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Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 6 ottobre 2015, n. 40126. In tema del sistema cautelare personale alla luce della rinnovata veste assunta da alcuni precetti in seguito alle modifiche loro apportate dalla l. 16 aprile 2015, n. 47 (Modifiche al codice di procedura penale in materia di misure cautelari personali. Modifiche alla legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di visita a persone affette da handicap in situazioni di gravità)

Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 6 ottobre 2015, n. 40126 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. FRANCO Amedeo – Presidente Dott. AMORESANO Silvio – Consigliere Dott. RAMACCI Luca – Consigliere Dott. SCARCELLA Alessio – rel. Consigliere Dott. ANDRONIO...

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Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 5 ottobre 2015, n. 39924. Il tempo trascorso in condizione di restrizione carceraria e domiciliare non può, in buona sostanza, essere un tempo del tutto “muto” per il giudice della cautela, dovendo questi interrogarsi su come quel tempo sia trascorso e sia stato vissuto dal soggetto in vinculis, seppure la detenzione cautelare non possa avere, ovviamente, alcuna vocazione di recupero sociale

Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 5 ottobre 2015, n. 39924 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. AGRO’ Antonio – Presidente Dott. PAOLONI Giacomo – Consigliere Dott. CARCANO Domenico – Consigliere Dott. PETRUZZELLIS Anna – Consigliere Dott. MOGINI Stefan...

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Corte di Cassazione, sezione III, ordinanza 5 ottobre 2015, n. 39868. In caso di più ordinanze cautelari emesse nell’ambito di procedimenti diversi aventi ad oggetto fatti posti tra loro in rapporto di connessione qualificata, ai fini del computo dei termini di durata delle misure il giudice deve verificare l’effettiva prosecuzione dell’attività illecita, anche in ambito associativo, oltre la data di emissione della prima ordinanza custodiale

Suprema Corte di Cassazione sezione III ordinanza 5 ottobre 2015, n. 39868 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. FIALE Aldo – Presidente Dott. FRANCO Amedeo – Consigliere Dott. GRILLO Renato – rel. Consigliere Dott. GRAZIOSI Chiara – Consigliere Dott. ANDRONIO...

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Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 5 ottobre 2015, n. 39865. In un contesto di ripetute sopraffazioni da parte del marito, quando i «rapporti sessuali ordinari» tra i coniugi siano ormai cessati da tempo, il reato di violenza sessuale può scattare anche in assenza una opposizione palese da parte della donna, bastando un «rifiuto implicito».

Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 5 ottobre 2015, n. 39865 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. SQUASSONI Claudia – Presidente Dott. FRANCO Amedeo – Consigliere Dott. GRILLO Renato – rel. Consigliere Dott. MULLIRI Guicla – Consigliere Dott. ORILIA...

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Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 2 ottobre 2015, n. 39858. La mera frequentazione di soggetti affiliati al sodalizio criminale per motivi di parentela, amicizia o rapporti d’affari ovvero la presenza di occasionali o sporadici contatti in contesti territoriali ristretti non costituiscono elementi di per sé sintomatici dell’appartenenza all’associazione

Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 2 ottobre 2015, n. 39858 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. MILO Nicola – Presidente Dott. CITTERIO Carlo – Consigliere Dott. DI SALVO Emanuel – Consigliere Dott. DE AMICIS G. – rel. Consigliere...

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Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 23 ottobre 2015, n. 42684. In caso di condanna generica al risarcimento del danno, la parte civile può chiedere per la prima volta al giudice dell’appello di pronunciarsi sulla liquidazione di una provvisionale. In ordine a siffatta richiesta il giudice di seconda istanza deve esprimersi utilizzando gli stessi criteri di giudizio previsti per il giudice di primo grado

Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza  23 ottobre 2015, n. 42684 Ritenuto in fatto 1. I sigg.ri P.G. e Pr.Sa. ricorrono per l’annullamento della sentenza del 29/10/2014 della Corte di appello di Palermo che, decidendo in sede rescissoria a seguito dell’annullamento della sua precedente sentenza del 24/06/2013, cassata da questa Corte con sentenza Sez....

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Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 26 ottobre 2015, n. 42993. La violenza idonea ad integrare il delitto di violenza sessuale è anche quella che induce la vittima in uno stato di soggezione, disagio o vergogna sì che ella si determina ad “assecondare” le richiesta del proprio abusatore per evitare danni maggiori, a sé stessa o ai figli. Si tratta, in altri termini, di condotta necessitata che, anzi, più che mai evidenzia la chiara assenza di consenso da parte della donna quando, «ormai sfinita e stanca», si era decisa ad accettare le iniziative sessuali dei marito. L’idoneìtà della violenza o della minaccia a coartare la vittima di abusi sessuali non va esaminata secondo criteri astratti ma valorizzando le circostanze concrete «sicché essa può sussistere anche in relazione ad una intimidazione psicologica attuata in situazioni particolari tali da influire negativamente sul processo mentale di libera determinazione della vittima, senza necessità di protrazione nel corso della successiva fase esecutiva

Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 26 ottobre 2015, n. 42993 Ritenuto in fatto 1. Vicenda processuale e provvedimento impugnato – L’imputato è stato accusato di maltrattamenti e violenza sessuale in danno della propria moglie e, per tale motivo, è stato condannato in primo grado alla pena di quattro anni ed otto mesi di...

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Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 21 ottobre 2015, n. 42392. Ai fini della configurabilità del reato di molestia o disturbo alle persone, si intende aperto al pubblico il luogo cui ciascuno può accedere in determinati momenti ovvero il luogo al quale può accedere una categoria di persone che abbia determinati requisiti. Ne consegue che devono essere considerati luoghi aperti al pubblico l’androne di un palazzo e la scala comune a più abitazioni

SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE V SENTENZA 21 ottobre 2015, n. 42392 Ritenuto in fatto Con la sentenza impugnata la Corte d’appello di Firenze, in data 11 dicembre 2013, in parziale riforma della sentenza di primo grado, ha dichiarato estinto il reato di molestie contestato a R.C. e ha confermato la sua affermazione di responsabilità...