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Corte di Cassazione, sezione III, 8 ottobre 2014, n. 41936. Reato di maltrattamento contro la moglie (art. 572 c.p.). Il GIP aveva disposto la misura coercitiva dell'allontanamento dalla casa familiare, prevista dall’art. 282 bis c.p.p., e disposto inoltre il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla moglie con la prescrizione di mantenersi ad una distanza non inferiore a 500 metri da quest'ultima. L’uomo, chiedendo il riesame e la revoca della misura cautelare dell’allontanamento dalla casa familiare, si era difeso raccontando una versione dei fatti diversa. Il loro matrimonio non sarebbe stato in crisi, come potevano dimostrare i post che la donna pubblicava su facebook dai quali emergeva una situazione familiare serena e diametralmente opposta da quella narrata dalla moglie. Quanto ai post di facebook, il giudicante osserva che essi non provassero che la situazione coniugale fosse serena, essendo ben possibile che la persona offesa li avesse inseriti dopo temporanee rappacificazioni.

SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE III PENALE sentenza 8 ottobre 2014, n. 41936     Ritenuto in fatto   Con ordinanza emessa in data 7 ottobre 2013 il GIP presso il Tribunale di Ravenna applicava a V.A. la misura coercitiva dell’allontanamento dalla casa familiare con divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati da L.T. e con...

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Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 10 ottobre 2014, n. 42505. La prima sezione penale della Corte di Cassazione risponde a un interrogativo nient'affatto banale, spiegando cosa succede, sul piano pratico, quando viene interrotto lo svolgimento della sanzione sostitutiva del lavoro di pubblica utilità e chiarendo, in particolare, le modalità di determinazione della pena residua da scontare per il reo "inoperoso".

Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 10 ottobre 2014, n. 42505 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE PRIMA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. ZAMPETTI Umberto – Presidente Dott. MAZZEI Antonella P. – Consigliere Dott. CAPRIOGLIO Piera – rel. Consigliere Dott. MAGI Raffaello – Consigliere Dott....

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Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 29 ottobre 2014, n. 44976. Il riconoscimento o l'esclusione della legittima difesa – reale o putativa – costituisce giudizio di fatto insindacabile in sede di legittimità, quando la vicenda sostanziale e gli elementi di prova siano stati correttamente e logicamente valutati dal giudice di merito. Il giudizio di correttezza di siffatta valutazione deve parametrarsi ad un apprezzamento ex ante e non già ex post delle circostanze di fatto, rapportato al momento della reazione in base alle concrete circostanze di fatto che si rappresentano all'agente, al fine di apprezzare solo in quel momento – e non a posteriori – l'esistenza dei canoni della proporzione e della necessità di difesa, richiesti dalla norma sostanziale ai fini dell'integrazione dell'esimente in questione. Nella formulazione di tale giudizio va ovviamente considerato che, sul piano sostanziale e concettuale, la legittima difesa putativa postula gli stessi presupposti di quella reale, con la sola differenza che, nella prima, la situazione di pericolo non sussiste obiettivamente, ma è solo supposta dall'agente sulla base di un errore scusabile nell'apprezzamento dei fatti, determinato da una situazione obiettiva atta a far sorgere in lui la ragionevole convinzione di versare in condizione di pericolo attuale di un'offesa ingiusta; sicché, in mancanza di dati di fatto concreti, l'esimente putativa non può ricondursi ad un criterio di carattere meramente soggettivo, identificato nel solo timore o nel solo stato d'animo dell'agente

Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 29 ottobre 2014, n. 44976 Rilevato in fatto 1. Con sentenza emessa il 15 maggio 2012, la Corte di assise di Brindisi dichiarava V.A. responsabile dell’omicidio di G.G. (capo A) e di porto di un coltello con lama di almeno 10 cm (capo B) e, esclusa la recidiva...

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Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 29 ottobre 2014, n. 44978. Erroneamente il Tribunale ha impedito all'imputato di esercitare il suo diritto alla prova dichiarando inammissibile la richiesta di sentire i testi indicati nella lista tempestivamente inoltrata, solo perché la stessa era pervenuta all'ufficio tramite fax

Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 29 ottobre 2014, n. 44978 Ritenuto in fatto 1. Con la sentenza in epigrafe il Tribunale di Pesaro, sezione di Fano, ha dichiarato G.V. responsabile del reato di cui all’art. 660 cod. pen. commesso dal 1.1.2007 al 22.10.2009 ai danni di C.A. , condannandolo alla pena di 200,00...

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Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 29 ottobre 2014, n. 44919. Fotocopiare testi universitari per uso personale è reato se le fotocopie superano il limite quantitativo del 15% dell’intero scritto

Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 29 ottobre 2014, n. 44919 Ritenuto in fatto 1.1 Con sentenza del 29 gennaio 2013 la Corte di Appello di Milano confermava la sentenza del Tribunale di quella città emessa in data 8 luglio 2009 nei confronti di L.A. , giudicata colpevole del reato di cui all’art. 171...

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Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 23 settembre 2014, n. 38694. Vi è la possibilità, a determinate condizioni, di sottoporre a sequestro e a successiva confisca i conti correnti che, pur non intestati direttamente al soggetto responsabile dell'evasione fiscale, sono comunque nella sua disponibilità in conseguenza della delega ad operare conferitagli da chi ne risulta formalmente titolare

Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 23 settembre 2014, n. 38694 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. SQUASSONI Claudia – Presidente Dott. AMORESANO Silvio – Consigliere Dott. ORILIA Lorenzo – rel. Consigliere Dott. DI NICOLA Vito – Consigliere Dott....

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Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 6 ottobre 2014, n. 41435. In tema di responsabilità da reato degli enti, il decreto di sequestro preventivo per equivalente del profitto del reato presupposto non deve contenere l'indicazione specifica dei beni che devono essere sottoposti al vincolo, potendo procedere alla loro individuazione anche la polizia giudiziaria in sede di esecuzione del provvedimento, ma deve indicare la somma sino a concorrenza della quale il sequestro deve essere eseguito

Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 6 ottobre 2014, n. 41435 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SECONDA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. GENTILE Mario – Presidente Dott. CASUCCI G. – rel. Consigliere Dott. DE CRESCIENZO Ugo – Consigliere Dott. DIOTALLEVI Giovanni – Consigliere Dott....

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Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 8 ottobre 2014, n. 41935. Il dipendente pubblico che – cedendo a terzi il badge – attesti falsamente la sua presenza in ufficio, riportata sui cartellini marcatempo o nei fogli di presenza, commette il reato di truffa aggravata, ed il danno economico va rinvenuto nell'indebita percezione della porzione di retribuzione conseguita in difetto di prestazione lavorativa

Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 8 ottobre 2014, n. 41935 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. MANNINO Saverio Felice – Presidente Dott. AMORESANO Silvio – Consigliere Dott. SAVINO Mariapia – rel. Consigliere Dott. ORILIA Lorenzo – Consigliere Dott....