Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 15 gennaio 2015, n. 1784 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. IPPOLITO Francesco – Presidente Dott. PETRUZZELLIS Anna – rel. Consigliere Dott. DI STEFANO Pierluigi – Consigliere Dott. VILLONI Orlando – Consigliere Dott....
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Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 22 dicembre 2014, n. 53416. E’ possibile sussumere nella fattispecie dei maltrattamenti commessi da soggetto investito di autorità in contesto lavorativo ex art. 572 c.p. la condotta di c.d. mobbing posta in essere dal datore di lavoro in danno del lavoratore, purchè sussista il requisito della para-familiarità, che si caratterizza per la sottoposizione di una persona all'autorità di un'altra in un contesto di prossimità permanente, di abitudini di vita (anche lavorativa) proprie e comuni alle comunità familiari, non ultimo per l'affidamento, la fiducia e le aspettative del sottoposto rispetto all'azione di chi ha ed esercita su di lui l'autorità con modalità, tipiche del rapporto familiare, caratterizzate da ampia discrezionalità ed informalità
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE VI SENTENZA 22 dicembre 2014, n. 53416 Ritenuto in fatto Con sentenza del 7 febbraio 2014, in riforma della sentenza di condanna del 18 dicembre 2012 del Tribunale di Torino, sezione distaccata di Chivasso, la Corte d’appello di Torino ha assolto M.V. e M.S. (rispettivamente Presidente del C.d.A. e Amministratore...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 22 dicembre 2014, n. 53420. Non e' integrata alcuna nullita' della motivazione laddove il provvedimento faccia espresso richiamo per relationem ad altro provvedimento, ancorche' non allegato o non trascritto nell'ordinanza da motivare, purche' conosciuto o agevolmente conoscibile dall'interessato. I requisiti necessari affinche' la motivazione per relationem di un provvedimento giudiziale possa essere considerata legittima, sottolineando che, perche' possa ritenersi tale, la motivazione: 1) deve fare riferimento, recettizio o di semplice rinvio, a un legittimo atto del procedimento, la cui motivazione risulti congrua, adeguata rispetto all'esigenza di giustificazione propria del provvedimento di destinazione; 2) deve fornire la dimostrazione che il giudice ha preso cognizione del contenuto sostanziale delle ragioni del provvedimento di riferimento e le abbia meditate e ritenute coerenti con la sua decisione; 3) l'atto di riferimento, quando non venga allegato o trascritto nel provvedimento da motivare, deve essere conosciuto dall'interessato o almeno ostensibile, quantomeno al momento in cui si renda attuale l'esercizio della facolta' di valutazione, di critica ed, eventualmente, di gravame e, conseguentemente, di controllo dell'organo della valutazione o dell'impugnazione. Non e' dunque sufficiente il mero richiamo tout court all'altro provvedimento, ma e' necessario che il giudice "qualifichi" gli elementi indicati nel provvedimento richiamato per relationem e, dunque, dimostri una non supina ed immotivata adesione al precedente provvedimento, di cui e' tenuto a lasciare traccia visibile nel provvedimento. Allorche' si tratti della sentenza emessa a seguito di un giudizio di impugnazione, l'obbligo di motivazione non puo' ritenersi soddisfatto dal mero richiamo alla sentenza in verifica, essendo il giudice del gravame tenuto a disaminare le censure mosse dal ricorrente e ad esplicitare le ragioni per le quali abbia ritenuto di rigettarle ovvero di farle proprie.
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 22 dicembre 2014, n. 53420 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. IPPOLITO Francesco – Presidente Dott. CAPOZZI Angelo – Consigliere Dott. DI SALVO Emanuele – Consigliere Dott. DE AMICIS Gaetano – Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 4 dicembre 2014, n. 50963. La trascrizione di brani piu' o meno rappresentativi del compendio probatorio nell'ambito del provvedimento cautelare non e' adempimento equipollente alle prescritte procedure di ostensione degli atti relativi. la difesa deve essere in grado di esprimere le sue deduzioni sull'atto-documento costituente la fonte di prova e non su una rappresentazione di esso, pur se presuntivamente esatta, che ne abbia fatto il giudice
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 4 dicembre 2014, n. 50963 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. IPPOLITO Francesco – Presidente Dott. LEO Guglielmo – rel. Consigliere Dott. VILLONI Orlando – Consigliere Dott. DE AMICIS Gaetano – Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 4 dicembre 2014, n. 50944. Per la sussistenza dell'elemento soggettivo del reato di cui all'articolo 367 c.p. e' sufficiente il dolo generico, ossia la coscienza e la volonta' di affermare falsamente l'avvenuta consumazione di un reato, mentre il movente del delitto non scusa, ne' interessa ai fini della sua configurabilita'
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 4 dicembre 2014, n. 50944 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. IPPOLITO Francesco – Presidente Dott. CAPOZZI Angelo – Consigliere Dott. DI SALVO Emanuele – Consigliere Dott. DE AMICIS Gaetano – rel. Consigliere...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 22 dicembre 2014, n. 53415. Allorché sussista un fondato motivo per ritenere non ripetibili nel dibattimento le dichiarazioni di una persona informata dei fatti, il pubblico ministero è dunque tenuto a chiedere l'incidente probatorio allo scopo di cristallizzare le dichiarazioni del teste, con la conseguenza che, in caso di impossibilità di assumere le dichiarazioni in incidente probatorio per impossibilità di reperire il testimone, verrà certificata per tabulas una situazione di impossibilità sopravvenuta di ripetizione, legittimante, vista la diligente e tempestiva attivazione dell'inquirente, la lettura delle dichiarazioni assunte in indagini
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 22 dicembre 2014, n. 53415 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza dell’8 marzo 2013, giudicando a seguito di annullamento con rinvio disposto con sentenza del 22 maggio 2009 da questa Corte di cassazione, in riforma della sentenza assolutoria del 6 giugno 2006 del Gup di Santa...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 18 novembre 2014, n. 47588. L'obbligo di sorveglianza speciale e di residenza, quindi, in un determinato Comune non può venire meno se il condannato debba recarsi in altra città per parlare con il proprio legale
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 18 novembre 2014, n. 47588 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. IPPOLITO Francesco – Presidente Dott. CAPOZZI Angelo – rel. Consigliere Dott. DI SALVO Emanuele – Consigliere Dott. DE AMICIS Gaetano – Consigliere...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 13 novembre 2014, n. 47014. Ove dalle proposte rivolte dai pubblici ufficiali anche le presunte vittime finiscano per ricevere un indebito vantaggio, il fatto dev'essere qualificato non come concussione ma come induzione indebita, in quanto la vittima accetta la proposta del pubblico ufficiale non per evitare un male ingiusto, ma per conseguire un vantaggio indebito
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 13 novembre 2014, n. 47014 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. IPPOLITO Francesc – Presidente Dott. FIDELBO G. – rel. Consigliere Dott. DI SALVO Emanuele – Consigliere Dott. APRILE E. – Consigliere Dott....