Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 12 maggio 2014, n. 10272 Svolgimento del processo La Vermat s.a.s. proponeva opposizione al decreto emesso dal presidente del Tribunale di Brescia su ricorso dell’arch. A.V. , col quale le era stato ingiunto il pagamento della somma di lire 42.185.931 quale corrispettivo di prestazioni professionali relative alla progettazione,...
Categoria: Sentenze – Ordinanze
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 9 maggio 2014, n. 19243. In materia di stupefacenti, la valutazione in ordine alla destinazione della droga, ogni qualvolta la condotta non appaia indicativa della immediatezza del consumo, viene effettuata dal giudice di merito tenendo conto di tutte le circostanze oggettive e soggettive dei fatto, secondo parametri di apprezzamento sindacabili in sede di legittimità soltanto sotto il profilo della mancanza o della manifesta illogicità della motivazione
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 9 maggio 2014, n. 19243 Considerato in fatto e Ritenuto in diritto 1. Con sentenza del 11.4.2013 la Corte di appello di Palermo – a seguito di gravame interposto dal P.G. avverso la sentenza assolutoria emessa il 22.1.2010 nei confronti di B.M. dal Tribunale di Castelvetrano – ha...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 9 maggio 2014, n. 19116. L'amministratore di una società risponde del reato omissivo contestatogli quale diretto destinatario degli obblighi di legge, anche se questi sia mero prestanome di altri soggetti che abbiano agito quali amministratori di fatto, atteso che la semplice accettazione della carica attribuisce allo stesso doveri di vigilanza e controllo, il cui mancato rispetto comporta responsabilità penale o a titolo di dolo generico, per la consapevolezza che dalla condotta omissiva possano scaturire gli eventi tipici del reato, o a titolo di dolo eventuale per la semplice accettazione del rischio che questi si verifichino
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 9 maggio 2014, n. 19116 Ritenuto in fatto 1. Con ordinanza del 19/09/2013, depositata in data 5/10/2013, il tribunale della libertà di Bologna ha confermato l’appello cautelare proposto dal ricorrente avverso l’ordinanza emessa dal GIP presso il medesimo tribunale in data 12/07/2013, con cui era stata rigettata l’istanza...
Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 8 maggio 2014, n. 18934. Ai fini della configurabilità del reato di cui all'art. 624 bis c.p. nella nozione di "privata dimora", certamente più ampia di quella di abitazione, devono ricomprendersi tutti quei luoghi, non pubblici, nei quali le persone si trattengono per compiere, anche in modo transitorio e contingente, attività della loro vita privata, ovvero attività di carattere culturale, professionale e politico
Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 8 maggio 2014, n. 18934 Ritenuto in fatto Con sentenza in data 3.05.2012 il G.I.P. del Tribunale di Reggio Emilia, in sede di giudizio abbreviato, ha ritenuto F.M. responsabile del reato di cui agli articoli 56,110,624 bis e 625 n. 2 c.p. per aver tentato di impossessarsi di...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 30 aprile 2014, n. 9522. Non costituisce violazione della fondamentale regola paritaria dettata dall'art. 1102 c.c. un uso più intenso della cosa da parte del partecipante, che non ne alteri la destinazione nei casi in cui il relativo esercizio non si traduca in una limitazione delle facoltà di godimento esercitate dagli altri condomini", fermo restando che "per quanto attiene, in particolare, ai cortili, ove le caratteristiche e le dimensioni lo consentano ed i titoli non vi ostino, l'uso degli stessi per l'accesso e la sosta dei veicoli non è incompatibile con la funzione primaria e tipica di tali beni
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 30 aprile 2014, n. 9522 Considerato in fatto Con atto di citazione del giugno 2002 F.C. , C.G. , G.G. e Fe.An. convenivano in giudizio innanzi al Giudice di Pace di Mascalucia D.M.A. , R.T. e M.S. al fine di sentir dichiarare il divieto assoluto di parcheggio di...
Corte di Cassazione, sezione VI, ordinanza del 24 aprile 2014, n. 9240. Valida la notifica all'addetto alla casa identificato con firma illeggibile e con l’indicazione del solo cognome
Suprema Corte di Cassazione sezione VI ordinanza del 24 aprile 2014, n. 9240 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA CIVILE SOTTOSEZIONE T ha pronunciato la seguente: ordinanza sul ricorso 12168/2012 proposto da: EQUITALIA CENTRO SPA, – ricorrente – Contro AGENZIA DELLE ENTRATE, in persona del Direttore...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 18 febbraio 2014, n. 3806. Per l'acquisto della servitù per destinazione del padre di famiglia occorre la sua apparenza, cioè l'esistenza di segni visibili rivelatori dell'esistenza della servitù. L'esistenza di opere visibili e permanenti è stata desunta dalla planimetria, dal contenuto della scrittura privata in cui si riconosceva la preesistenza di un canale di irrigazione e dal fatto che la comune genitrice, con testamento pubblicato, aveva assegnato zonette contigue a tutti i figli e site lungo detto canale sicchè lo stato dei luoghi manifestava la sussistenza di servitù poste a carico ed a favore per destinazione del padre di famiglia
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE sezione II sentenza 18 febbraio 2014, n. 3806 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SECONDA CIVILE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. TRIOLA Roberto Michele – Presidente – Dott. NUZZO Laurenza – rel. Consigliere – Dott. MAZZACANE Vincenzo – Consigliere – Dott. SAN...
Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 8 maggio 2014, n. 9945. La responsabilità dell'imprenditore per la mancata adozione delle misure idonee a tutelare l'integrità fisica del lavoratore discende o da norme specifiche o, quando queste non siano rinvenibili, dalla norma di ordine generale di cui all'art. 2087 cod. civ., la quale impone all'imprenditore l'obbligo di adottare nell'esercizio dell'impresa tutte quelle misure che, secondo la particolarità del lavoro in concreto svolto dai dipendenti, si rendano necessarie a tutelare l'integrità fisica dei lavoratori. Se è vero che l'art. 2087 cod. civ. non configura un'ipotesi di responsabilità oggettiva e che incombe al lavoratore che lamenti di avere subito, a causa dell'attività lavorativa svolta, un danno alla salute, l'onere di provare l'esistenza di tale danno, come pure la nocività dell'ambiente o delle condizioni di lavoro, nonché il nesso tra l'uno e l'altro, è altresì vero che, ove il lavoratore abbia fornito la prova di tali circostanze, sussiste per il datore di lavoro l'onere di provare di avere adottato tutte le cautele necessarie ad impedire il verificarsi del danno e che la malattia del dipendente non è ricollegabile alla inosservanza di tali obblighi
Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 8 maggio 2014, n. 9945 Svolgimento del processo Con ricorso al Tribunale di Roma, I.F. agiva, in proprio e nella qualità di esercente la potestà sulla figlia minore S.A. , per ottenere la condanna della soc. Ericsson Telecomunicazioni, quale responsabile ai sensi dell’art. 2087 cod. civ., al risarcimento...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 7 maggio 2014, n. 9864. L'attore che chiede la restituzione di somme date a mutuo è, ai sensi dell'art. 2697, primo comma, cod. civ., tenuto a provare gli elementi costitutivi della domanda e, quindi, non solo la consegna ma anche il titolo della stessa, da cui derivi l'obbligo della vantata restituzione; l'esistenza di un contratto di mutuo, infatti, non può essere desunta dalla mera consegna di assegni bancari o somme di denaro (che, ben potendo avvenire per svariate ragioni, non vale di per sé a fondare una richiesta di restituzione), essendo l'attore tenuto a dimostrare per intero il fatto costitutivo della sua pretesa. La circostanza che il convenuto ammetta di aver ricevuto una somma di denaro dall'attore, ma neghi che ciò sia avvenuto a titolo di mutuo, non costituisce una eccezione in senso sostanziale, sì da invertire l'onere della prova; con la conseguenza, pertanto, che rimane fermo a carico dell'attore l'onere di dimostrare che la consegna del denaro è avvenuta in base ad un titolo (mutuo) che ne imponga la restituzione
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 7 maggio 2014, n. 9864 Svolgimento del processo 1. Sb.Ro. propose opposizione, davanti al Tribunale di Roma, avverso due decreti con i quali gli era stato ingiunto il pagamento, rispettivamente, di L. 316.274.726 e di L. 35.953.210, in favore di S.M. , a titolo di prestiti non restituiti....
Corte di Cassazione, sezione VI, ordinanza 8 maggio 2014, n. 9929. La domanda di restituzione delle somme corrisposte in esecuzione della sentenza di primo grado, essendo conseguente alla richiesta di modifica della decisione impugnata, non costituisce domanda nuova ed è perciò ammissibile in appello, segnatamente precisando, al riguardo, che la stessa deve essere formulata, a pena di decadenza, con l'atto di gravame, mentre, qualora l'esecuzione della sentenza sia avvenuta successivamente alla proposizione dell'impugnazione, ne è ammissibile la formulazione anche nel corso del giudizio
Suprema Corte di Cassazione sezione VI ordinanza 8 maggio 2014, n. 9929 Svolgimento del processo e motivi della decisione È stata depositata in cancelleria la seguente relazione, regolarmente comunicata al P.G. e notificata ai difensori delle parti. “Il relatore, cons. A.A. esaminati gli atti, osserva: 1. L.G. convenne in giudizio innanzi al Giudice di Pace...