, che non comporta alcun aggravamento di pena, ma produce gli effetti sostanziali e processuali previsti dalla stessa legge
Suprema CORTE DI CASSAZIONE sezione V SENTENZA 19 giugno 2014, n. 26596 Ritenuto in fatto 1. N. srl (terzo interessato), N.P. , E.M. (terzo interessato) e I.P. ricorrono avverso l’ordinanza 20-1-2014 con la quale il Tribunale del riesame di Roma ha confermato il decreto di sequestro preventivo di beni immobili, mobili registrati e rapporti finanziari...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 24 giugno 2014, n. 27434. Per la configurabilità del reato, è necessario che le emissioni sonore rumorose siano tali da travalicare i limiti della normale tollerabilità, in modo da recare pregiudizio alla tranquillità pubblica, e che i rumori prodotti siano, anche in relazione alla loro intensità, potenzialmente idonei a disturbare la quiete ed il riposo di un numero indeterminato di persone, ancorché non tutte siano state poi in concreto disturbate, sicché la relativa valutazione circa l'entità del fenomeno rumoroso va fatta in rapporto alla media sensibilità del gruppo sociale in cui tale fenomeno si verifica, mentre sono irrilevanti e di per sé insufficienti le lamentele di una o più singole persone
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 24 giugno 2014, n. 27434 Ritenuto in fatto 1. Con atto depositato il 26 aprile 2013, il Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Ferrara ha decretato l’archiviazione del procedimento penale iscritto a carico di C.M.C. per il reato di cui all’art. 659 cod. pen.. 2....
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 25 giugno 2014, n. 27528. La Corte d'appello Bari confermava la sentenza del Tribunale di Trani, sezione distaccata di Molfetta che aveva condannato l'imputato per appropriazione indebita aggravata dall'articolo 61 numero 11 codice penale e interruzione di pubblico servizio. L'imputato nella sua qualità di dipendente si era appropriato della linea telefonica e del collegamento via Internet determinando un evidente pregiudizio economico per la società per la quale prestava la propria attività. Egli inoltre aveva distolto le apparecchiature informatiche, operative 24 ore su 24 in quanto utilizzate per il monitoraggio degli impianti di pubblica amministrazione, dalla telegestione cui erano preposte, interrompendo, per la durata degli illeciti collegamenti, il servizio pubblico
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 25 giugno 2014, n. 27528 Motivi della decisione Con sentenza in data 3 dicembre 2013 la Corte d’appello Bari confermava la sentenza del Tribunale di Trani, sezione distaccata di Molfetta che il 19 giugno 2007 che aveva condannato G.L. per appropriazione indebita aggravata dall’articolo 61 numero 11 codice...