Circostanza aggravante dei futili motivi
Articolo

Circostanza aggravante dei futili motivi

Corte di Cassazione, sezione prima penale, Sentenza 26 ottobre 2018, n. 49129 La massima estrapolata: Ai fini della qualificazione della circostanza aggravante dei futili motivi nella determinazione della pena a carico di un imputato per tentato omicidio, non può considerarsi motivo abbietto o futile la manifestazione di gelosia che, per quanto esasperata, non integri in...

In relazione alla configurabilita’ del delitto di tentato omicidio
Articolo

In relazione alla configurabilita’ del delitto di tentato omicidio

Corte di Cassazione, sezione prima penale, Sentenza 17 maggio 2018, n. 21947 La massima estrapolata: Ai sensi del combinato disposto degli articoli 56 e 575 c.p., la fattispecie contestata al capo a) ricorre nel caso in cui l’agente abbia posto in essere atti idonei e diretti in modo non equivoco a cagionare la morte di...

Al fine della qualificazione del fatto quale tentato omicidio, invece che quale lesione personale o altro, si deve avere riguardo al diverso atteggiamento psicologico dell’agente e alla diversa potenzialità dell’azione lesiva
Articolo

Al fine della qualificazione del fatto quale tentato omicidio, invece che quale lesione personale o altro, si deve avere riguardo al diverso atteggiamento psicologico dell’agente e alla diversa potenzialità dell’azione lesiva

Corte di Cassazione, sezione prima penale, sentenza 17 aprile 2018, n.17174. Al fine della qualificazione del fatto quale tentato omicidio, invece che quale lesione personale o altro, si deve avere riguardo al diverso atteggiamento psicologico dell’agente e alla diversa potenzialità dell’azione lesiva, richiedendosi nel primo un quid pluris che tende ed è idoneo a causare...

Corte di Cassazione, sezione prima penale, sentenza 11 ottobre 2017, n. 46567. I presupposti essenziali della scriminante della legittima difesa
Articolo

Corte di Cassazione, sezione prima penale, sentenza 11 ottobre 2017, n. 46567. I presupposti essenziali della scriminante della legittima difesa

I presupposti essenziali della scriminante della legittima difesa sono costituiti da un’aggressione ingiusta e da una reazione legittima: mentre la prima deve concretarsi nel pericolo attuale di un’offesa che, se non neutralizzata tempestivamente, sfocia nella lesione di un diritto (personale o patrimoniale) tutelato dalla legge, la seconda deve riguardare la necessità di difendersi, la inevitabilità...

Corte di Cassazione, sezione I penale, sentenza 10 gennaio 2017, n. 808
Articolo

Corte di Cassazione, sezione I penale, sentenza 10 gennaio 2017, n. 808

L’aggravante prevista dall’art. 577 ultimo comma c.p. che prevede la reclusione da ventiquattro a trent’anni per chi uccide il coniuge non è applicabile al convivente more uxorio Suprema Corte di Cassazione sezione I penale sentenza 10 gennaio 2017, n. 808 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE PRIMA PENALE...

Corte di Cassazione, sezione I penale, sentenza 1 febbraio 2017, n. 4909
Articolo

Corte di Cassazione, sezione I penale, sentenza 1 febbraio 2017, n. 4909

La costrizione, che deve seguire alla violenza o minaccia, attiene all’evento del reato, mentre l’ingiusto profitto con altrui danno si atteggia a ulteriore evento, sicché si ha solo tentativo nel caso in cui la violenza o la minaccia non raggiungono il risultato di costringere una persona al facere ingiunto; del resto, perché sussista una minaccia...

Articolo

In tema di delitti contro la persona, per distinguere il reato di lesione personale da quello di tentato omicidio, occorre avere riguardo sia al diverso atteggiamento psicologico dell’agente sia alla differente potenzialità dell’azione lesiva, desumibili dalla sede corporea attinta, dall’idoneità dell’arma impiegata nonché dalle modalità dell’atto lesivo. Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 14 aprile 2016, n. 15479.

Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 14 aprile 2016, n. 15479 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza del 13 dicembre 2013, il Tribunale di Roma, dichiarava R.U. responsabile dei reati di tentato omicidio ai danni di C.E. e della propria moglie S.R. e, unificati gli stessi sotto il vincolo della continuazione, esclusa l’aggravante di...

Articolo

Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 22 settembre 2015, n. 38373. In tema di omicidio tentato, la prova del dolo, in assenza di esplicite ammissioni da parte dell’imputato, ha natura indiretta, dovendo essere desunta da elementi esterni e, in particolare, da quei dati della condotta che, per la loro non equivoca potenzialità offensiva, siano i più idonei ad esprimere il fine perseguito dall’agente. Ne consegue che, ai fini dell’accertamento della sussistenza dell`animus necandi”, assume valore determinante l’idoneità dell’azione, che va apprezzata in concreto, con una prognosi formulata “ex post”, con riferimento alla situazione che si presentava all’imputato al momento del compimento degli atti, in base alle condizioni umanamente prevedibili dei caso. In tale delitto, pur avendo valenza concorrente i due profili dell’intenzione dell’agente e dell’idoneità degli atti, quest’ultimo prevale rispetto a un’intenzione del soggetto agente solo in parte denunciata, concorrendo alla configurazione del tentativo soprattutto criteri di natura oggettiva, come la natura del mezzo usato, la parte dei corpo attinta e la gravità delle lesioni inferte

Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza  22 settembre 2015, n. 38373 Ritenuto in fatto 1.Con sentenza del 28/11/2013, il Tribunale di Lodi dichiarava A.S. colpevole dei delitti di duplice violenza sessuale aggravata, a danno di M.G.G. e D.M., e lesioni personali aggravate, a danno di quest’ultima, assolvendolo, invece, dall’imputazione di tentato omicidio pluriaggravato, a...

Articolo

Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 23 aprile 2015, n. 16991. Al fine della qualificazione del fatto quale lesione personale o quale tentato omicidio

SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE I SENTENZA 23 aprile 2015, n. 16991 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza del 27 novembre 2012 il Tribunale di Civitavecchia ha dichiarato P.A.C. responsabile del reato di tentato omicidio in danno di D.M. , che aveva attinto più volte all’addome e al torace con un coltello, provocandogli ferite multiple...

Articolo

Corte di Cassazione, sezione I, sentenza del 15 dicembre 2014, n. 52052. Nell'ipotesi di omicidio tentato, la prova del dolo – ove manchino esplicite ammissioni da parte dell'imputato – ha natura essenzialmente indiretta, dovendo essere desunta da elementi esterni e, in particolare, da quei dati della condotta che per la loro non equivoca potenzialità offensiva sono i più idonei ad esprimere il fine perseguito dall'agente. Ciò che ha valore determinante per l'accertamento della sussistenza dell'"animus necandi" è l'idoneità dell'azione la quale va apprezzata in concreto, senza essere condizionata dagli effetti realmente raggiunti, perchè altrimenti l'azione, per non aver conseguito l'evento, sarebbe sempre inidonea nel delitto tentato: il giudizio di idoneità è una prognosi, formulata "ex post", con riferimento alla situazione così come presentatasi al colpevole al momento dell'azione, in base alle condizioni umanamente prevedibili del caso particolare . Nel caso in esame l'animus necandi è stato desunto da elementi logicamente significativi, quali il tipo di arma utilizzata, la violenza del colpo di coltello e soprattutto la zona corporea attinta, nonchè le frasi pronunciate dall'imputato prima e subito dopo la commissione del fatto

Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza del 15 dicembre 2014, n. 52052 LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE PRIMA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. CORTESE Arturo – Presidente – Dott. CAIAZZO Luigi Piet – rel. Consigliere – Dott. TARDIO Angela – Consigliere – Dott. BONITO Francesco M.S. – Consigliere – Dott. LA...