Nel caso in cui il Tribunale abbia inflitto la reclusione e pena pecuniaria ex articolo 444 cpp per detenzione illegale di una pistola lanciarazzi, arma comune da sparo, di detenzione, porto illegale in luogo pubblico e ricettazione della stessa arma clandestina, sussiste un errore del giudice se non ha considerato che i reati contestati erano...
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Corte di Cassazione, sezione I penale, sentenza 3 novembre 2016, n. 46228
E’ legittima, da parte del tribunale del riesame, la formulazione di osservazioni originali su profili non trattati dal primo giudice, quando resesi necessarie per esplicitare la decisione in riferimento a materiale probatorio non sottoposto al vaglio del g.i.p., ma ritualmente prodotto durante la fase del riesame e per replicare al contenuto di contestazione dell’impugnazione dell’indagato,...
Corte di Cassazione, sezione I penale, sentenza 9 agosto 2016, n. 34735
In tema di associazione per delinquere di tipo mafioso, ai fini della configurabilità del reato di promozione, direzione o organizzazione del gruppo criminale, a prescindere da formali o rituali investiture, è necessario che il ruolo apicale o la posizione dirigenziale non si esauriscano in vanterie e opinioni individuali, ma risultino in concreto esercitati, siano riconosciuti...
Corte di Cassazione, sezione I penale, sentenza 6 luglio 2016, n. 28039
Non è configurabile il reato di patrocinio infedele a carico del legale che rimanga dolosamente inerte nella fase dell’esecuzione esattoriale disciplinata dal DPR 29\9\1973 n. 602, atteso che il legislatore ha inteso riservare la sanzione penale per quei comportamenti infedeli che abbiano luogo nell’ambito di un procedimento, escludendo invece dalla portata della previsione le attività...
Corte di Cassazione, sezione I penale, sentenza 6 luglio 2016, n. 27986
Non può invocarsi il legittimo esercizio del diritto di cronaca da parte di chi riveli fatti, immagini, informazioni coperti da segreto nell’ambito del processo penale, poiché il legislatore in queste situazioni valuta preminente l’interesse alla non divulgazione dei dati processuali, specie se riferiti a persone minori di età, rispetto all’utilità sociale dell’informazione Suprema Corte di...
Corte di Cassazione, sezione I penale, sentenza 27 giugno 2016, n. 26742
Salve le eccezioni previste dalla legge, come regola generale i provvedimenti di sorveglianza emessi prima dell’entrata in vigore del d.l. 146/2013 (conv. con modificaioni in l. 10/2014), non potevano essere adottati de plano, ma solo, a garanzia del contraddittorio, a seguito di udienza camerale partecipata (a pena di nullità). Se emessi de plano e senza...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 2 settembre 2015, n. 35814. Risponde del reato di abbandono di persona incapace il medico di turno presso il reparto di psichiatria di una casa di cura “aperta”, quand’egli non prenda provvedimenti per garantire una più stretta sorveglianza a un malato psichiatrico grave, propenso alla fuga e incapace di provvedere a se stesso. Nel caso in cui tale paziente si allontani dalla struttura e muoia, l’aggravante di cui all’art.591, 3° co., può trovare applicazione solo se le cause del decesso sono tra quelle che il medico avrebbe dovuto prevenire
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 2 settembre 2015, n. 35814 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE PRIMA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. CORTESE Arturo – Presidente Dott. LOCATELLI Giuseppe – Consigliere Dott. LA POSTA Lucia – Consigliere Dott. BONI Monica – rel. Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 18 maggio 2015, n. 20440. Non si ha la violazione del principio di correlazione tra reato contestato e reato considerato nella pronuncia di condanna, quando non si verifica “una vera e propria trasformazione, sostituzione o variazione dei contenuti essenziali dell’addebito nei confronti dell’imputato, posto cosi’, a sorpresa, di fronte ad un fatto del tutto nuovo senza avere avuto nessuna possibilita’ di effettiva difesa”
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 18 maggio 2015, n. 20440 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE PRIMA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. SIOTTO Maria Cristina – Presidente Dott. VECCHIO Massimo – Consigliere Dott. CASA Filippo – Consigliere Dott. BONI Monica – rel. Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 18 maggio 2015, n. 20485. Il reclamo per lamentare l’impedito esercizio del diritto di difesa in plurimi procedimenti penali per non avere potuto fruire di colloqui telefonici col proprio legale, pari a duecentoquaranta minuti, è ammissibile in quanto finalizzato a far rilevare la lesione del diritto soggettivo dell’imputato ad approntare una compiuta difesa mediante comunicazioni col proprio patrocinatore
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 18 maggio 2015, n. 20485 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE PRIMA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. SIOTTO Maria Cristina – Presidente Dott. VECCHIO Massimo – Consigliere Dott. CASA Filippo – Consigliere Dott. BONI Monica – rel. Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 30 aprile 2015, n. 18250. Il differimento facoltativo della pena per motivi di salute può essere concesso solo se sia stata diagnosticata una “grave infermità fisica” e ricorra un serio e conclamato pericolo quoad vitam” “anche in presenza di una patologia sicuramente grave del condannato (nel caso di specie, affetto da esiti di interventi per adenocarcinoma), il giudice non è tenuto automaticamente a concedere il rinvio dell’esecuzione della pena per ragioni di salute, ovvero la misura alternativa della detenzione domiciliare in casa di cura, dovendo invece verificare se la situazione patologica sia congruamente fronteggiabile in ambiente carcerario, senza che ciò contrasti con il basilare senso di umanità ed impedisca il normale regime trattamentale”. L’indagine demandata alla magistratura di sorveglianza impone anche di verificare se le condizioni di salute del condannato siano o meno compatibili con le finalità rieducative proprie della pena e con le concrete possibilità di reinserimento sociale, conseguenti all’attività rieducativa svolta, cosicché l’espiazione va legittimamente differita solo se, per la natura particolarmente grave dell’infermità del condannato, essa possa ritenersi come avvenuta in aperta violazione del diritto fondamentale alla salute e del senso d’umanità, al quale deve essere improntato il trattamento penitenziario, per le eccessive ed ingiustificate sofferenze che essa possa arrecare al condannato e le cure necessarie non siano praticabili in istituto, considerando peraltro che le eventuali situazioni acute e di crisi ben possono essere fronteggiate con il ricovero esterno ai sensi dell’art. 11 della L. 26 luglio 1975, n. 354
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 30 aprile 2015, n. 18250 Ritenuto in fatto 1.Con ordinanza resa il 9 ottobre 2014 il Tribunale di Sorveglianza di Cagliari rigettava l’istanza, avanzata dal condannato B.T., di differimento dell’esecuzione della pena in quanto le sue condizioni di salute, seppur compromesse da plurime patologie, erano stabilizzate e...