Articolo

Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 1 marzo 2016, n. 8331. Per pubblica fede deve intendersi il senso di affidamento verso la proprietà altrui sul quale fa affidamento chi deve lasciare una cosa, anche solo temporaneamente, incustodita e la ratio dell’aggravamento della pena, previsto dall’art. 625 n. 7, terza ipotesi, codice penale, non è correlata alla natura – pubblica o privata – del luogo ove si trova la “cosa”, ma alla condizione di esposizione di essa, sicchè tale condizione può sussistere anche se “la cosa” si trovi in luogo privato cui si possa liberamente accedere. In tale contesto, non è idoneo ad incidere sulla configurabilità dell’aggravante in questione l’adozione, o meno, da parte del proprietario, di cautele, che non eliminano il pubblico affidamento della res. In ogni caso cautele che si traducono in congegni di chiusura quali l’apposizione di un lucchetto, una serratura con chiave, od un antifurto, non realizzano un ostacolo tale da costituire impedimento assoluto alla sottrazione del bene, attesa la limitata efficienza di tali congegni e la facilità con la quale possono essere superati, non costituendo un serio ostacolo all’azione furtiva, che non fa venir meno l’esposizione della cosa alla pubblica fede

Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 1 marzo 2016, n. 8331 Ritenuto in fatto 1.Con sentenza del 11.6.2014 la Corte di Appello di Torino confermava la sentenza con la quale il G.U.P. del locale Tribunale, all’esito del rito abbreviato, aveva condannato T.N., riconosciute le circostanze attenuanti generiche, alla pena di mesi 8 di reclusione...

Articolo

Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 2 marzo 2016, n. 8648. In tema di impugnazioni, la previsione di cui al D.Lgs. n. 274 del 2000, articolo 32, per la quale, il Giudice di pace deve depositare la motivazione entro 15 giorni qualora non la detti a verbale; il che implica che quest’ultimo non possa autoassegnarsi un termine diverso e maggiore, non consentito dal predetto D.Lgs. n. 274 del 2000, articolo 32, che riveste carattere derogatorio rispetto all’articolo 544 cod.proc.pen., con la conseguenza che non può trovare applicazione il D.Lgs. n. 274 del 2000, articolo 2, che prevede l’estensione delle norme del codice di rito nei procedimenti innanzi al Giudice di pace, a meno che non sia diversamente stabilito. Ne deriva che la motivazione depositata oltre il quindicesimo giorno deve ritenersi depositata fuori termine, ed inoltre che il termine per impugnare è quello di giorni trenta, decorrenti dal giorno in cui sia avvenuta la notificazione ai sensi dell’articolo 548 cod.proc.pen., comma 2, articolo 585 cod.proc.pen., comma 1, lett. b) e comma 2,

Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 2 marzo 2016, n. 8648 Ritenuto in fatto 1. Con l’impugnata ordinanza del 7 luglio 2015 il Tribunale di Genova ha dichiarato inammissibile per tardività l’appello proposto da T.B. e S.R. avverso la sentenza del Giudice di pace di Chiavari del 23 luglio 2014 che li aveva condannati...

Articolo

Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 28 ottobre 2015, n. 43488. Interpretazione chiara della circostanza aggravante della discriminazione razziale, etnica, nazionale o religiosa, di cui all’art. 3 del d.l. n. 122/1993; l’imputazione della stessa prescinde da un’indagine autonoma sull’elemento soggettivo, dovendosi procedere dall’analisi delle modalità lesive della condotta che si vale del disprezzo per l’altro da sé

Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 28 ottobre 2015, n. 43488 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. BRUNO Paolo Antonio – Presidente Dott. PEZZULLO Rosa – Consigliere Dott. MICCOLI Grazia – Consigliere Dott. PISTORELLI Luca – rel. Consigliere Dott....

Articolo

Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 24 settembre 2015, n. 38944. Il difensore di fiducia, che ha rinunciato al mandato, dovrà comunque presenziare all’udienza poiché la rinuncia del difensore non ha effetto fintanto che la parte non sia assistita da nuovo difensore e non sia decorso il termine a difesa di cui all’art. 108 c.p.p.

Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 24 settembre 2015, n. 38944 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. BRUNO Paolo A – Presidente Dott. SETTEMBRE Antonio – Consigliere Dott. GUARDIANO A. – rel. Consigliere Dott. POSITANO Gabriel – Consigliere Dott....

Articolo

Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 21 luglio 2015, n. 31654. Esercizio arbitrario delle proprie ragioni e non violenza privata per il creditore che appoggia una pistola sulla scrivania del debitore

Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 21 luglio 2015, n. 31654 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. BRUNO Paolo Antonio – Presidente Dott. ZAZA Carlo – Consigliere Dott. GUARDIANO Alfredo – rel. Consigliere Dott. MICHELI Paolo – Consigliere Dott....

Articolo

Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 28 luglio 2015, n. 33274. L’esimente della provocazione è prevista a favore di chi commette uno dei fatti previsti dagli artt. 594 e 595 cod. pen. nello stato d’ira determinato da un fatto ingiusto altrui, e subito dopo di esso. Sebbene è stato precisato che, nei reati contro l’onore, ai fini dell’integrazione dell’esimente della provocazione, l’immediatezza della reazione deve essere intesa in senso relativo, avuto riguardo alla situazione concreta e alle stesse modalità di reazione, in modo da non esigere una contemporaneità che finirebbe per limitare la sfera di applicazione dell’esimente in questione e di frustarne la “ratio”, occorre comunque, come pure è stato aggiunto, che l’azione reattiva sia condotta a termine persistendo l’accecamento dello stato d’ira provocato dal fatto ingiusto altrui e che tra l’insorgere della reazione e tale fatto sussista una reale contiguità temporale, così da escludere che il fatto ingiusto altrui diventi pretesto di aggressione alla sfera morale dell’offeso, da consumare nei tempi e con le modalità ritenute più favorevoli

Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 28 luglio 2015, n. 33274   Ritenuto in fatto 1. Il Giudice di pace di Roma, con sentenza confermata dal locale Tribunale, ha ritenuto M.L. responsabile di diffamazione in danno dell’avv. L.P. per aver steso, fuori della finestra della propria abitazione, un lenzuolo raffigurante l’immagine della propria madre...

Articolo

Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 14 maggio 2015, n. 20093. Devesi includere, nella nozione di profitto, qualsiasi utilità o vantaggio, suscettibile di valutazione patrimoniale ovvero economica, che abbia determinato un arricchimento, cioè un aumento, per il reo della capacità di accrescimento, godimento ed utilizzazione del suo patrimonio, purché causalmente derivante, direttamente o indirettamente, dal reato

Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 14 maggio 2015, n. 20093 REPUBBLICA ITALIANAIN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. BRUNO Paolo Anton – Presidente Dott. VESSICHELLI Maria – Consigliere Dott. MICCOLI Grazia – Consigliere Dott. GUARDIANO Alfred – rel. Consigliere Dott. LIGNOLA...