Articolo

Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 27 novembre 2014, n. 25202. Scatta la responsabilità professionale per «colpa grave» e non per «dolo» – quindi con la possibilità ad essere manlevato dall'assicurazione – per il notaio rogante che non informi gli acquirenti di un immobile del concreto rischio che le ipoteche iscritte non vengano cancellate

Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 27 novembre 2014, n. 25202 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA CIVILE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. SALME’ Giuseppe – Presidente Dott. SESTINI Danilo – rel. Consigliere Dott. DE STEFANO Franco – Consigliere Dott. SCARANO Luigi Alessandro – Consigliere...

Articolo

Corte di Cassazione, sezioni unite, sentenza 11 dicembre 2014, n. 26098. In tema di operazioni elettorali riguardanti l'elezione del Parlamento, dall'art. 87 del d.P.R. n. 361 del 1957 (il quale stabilisce, con disposizione attuativa del principio di autodichia delle Camere affermato dall'art. 66 Cost., che è espressamente riservata all'Assemblea elettiva la convalida dell'elezione dei propri componenti, nonché il giudizio definitivo su ogni contestazione, protesta o reclamo presentati ai singoli Uffici elettorali circoscrizionali ed all'Ufficio centrale durante la loro attività o posteriormente) si desume che la cognizione di ogni questione concernente le operazioni elettorali, ivi comprese quelle relative all'ammissione delle liste, è affidata alla funzione giurisdizionale esclusiva delle Camere, per il tramite delle rispettive Giunte parlamentari, restando così preclusa qualsivoglia possibilità di intervento in proposito da parte del giudice ordinario e del giudice amministrativo

Suprema Corte di Cassazione sezioni unite sentenza 11 dicembre 2014, n. 26098 Svolgimento del processo e motivi della decisione Attraverso il ricorso in esame, il F. spiega: di essere stato candidato all’elezione dei componenti della Camera dei Deputati nella consultazione elettorale del febbraio 2013 al n. 5 della lista denominata Popolo della libertà; nella stessa...

Articolo

Consiglio di Stato, sezione VI, sentenza 24 novembre 2014, n. 5779. L'esigenza di tutelare la riservatezza dei lavoratori, che hanno reso dichiarazioni in sede ispettiva, assume particolare rilevanza in quanto necessaria a prevenire eventuali ritorsioni o indebite pressioni da parte del datore di lavoro ed è altresì utile a preservare, in un contesto più ampio, l'interesse generale ad un compiuto controllo della regolare gestione dei rapporti di lavoro

Consiglio di Stato sezione VI sentenza 24 novembre 2014, n. 5779   REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO IL CONSIGLIO DI STATO IN SEDE GIURISDIZIONALE SEZIONE SESTA ha pronunciato la presente SENTENZA sul ricorso numero di registro generale 3859 del 2014, proposto da D.Li., in proprio e quale amministratore e legale rappresentante della S.a.s....

Articolo

Consiglio di Stato, adunanza plenaria, ordinanza 10 dicembre 2014, n. 33. Le comunicazioni di segreteria tramite posta elettronica certificata sono valide anche se riferite a ricorsi notificati prima dell’entrata in vigore del c.p.a. (purché, comunque, successive a esso) e anche se indirizzate a un difensore che aveva omesso di indicare il proprio indirizzo di posta elettronica certificata nel ricorso o nel primo atto difensivo. La validità e l’efficacia della comunicazione tramite posta elettronica certificata possono essere contestate solo adducendo un difetto di funzionamento del sistema informatico o una causa di forza maggiore non imputabile al destinatario. A fronte di una comunicazione effettuata tramite posta elettronica certificata non può essere concesso il beneficio della rimessione in termini per errore scusabile previsto dall’art.37 c.p.a., sulla base della sola deduzione (e del coerente rilievo) dell’incertezza giuridica sulla validità dell’utilizzo dello strumento di trasmissione della PEC.

CONSIGLIO DI STATO ADUNANZA PLENARIA ORDINANZA 10 dicembre 2014, n. 33 ORDINANZA sul ricorso in opposizione proposto da Gorla Alessandra, rappresentato e difeso dagli avv. Mario Sanino, Maurizio Cossa Majno Di Capriglio, con domicilio eletto presso Mario Sanino in Roma, viale Parioli, 180; Messina Giovanni; avverso il decreto presidenziale 563 in data 19 aprile 2013...

Articolo

Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 9 dicembre 2014, n. 51149. Gli atti che il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio deve compiere senza ritardo non sono quelli genericamente correlati a ragioni di giustizia o di sicurezza pubblica o di ordine pubblico o di igiene e sanità, ma solo quegli atti che, per dette ragioni, devono essere "immediatamente" posti in essere. L'art. 328 co. 1 c.p. non punisce la generica negligenza del pubblico ufficiale, ma il "rifiuto consapevole" di specifici atti o interventi amministrativi da adottarsi senza ritardo per la tutela di beni e interessi pubblici connessi alle peculiari funzioni degli agenti. Con la conseguenza che il "rifiuto" può emergere, oltre che da una esplicita richiesta, anche da una evidente sopravvenienza di situazioni che richiedano oggettivamente un intervento, sicché – di fronte ad una "urgenza sostanziale" indotta da dati oggettivi portati a conoscenza del pubblico ufficiale – la "inerzia omissiva" dello stesso assume "intrinseca valenza di rifiuto" idonea ad integrare il reato

Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza  9 dicembre 2014, n. 51149 Ritenuto in fatto 1. A conclusione di indagini preliminari S.G. e P.I. sono stati tratti a giudizio, con altri coimputati, davanti al Tribunale di Reggio Calabria per rispondere, nelle rispettive qualità di sindaco del Comune di Reggio Calabria dall’1.6.2002 (S. ) e di...

Articolo

Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 21 novembre 2014, n. 48432. La notificazione del decreto di citazione in giudizio d'appello al difensore di fiducia non è di per sé, in virtù del solo rapporto fiduciario, idonea a determinare la conoscenza effettiva del procedimento a carico dell'imputato contumace che ha eletto domicilio presso la proprio abitazione

Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 21 novembre 2014, n. 48432 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. CONTI Giovanni – Presidente Dott. FIDELBO Giorgio – Consigliere Dott. DI STEFANO Pierluigi – Consigliere Dott. DI SALVO Emanuele – Consigliere Dott....

Articolo

Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 9 dicembre 2014, n. 51096. Il reato di diffamazione consiste nell'offesa alla reputazione di una persona determinata e non può essere, quindi, ravvisato nel caso in cui vengano pronunciate o scritte frasi offensive nei confronti di una o più persone appartenenti ad una categoria, anche limitata, se le persone cui le frasi si riferiscono non sono individuabili. L'individuazione dei soggetto passivo dei reato di diffamazione a mezzo stampa, in mancanza di indicazione specifica e nominativa ovvero di riferimenti inequivoci a fatti e circostanze di notoria conoscenza, attribuibili ad un determinato soggetto, deve essere deducibile, in termini di affidabile certezza, dalla stessa prospettazione oggettiva dell'offesa, quale si desume anche dal contesto in cui è inserita. Nel caso di specie il labile riferimento ("errori voluti dall'alto … è ordinata dall'alto") consente di individuare categorie eterogenee di presunti responsabili, peraltro corrispondenti, in parte, ai destinatari delle segnalazioni inviate dalle parti civili, e cioè oltre ai vertici della Polizia Municipale, anche il Sindaco, i referenti dell'Assessorato competente, l'Economo, il Direttore Generale, il Ragioniere, il Provveditore, oltre a tutti coloro che, pur non rivestendo cariche apicali, avrebbero potuto ragionevolmente identificarsi con coloro che "dall'altro" gestiscono e amministrano le procedure di istruzione o riscossione delle sanzioni amministrative conseguenti alle violazioni stradali dei Comune di Palermo.

Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 9 dicembre 2014, n. 51096 Ritenuto in fatto 1. Il difensore di M.G. propone ricorso per cassazione contro la sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Catania in data 3 aprile 2013, con la quale è stata confermata la decisione di condanna adottata dal Tribunale di Catania, in data...