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Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 20 marzo 2014, n. 13088. Il mobbing attuato nell'ambiente lavorativo non è inquadrabile nel reato di maltrattamenti in famiglia se l'azienda è articolata e di medie-grandi dimensioni

Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 20 marzo 2014, n. 13088 REPUBBLICA ITALIANAIN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. DI VIRGINIO Adolfo – Presidente Dott. LANZA Luigi – Consigliere Dott. PETRUZZELLIS Anna – Consigliere Dott. VILLONI Orlando – Consigliere Dott. APRILE Ercole...

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Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 26 marzo 2014, n. 14287. Il Tribunale di Bassano del Grappa condannava alla pena di un anno e quattro mesi di reclusione il Sindaco e Assessore del Comune di Romano d'Ezzelino per avere, abusando della loro qualità e del loro potere, compiuto atti idonei diretti in modo non equivoco a costringere o indurre un consigliere comunale a dare le dimissioni dalla carica e, intimandogli e consigliandogli di dimettersi, minacciando altrimenti di denunciare al competente ufficio comunale e di rendere pubblici gli abusi edilizi commessi in passato dallo stesso e da alcuni suoi familiari. la Corte d'appello di Venezia, in riforma della sentenza di primo grado, assolveva gli imputati per insussistenza del fatto, ritenendo che gli stessi non operarono quali pubblici ufficiali e, comunque, non abusarono della loro qualità e dei loro poteri. Essi agirono nel ruolo di esponenti di partito, nel tentativo di indurre il consigliere di maggioranza, a dare le dimissioni da consigliere comunale nell'interesse dello stesso partito, ponendo in essere condotte che non avevano nulla a che fare con il funzionamento della pubblica amministrazione. Rigettati i ricorsi della parte civile in Cassazione

Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza  26 marzo 2014, n. 14287  Ritenuto in fatto 1. Il 7 dicembre 2011 il Tribunale di Bassano del Grappa condannò alla pena di un anno e quattro mesi di reclusione O.R. e S.G., rispettivamente Sindaco e Assessore del Comune di Romano d’Ezzelino per avere, abusando della loro qualità...

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Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 27 marzo 2014, n. 14524. In ordine al delitto di disastro ferroviario colposo, di cui agli artt. 113,439, 449, commi 1 e 2 cod.pen. (capo A) e di quello di lesioni colpose plurime,di cui agli artt. 113, 590 cod. pen. (capo B), ed unificati ex art. 81 cod. pen.

Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 27 marzo 2014, n. 14524 Ritenuto in fatto Con sentenza in data 27 marzo 2012, la Corte d’appello di Lecce Sezione distaccata di Taranto parzialmente riformava,limitatamente al trattamento sanzionatolo,la sentenza emessa il 17 luglio 2009 dal Tribunale di Taranto nei confronti di M.V. e di R.P. (imputato non...

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Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 25 marzo 2014, n. 13999. Ai fini della configurazione del reato di guida in stato di ebbrezza, tale stato puo' essere accertato, per tutte le ipotesi attualmente previste dall'articolo 186 C.d.S., con qualsiasi mezzo, e quindi anche su base sintomatica, indipendentemente dall'accertamento strumentale, dovendosi comunque ravvisare l'ipotesi piu' lieve, priva di rilievo penale, quando, pur risultando accertato il superamento della soglia minima, non sia possibile affermare, oltre ogni ragionevole dubbio, che la condotta dell'agente rientri nell'ambito di una delle altre ipotesi che conservano rilievo penale. Tale principio è stato ulteriormente sviluppato, nel senso che il decorso di un intervallo temporale di alcune ore tra la condotta di guida incriminata e l'esecuzione del test alcolemico rende necessario, ai fini della sussunzione del fatto in una delle due ipotesi di rilievo penale, verificare la presenza di altri elementi indiziari

Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 25 marzo 2014, n. 13999 REPUBBLICA ITALIANAIN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUARTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. ROMIS Vincenzo – Presidente Dott. MARINELLI Felicetta – Consigliere Dott. CIAMPI Francesco Mari – Consigliere Dott. MONTAGNI Andrea – Consigliere Dott. SERRAO Eugenia...

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Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 25 marzo 2014, n. 14022. In tema di furto, la ratio dell'aggravamento della pena, previsto dall'art. 625, n. 7, terza ipotesi, c.p., non è correlata alla natura – pubblica o privata – del luogo ove si trova la "cosa", ma alla condizione di esposizione di essa alla "pubblica fede", trovando così protezione solo nel senso di rispetto per l'altrui bene da parte di ciascun consociato.

Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza  25 marzo 2014, n. 14022 Fatto e diritto 1. In via preliminare va rilevato che non osta alla celebrazione dell’odierna udienza la circostanza che il difensore del ricorrente, avv. Carlo Raffaglio, ha comunicato via fax alla cancelleria di questa Corte, in data 7.1.2014, di essere stato nominato solo...

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Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 25 marzo 2014, n. 14067. Al fine di accertare se l'espressione utilizzata sia idonea a ledere il bene protetto dalla fattispecie incriminatrice di cui all'art. 594 cod. pen., occorre fare riferimento ad un criterio di media convenzionale in rapporto alle personalità dell'offeso e dell'offensore nonché al contesto nel quale detta espressione sia stata pronunciata ed alla coscienza sociale. Infatti il significato delle parole dipende dall'uso che se ne fa e dal contesto comunicativo in cui si inseriscono: se è vero infatti che in linea di principio l'uso abituale di espressioni volgari non può togliere alle stesse l'obiettiva capacità di ledere l'altrui prestigio, ve ne sono alcune che in relazione proprio al contesto comunicativo perdono la loro potenzialità lesiva. l'utilizzo di un linguaggio più disinvolto, più aggressivo, meno corretto di quello in uso in precedenza caratterizza oggigiorno anche il settore dei rapporti tra i cittadini, derivandone un mutamento della sensibilità e della coscienza sociale: siffatto modo di esprimersi e di rapportarsi all'altro, infatti, se è certamente censurabile sul piano del costume, è ormai accettato (se non sopportato) dalla maggioranza dei cittadini. L'indubbia volgarità dell'espressione "scopare", non determina automaticamente la lesione del bene protetto dalla fattispecie di cui all'art. 594, cod. pen., proprio perché la frase incriminata non si è tradotta in un oggettivo giudizio di disvalore sulle qualità personali

  Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza  25 marzo 2014, n. 14067 Ritenuto in fatto 1. Con la sentenza impugnata, il Giudice di pace di M. condannava C.L. alla pena di € 1800 di multa per i reati di ingiuria e diffamazione in danno di S.M. e D.F.M., in relazione ad uno scritto anonimo...

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Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 25 marzo 2014, n. 14032. Condannata per diffamazione col mezzo televisivo perchè pur mettendo insieme più notizie vere l'accostamento di alcune di esse aveva dei particolari non rispondenti al vero

  Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 25 marzo 2014, n. 14032 Fatto e diritto C.A. – mediante due distinti atti di impugnazione, rispettivamente sottoscritti dagli avvocati Salvatore Pino e Daria Pesce – ha proposto ricorso avverso la sentenza della Corte d’appello di Napoli, in data 10 luglio 2012, con la quale è stata...

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Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 25 marzo 2014, n. 14010. Integra l'elemento oggettivo del reato previsto dall'art. 340 cod. pen. anche l'interruzione o un mero turbamento nel regolare svolgimento dell'ufficio o del servizio, posto che la fattispecie tutela non solo l'effettivo funzionamento di un ufficio o servizio pubblico, ma anche il suo ordinato e regolare svolgimento Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 25 marzo 2014, n. 14010.

Suprema Corte di Cassazione sezione VI  sentenza 25 marzo 2014, n. 14010 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza del 7 maggio 2005 il Tribunale di Caltanissetta ha assolto, per la insussistenza del fatto, R.A. dall’imputazione mossa allo stesso ai sensi dell’art. 340 cp. Interposto appello dalla Procura della Repubblica di Caltanissetta, la Corte di appello...