Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 4 giugno 2015, n. 23987 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. LAPALORCIA Grazia – Presidente Dott. BRUNO Paolo Antonio – Consigliere Dott. SETTEMBRE Antonio – Consigliere Dott. POSITANO Gabriele – Consigliere Dott. LIGNOLA...
Categoria: Diritto Fallimentare
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 18 giugno 2015, n. 25746. Ai fini dell’integrazione del reato di bancarotta documentale di cui all’art. 216, primo comma n. 2 seconda ipotesi, della legge fallimentare (che prevede la condotta di chi tiene i libri e le scritture contabili in modo da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio o del movimento degli affari) è sufficiente il dolo generico, rappresentato dalla consapevolezza che la confusa e caotica tenuta della contabilità renderà o potrà rendere impossibile la ricostruzione delle vicende del patrimonio
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 18 giugno 2015, n. 25746 Ritenuto in fatto Con sentenza in data 17.7.12 la Corte di Appello di Ancona confermava a carico di C.P. la sentenza emessa dal Tribunale di Pesano, in data 2.2.2011 con la quale l’imputato era stato condannato quale responsabile del reato di cui agli...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 29 maggio 2015, n. 23052. La sentenza di fallimento deve precedere i reati di “money laundering” (c.d. riciclaggio). Annullata, senza rinvio, l’ordinanza di sequestro finalizzato a confisca emessa in relazione al reato di riciclaggio dei beni acquisiti dall’indagato impiegando i proventi di una presunta distrazione di denaro dalle casse di una società successivamente fallita. Escluso, anche sotto forma di fumus, la configurabilità del reato di cui all’art. 648 bis c.p. prima che il reato (presupposto) di bancarotta abbia trovato consumazione tramite la pronuncia della sentenza dichiarativa di fallimento.
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 29 maggio 2015, n. 23052 REPUBBLICA ITALIANAIN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SECONDA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. IANNELLI Enzo – Presidente Dott. PRESTIPINO Antonio – Consigliere Dott. RAGO Geppino – Consigliere Dott. ALMA Marco M – rel. Consigliere...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 18 maggio 2015, n. 20440. Non si ha la violazione del principio di correlazione tra reato contestato e reato considerato nella pronuncia di condanna, quando non si verifica “una vera e propria trasformazione, sostituzione o variazione dei contenuti essenziali dell’addebito nei confronti dell’imputato, posto cosi’, a sorpresa, di fronte ad un fatto del tutto nuovo senza avere avuto nessuna possibilita’ di effettiva difesa”
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 18 maggio 2015, n. 20440 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE PRIMA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. SIOTTO Maria Cristina – Presidente Dott. VECCHIO Massimo – Consigliere Dott. CASA Filippo – Consigliere Dott. BONI Monica – rel. Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 20 maggio 2015, n. 20973. Si ha sufficiente indicazione dell’enunciazione del fatto, delle circostanze aggravanti e di quelle che possono comportare l’applicazione di misure di sicurezza, qualora si abbia l’individuazione dei tratti essenziali del fatto di reato attribuito, dotati di adeguata specificita’, sicche’ l’imputato possa apprestare la sua difesa. Infatti, in considerazione della centralita’ del dibattimento, dei poteri conferiti al giudice, sia in materia d’integrazione del materiale probatorio insufficiente o mancante ex articolo 507 c.p.p., che in tema di ammissione di prove, e della possibilita’ di procedere a contestazione suppletiva ed a modificazione dell’imputazione ex articolo 516 c.p.p., non appare necessaria una dettagliata imputazione
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 20 maggio 2015, n. 20973 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. LOMBARDI Alfredo M. – Presidente Dott. DE BERARDINIS Silvana – Consigliere Dott. FUMO M. – rel. Consigliere Dott. SETTEMBRE Antonio – Consigliere...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 19 maggio 2015, n. 10233. La durata ragionevole delle procedure fallimentari può essere stimata in cinque anni per quelle di media complessità, ed è elevabile fino a sette anni allorquando il procedimento si presenti notevolmente complesso; ipotesi, questa, ravvisabile in presenza di un numero elevato di creditori, di una particolare natura o situazione giuridica dei beni da liquidare (partecipazioni societarie, beni indivisi ecc.), della proliferazione di giudizi connessi alla procedura, ma autonomi e quindi a loro volta di durata condizionata dalla complessità del caso, oppure della pluralità delle procedure concorsuali interdipendenti
Suprema Corte di Cassazione sezione VI civile sentenza 19 maggio 2015, n. 10233 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA CIVILE SOTTOSEZIONE 2 Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. PETITTI Stefano – rel. Presidente – Dott. MANNA Felice – Consigliere – Dott. CORRENTI Vincenzo – Consigliere – Dott....
Corte di Cassazione, sezioni unite, sentenza 15 maggio 2015, n. 9935. 1) in pendenza di un procedimento di concordato preventivo, sia esso ordinario o con riserva, il fallimento dell’imprenditore, su istanza di un creditore o su richiesta del pubblico ministero, può essere dichiarato
Suprema Corte di Cassazione sezioni unite sentenza 15 maggio 2015, n. 9935 Svolgimento del processo Con sentenza del 30 gennaio 2013 il Tribunale di Venezia dichiarava il fallimento della Musa Immobiliare s.r.l. e, con separato decreto reso in pari data, dichiarava inammissibile la proposta di concordato preventivo con riserva formulata dalla predetta società, osservando che...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 30 aprile 2015, n.18208. In tema di bancarotta fraudolenta distrattiva, il recupero del bene distratto a seguito di azione revocatoria non spiega alcun rilievo sulla sussistenza dell’elemento materiale del reato di bancarotta, il quale, perfezionato al momento del distacco del bene dal patrimonio dell’imprenditore, viene a giuridica esistenza con la dichiarazione di fallimento, mentre il recupero della ‘res’ rappresenta solo un ‘posterius’, equiparabile alla restituzione della refurtiva dopo la consumazione del furto, avendo il legislatore inteso colpire la manovra diretta alla sottrazione, con la conseguenza che è tutelata anche la mera possibilità di danni per i creditori. Difatti, la cessione del ramo d’azienda attuata a condizioni svantaggiose per la cedente è senz’altro idonea a creare pregiudizio ai creditori della società, quale che sia l’origine del credito facente capo a questi ultimi
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE V SENTENZA 30 aprile 2015, n.18208 Ritenuto in fatto Il Tribunale del riesame di Messina ha confermato la misura degli arresti domiciliari applicata dal Giudice delle indagini preliminari del locale Tribunale a S.P. per il reato di bancarotta fraudolenta distrattiva. All’origine dell’incolpazione vi è il fallimento della De.Mo.Ter. spa, dichiarato...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 24 aprile 2015, n. 8389. Nel procedimento di accertamento del passivo fallimentare, il curatore, quale portatore degli interessi della massa alla conservazione del patrimonio fallimentare, è terzo sia rispetto ai creditori concorsuali insinuati, sia rispetto al fallito stesso. Ciò comporta che, in sede di ammissione al passivo fallimentare, l’accertamento della anteriorità della data della scrittura privata allegata a documentazione della pretesa creditoria è soggetto alle regole dettate dall’art. 2704, comma 1, cod. civ. in tema di certezza e computabilità della data riguardo ai terzi e che – in difetto di prova della formazione del documento in data antecedente alla sentenza dichiarativa – il creditore non può conseguire verso la massa gli effetti negoziali propri della convenzione in esso contenuta
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 24 aprile 2015, n. 8389 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE PRIMA CIVILE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. CECCHERINI Aldo – Presidente Dott. DI AMATO Sergio – Consigliere Dott. DI VIRGILIO Rosa Maria – Consigliere Dott. MAGDA Cristiano – rel....
Corte di Cassazione, sezioni unite, sentenza 6 maggio 2015, n. 9100. Nell’azione di responsabilità promossa dal curatore del fallimento di una società di capitali nei confronti dell’amministratore della stessa, l’individuazione e la liquidazione del danno risarcibile dev’essere operata avendo riguardo agli specifici inadempimenti dell’amministratore, che l’attore ha l’onere di allegare, onde possa essere verificata l’esistenza di un rapporto di causalità tra tali inadempimenti ed il danno di cui si pretende il risarcimento. Nell’azione di responsabilità promossa dal curatore del fallimento di una società di capitali nei confronti dell’amministratore della stessa, la mancanza di scritture contabili della società, pur se addebitabile all’amministratore convenuto, di per sé sola non giustifica che il danno da risarcire sta individuato e liquidato in misura corrispondente alla differenza tra il passivo e l’attivo accertati in ambito fallimentare, potendo tale criterio essere utilizzato soltanto al fine della liquidazione equitativa del danno, ove ricorrano le condizioni perché si proceda ad una liquidazione siffatta, purché siano indicate le ragioni che non hanno permesso l’accertamento degli specifici effetti dannosi concretamente riconducibili alla condotta dell’amministratore e purché il ricorso a detto criterio si presenti logicamente plausibile in rapporto alle circostanze del caso concreto
CORTE DI CASSAZIONE SEZIONI UNITE SENTENZA 6 maggio 2015, n. 9100 Ragioni della decisione Prima di affrontare la questione di diritto sulla quale le sezioni unite sono state chiamate a pronunciarsi, è necessario soffermarsi sull’eccezione d’inammissibilità del ricorso, proposta dalla difesa della curatela controricorrente. L’eccezione non appare fondata. 1.1. Va premesso che il motivo di...