Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 14 gennaio 2016, n. 1332 Ritenuto in fatto 1. Con provvedimento del 27 gennaio 2014, in parziale riforma della sentenza del Giudice dell’udienza preliminare presso il Tribunale di Vercelli, la Corte d’appello di Torino ha assolto perché il fatto non sussiste R.E. dal reato di concussione contestato al...
Categoria: Cassazione penale 2016
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 14 gennaio 2016, n. 1145. Il reato di omessa denuncia dei lavori e presentazione dei progetti ha natura di reato permanente
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 14 gennaio 2016, n. 1145 Ritenuto in fatto 1. – Con sentenza del 30 Ottobre 2013, il Tribunale di Salerno ha condannato l’imputato alla pena di euro 2000,00 di ammenda, condizionalmente sospesa, per il reato di cui agli artt. 93, 94 e 95 del d.P.R. n. 380 del...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 12 gennaio 2016, n. 864. Ai fini dell’aggravante dei motivi abietti e futili.
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 12 gennaio 2016, n. 864 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza del 26.2.2014, la Corte di Assise di Appello di Ancona confermava la decisione resa in data 2.4.2013, con la quale il G.I.P. del Tribunale di Macerata aveva condannato C.S. , CA.Se.Ca. e G.S. alla pena di trent’anni...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 12 gennaio 2016, n. 848. In presenza di dichiarazione di adesione del difensore alla iniziativa dell’astensione dalla partecipazione alle udienze legittimamente proclamata dagli organismi rappresentativi della categoria, pertanto, la mancata concessione da parte dei giudice del rinvio della trattazione dell’udienza camerale, in presenza di una dichiarazione effettuata o comunicata dal difensore nelle forme e nei termini previsti dall’art. 3, primo comma, dei vigente codice di autoregolamentazione, determina una nullità per la mancata assistenza dell’imputato, ai sensi dell’art. 178, primo comma, lett. c), cod. proc. pen., che ha natura assoluta ove si tratti di udienza camerale a partecipazione necessaria del difensore, come nel caso in esame, ovvero natura intermedia negli altri casi
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 12 gennaio 2016, n. 848 Ritenuto in fatto L Con sentenza del Tribunale di Chieti, sezione distaccata di Ortona, in data 19/1/2012, all’esito di giudizio abbreviato C.Z. veniva riconosciuto colpevole dei reati di cui agli artt. 648 cod. pen., 61 n. 2 e 474 cod. pen., unificati dal...
Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 5 gennaio 2016, n. 37. Il mancato accoglimento della richiesta di applicazione di pena, proposta in sede di opposizione a decreto penale, comporta l’emissione dei decreto di giudizio immediato; e che il G.i.p. non può in tal caso dichiarare esecutivo il decreto in questione
Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 5 gennaio 2016, n. 37 Ritenuto in fatto 1. B.M. ha proposto ricorso per cassazione avverso l’ordinanza del G.i.p. dei Tribunale di Salerno in data 10.04.2015 con la quale è stata ritenuta inammissibile l’opposizione che era stata proposta al decreto penale di condanna n. 37/2015. L’esponente osserva che...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 4 gennaio 2016, n. 9. In tema di maltrattamenti in famiglia; la mancanza di certificazioni mediche non è motivo sufficiente per privare di valenza indiziaria le dichiarazioni delle persone offese, considerato che nella provvisoria incolpazione sono contestate all’indagato soltanto violenze consistite in percosse e che il contesto familiare in cui sono maturate le aggressioni rende plausibile che gli stretti parenti dell’indagato abbiano evitato di ricorrere a cure ospedaliere, rivolgendosi alle forze dell’ordine solo davanti all’impossibilità di fronteggiare da soli la condotta violenta dell’indagato
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 4 gennaio 2016, n. 9 Ritenuto in fatto 1. Con la ordinanza in epigrafe, il Tribunale dei riesame di Palermo ha rigettato la richiesta di riesame avverso l’ordinanza dei Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Palermo del primo agosto 2015, che aveva applicato a M.D.L. la...
Corte di Cassazione,s ezione V, sentenza 8 gennaio 2016, n. 451. In tema di ingiuria, la nozione di onore è relativa alle qualità che concorrono a determinare il valore di un determinato individuo, mentre quella di decoro si riferisce al rispetto o al riguardo di cui ciascuno, in quanto essere umano, è comunque degno. Ai fini dei l’apprezzamento della valenza lesiva di determinate espressioni, le stesse debbano essere contestualizzate, ossia rapportate al contesto spaziotemporale nel quale siano state pronunciate, tenuto altresì conto dello standard di sensibilità sociale dei tempo
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 8 gennaio 2016, n. 451 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza del 23/07/2013 il giudice di pace di Firenze ha condannato, previo riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche, alla pena di euro 800,00 di multa G.M.G., avendola ritenuta responsabile del reato di ingiuria nei confronti dell’avvocato D.C., alle cui...
Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 5 gennaio 2016, n. 40. In tema di di omicidio colposo aggravato dalla violazione delle norme in materia di esposizione dei lavoratori ad agenti tossici e dalla morte e lesioni di più persone. Quanto alla sanzione edittale di riferimento, non è possibile distinguere tra le norme poste a tutela del lavoro quelle di prevenzione degli infortuni e quelle che tutelano la salute, avendo molte disposizioni il duplice scopo di salvaguardare i lavoratori sia dal rischio di infortuni sia da malattie professionali. Del resto, le leggi più recenti in materia non distinguono, già nel titolo, tra la tutela dagli infortuni e la salute, in tal modo riconducendole al concetto unitario di normativa a tutela dei lavoratori. Inoltre, se l’evento morte è previsto dall’aggravante di cui all’art. 589, comma 2, cod. pen., non può ritenersi ragionevole non equiparare gli infortuni sul lavoro, della più disparata eziologia, idonei a cagionare il decesso del lavoratore, alla malattia professionale che, sebbene analogamente originata dalla prestazione di lavoro, conduce ugualmente alla morte, benché dopo un lasso di tempo più lungo e che, dunque, dev’essere ricompresa nel concetto stesso di infortunio sul lavoro, rappresentando le alternative indicazioni di cui alle sopra richiamate norme, specificazioni meramente illustrative ad abundantiam. Quindi, la terminologia adoperata negli artt. 589 e 590 cod. pen. è riferibile non solo alle norme inserite nelle leggi specificamente antinfortunistiche, ma anche a tutte quelle che, direttamente o indirettamente, perseguono il fine di evitare incidenti sul lavoro o malattie professionali e che, in genere, tendono a garantire la sicurezza dei lavoro in relazione all’ambiente in cui esso deve svolgersi
Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 5 gennaio 2016, n. 40 Ritenuto in fatto 1. II Giudice per l’Udienza Preliminare presso il Tribunale di Palermo, con sentenza emessa in data 9/04/2015 ai sensi dell’art.425 cod.proc.pen., ha dichiarato non doversi procedere, con riguardo a cinque capi d’imputazione per intervenuta prescrizione dei reato, nei confronti di...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 7 gennaio 2016, n. 155. È legittima la confisca di un fabbricato costruito su un terreno sottoposto a sequestro e poi a confisca, ancorché non menzionato nell’originario provvedimento di sequestro e nel successivo provvedimento di confisca, in quanto, in virtù del principio di accessione, i beni costruiti sul fondo appartengono al relativo proprietario, con la conseguenza che l’edificazione di un nuovo fabbricato resta automaticamente esposta alla misura patrimoniale che colpisce il bene principale, senza che ciò comporti alcun peggioramento della misura in atto. Nel procedimento di prevenzione, non viola il principio di correlazione tra contestazione e pronuncia, ritenere sussistente la pericolosità generica in luogo di quella qualificata originariamente ipotizzata, purché sugli elementi fattuali fondanti la decisione sia stato garantito il contraddittorio
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 7 gennaio 2016, n. 155 Ritenuto in fatto 1. M.F. , Mo.Ag. , M.G. , M.I.A. , M.G.L. , M.S.C. propongono ricorso per cassazione contro l’ordinanza della Corte di appello di Lecce del 7 marzo 2015, con la quale è stato rigettato l’appello contro il decreto del tribunale...
Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 7 gennaio 2016, n. 98. Ai sensi del quale la modificazione dell’art. 606 lett. e) c.p.p., introdotta dalla legge n. 46/2006 consente la deduzione del vizio del travisamento della prova là dove si contesti l’introduzione, nella motivazione, di un’informazione rilevante che non esiste nel processo, ovvero si ometta la valu-tazione di una prova decisiva ai fini della pronuncia. Il sindacato della corte di cassazione resta tuttavia quello di sola legittimità, sì che continua a esulare dai poteri della stessa quello di una rilettura degli elementi di fatto posti a fondamento della decisione anche laddove venga prospettata dal ricorrente una diversa e più adeguata valutazione delle risultanze processuali. Da ciò consegue che gli “altri atti del processo specificamente indicati nei motivi di gravame” menzionati dal testo vigente dell’art. 606, comma primo, lett. e), c.p.p., non possono che essere quelli concernenti fatti decisivi che, se convenientemente valutati anche in relazione all’intero contesto probatorio, avrebbero potuto determinare una soluzione diversa da quella adottata, rimanendo esclusa la possibilità che la verifica sulla correttezza e completezza della motivazione si tramuti in una nuova valutazione delle risultanze acquisite, da contrapporre a quella effettuata dal giudice di merito. Ai fini della correttezza e della logicità della motivazione della sentenza, non occorre che il giudice di merito dia conto, in essa, della valutazione di ogni deposizione assunta e di ogni prova, come di altre possibili ricostruzioni dei fatti che possano condurre a eventuali soluzioni diverse da quella adottata, egualmente fornite di coerenza logica, ma è indispensabile che egli indichi le fonti di prova di cui ha tenuto conto ai fini del suo convincimento, e quindi della decisione, ricostruendo il fatto in modo plausibile con ragionamento logico e argomentato, sempre che non emergano elementi idonei a sostanziare la ragionevolezza del dubbio in ordine alla responsabilità dell’imputato: evenienza plausibilmente del tutto esclusa nel caso di specie.
Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 7 gennaio 2016, n. 98 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza resa in data 13/12/2011, la Corte d’appello di Genova ha confermato la decisione in data 10/3/2011 con la quale il Tribunale di Genova ha condannato V.M. alla pena di giustizia, in relazione ai reati di violenza sessuale,...