Articolo

Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 30 marzo 2016, n. 12832. Non è configurabile il reato di false informazioni al pubblico ministero di cui all’art. 371-bis cod. pen., introdotto dall’art. 11 D.L. 8 giugno 1992 n. 306, nella condotta di chi renda false dichiarazioni alla polizia giudiziaria, neanche se questa operi su delega del P.M., giacché, diversamente opinando, si opererebbe un’interpretazione di tipo analogico su norma penale

Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 30 marzo 2016, n. 12832 Considerato in fatto 1. Con sentenza del 24.6.2015 la Corte di appello di Catanzaro – a seguito di gravame interposto dagli imputati Z.G. e P.M. avverso la sentenza emessa in data 20.12.2011 dal Tribunale di Cosenza – ha confermato la decisione con la...

Articolo

Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 23 marzo 2016, n. 5762. La regola posta dall’art. 1337 c.c. non si riferisce alla sola ipotesi della rottura ingiustificata delle trattative ma ha valore di clausola generale, il cui contenuto non può essere predeterminato in modo preciso ed implica il dovere di trattare in modo leale, astenendosi da comportamenti maliziosi o reticenti e fornendo alla controparte ogni dato rilevante, conosciuto o conoscibile con l’ordinaria diligenza, ai fini della stipulazione del contratto. Ne consegue che la violazione dell’obbligo di comportarsi secondo buona fede nello svolgimento delle trattative e nella formazione del contratto assume rilievo non solo in caso di rottura ingiustificata delle trattative e, quindi, di mancata conclusione del contratto o di conclusione di un contratto invalido o inefficace, ma anche nel caso in cui il contratto concluso sia valido e, tuttavia, risulti pregiudizievole per la parte vittima dell’altrui comportamento scorretto. L’azione di risarcimento danni ex art. 2043 c.c. per la lesione della libertà negoziale sia esperibile allorché ricorra una violazione della regola di buona fede nelle trattative che abbia dato luogo ad un assetto d’interessi più svantaggioso per la parte che abbia subito le conseguenze della condotta contraria a buona fede, e ciò pur in presenza di un contratto valido ovvero, nell’ipotesi di invalidità dello stesso, in assenza di una sua impugnativa basata sugli ordinari rimedi contrattuali

Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 23 marzo 2016, n. 5762 Svolgimento del processo 1.- La società Guaber (ora Coswell), definitasi leader nella produzione e commercializzazione di prodotti per la cosmesi e l’igiene personale, convenne in giudizio la Keraunos srl, la Bx Trade e i sig.ri P.G. e C.C. , personalmente e quali rappresentanti...

Articolo

Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 29 marzo 2016, n. 6068. La preposizione ad un ufficio, comporta, in mancanza di espresse limitazioni, il conferimento di tutti i poteri di direzione dell’ufficio; per gli uffici di livello dirigenziale la preposizione in forme diverse dal conferimento dell’incarico dirigenziale esclude unicamente le attribuzioni propositive (e di gestione) collegate alla predeterminazione degli obiettivi

Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 29 marzo 2016, n. 6068 Fatto Con ricorso depositato davanti al Tribunale di Modena in data 26 gennaio 2004 il dottor D.F. , direttore della casa di lavoro di Castelfranco Emilia (Modena), agiva nei confronti del Ministero della Giustizia per l’accertamento dello svolgimento delle mansioni superiori di dirigente...

Articolo

Corte di Cassazione, S.U.P., sentenza 25 marzo 2016, n.12602. È ammissibile il ricorso per cassazione col quale si deduce, anche con un unico motivo, l’intervenuta estinzione del reato per prescrizione maturata prima della sentenza impugnata ed erroneamente non dichiarata dal giudice di merito, integrando tale doglianza un motivo consentito ai sensi dell’art. 606, comma 1, lett. b), cod. proc. pen.

SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE S.U.P. SENTENZA 25 marzo 2016, n.12602 La Corte di appello di Lecce, sezione distaccata di Taranto, con sentenza del 14 luglio 2014, decidendo sull’impugnazione proposta dall’imputato, confermava la decisione in data 22 ottobre 2010 del Tribunale di Taranto, che aveva dichiarato R.M. colpevole di concorso, con altra persona rimasta non identificata,...

Articolo

Consiglio di Stato, sezione III, sentenza 21 marzo 2016, n. 1145. Il principio generale secondo cui la parte soccombente va condannata al pagamento delle spese processuali in favore della parte vittoriosa può incontrare eccezioni e può dunque essere derogato, purchè la ‘ragione’ della deroga sia ‘esternata’ in motivazione in modo che si comprendano l’iter logico-giuridico e/o le valutazioni di fatto ed eventualmente di sostanziale equità su cui essa si fonda

Consiglio di Stato sezione III sentenza 21 marzo 2016, n. 1145 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale Sezione Terza ha pronunciato la presente SENTENZA ex artt. 38 e 60 cod. proc. amm. sul ricorso numero di registro generale 3725 del 2015, proposto dal Sig. Sh. Me., rappresentato...

Articolo

Consiglio di Stato, sezione VI, sentenza 21 marzo 2016, n. 1150. L’omessa indicazione nel provvedimento del nominativo del responsabile del procedimento non costituisce motivo d’invalidità del provvedimento, posto che supplisce il criterio legale d’imputazione del ruolo al dirigente preposto all’unità organizzativa competente

Consiglio di Stato sezione VI sentenza 21 marzo 2016, n. 1150 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale Sezione Sesta ha pronunciato la presente SENTENZA sul ricorso numero di registro generale 8559 del 2014, proposto da: Li. Ba., rappresentata e difesa dagli avv. Gi. Pr. Di. e Fr....