Assistenza prestata dall’avvocato di un solo soggetto contro più soggetti e facoltà del giudice di aumento del compenso
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Assistenza prestata dall’avvocato di un solo soggetto contro più soggetti e facoltà del giudice di aumento del compenso

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|5 gennaio 2024| n. 376.

La facoltà riconosciuta al giudice dall’articolo 4 del Dm n. 55 del 2014 di aumentare il compenso anche nel caso in cui l’avvocato assista un solo soggetto contro più soggetti impone comunque a quest’ultimo l’onere di motivare, tanto opti per riconoscere l’aumento, quanto opti invece negarlo

Associazione in partecipazione e la Clausola volta ad attribuire agli associati alla cessazione del rapporto importi corrispondenti al valore patrimoniale dell’azienda
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Associazione in partecipazione e la Clausola volta ad attribuire agli associati alla cessazione del rapporto importi corrispondenti al valore patrimoniale dell’azienda

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|5 gennaio 2024| n. 308.

In tema di associazione in partecipazione, poiché l’associato non partecipa direttamente all’affare o all’impresa o non ha, conseguentemente, un diritto immediato agli utili, egli non può pretendere che gli sia attribuita, quale utile, nel corso del rapporto o al suo termine, una parte dei beni eventualmente prodotti con l’attività associata, bensì soltanto che gli sia liquidata e pagata una somma di denaro corrispondente alla quota spettantegli di utili ed all’apporto. Ne consegue che la clausola inserita nel contratto la quale riconosca, al termine del rapporto, il diritto dell’associato alla restituzione anche di eventuali incrementi patrimoniali che si dovessero verificare nel corso dell’attività dell’impresa, deve ritenersi nulla, in quanto completamente distonica rispetto alla disciplina dell’associazione in partecipazione

Diritto alla provvigione è necessario che tra l’intervento e la conclusione dell’affare vi sia un nesso di causalità adeguata
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Diritto alla provvigione è necessario che tra l’intervento e la conclusione dell’affare vi sia un nesso di causalità adeguata

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|8 gennaio 2024| n. 538.

Al fine del sorgere del diritto alla provvigione ex art. 1755, comma 1, c.c., è necessario che tra l'intervento del mediatore e la conclusione dell'affare vi sia un nesso di causalità adeguata, alla stregua di un giudizio ex post, ad affare compiuto, ed incombendo sul mediatore la relativa prova, senza che l'aver messo le parti in relazione tra loro sia di per sé sufficiente a conferire all'intervento il carattere dell'adeguatezza.

Il diritto unilaterale di recesso da parte del committente non preclude la sua facoltà di invocare la restituzione degli acconti versati
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Il diritto unilaterale di recesso da parte del committente non preclude la sua facoltà di invocare la restituzione degli acconti versati

Corte di Cassazione, civile, Sentenza|8 gennaio 2024| n. 421.

In tema di appalto, il diritto unilaterale di recesso ex art. 1671 c.c. da parte del committente non preclude la sua facoltà di invocare la restituzione degli acconti versati e il risarcimento dei danni subiti per condotte di inadempimento verificatesi in corso d’opera e addebitabili all’appaltatore. In tale evenienza, la contestazione di difformità e vizi, in ordine alla parte di opera eseguita, non ricade nella disciplina della garanzia per i vizi, che esige necessariamente il totale compimento dell’opera”. Una volta accertata la responsabilità professionale del direttore dei lavori per omessa vigilanza sull’attuazione dei lavori appaltati, questi risponde, in solido, con l’appaltatore dei danni subiti dal committente, qualora i rispettivi inadempimenti abbiano concorso in modo efficiente a produrre il danno risentito dall’appaltante.

L’eliminazione delle vedute abusive
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L’eliminazione delle vedute abusive

Corte di Cassazione, civile, Sentenza|8 gennaio 2024| n. 438.

L'eliminazione delle vedute abusive, che consentono di affacciarsi e guardare nel fondo altrui, non necessariamente deve essere disposta dal giudice tramite la demolizione di quelle porzioni immobiliari costituenti il "corpus" della violazione denunciata, ben potendo la violazione medesima essere eliminata per altra via, mediante idonei accorgimenti, i quali, pur contemperando i contrastanti interessi delle parti, rispondano ugualmente al precetto legislativo da applicare al caso oggetto di cognizione. Spetta, poi, al giudice dell'esecuzione la determinazione delle concrete modalità dell'opera o la scelta tra diverse articolazioni concrete di opere aventi comuni finalità e connotazioni.

Condizioni generali di contratto e l’obbligo della specifica approvazione per iscritto
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Condizioni generali di contratto e l’obbligo della specifica approvazione per iscritto

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|4 gennaio 2024| n. 234.

In tema di condizioni generali di contratto, per riconoscere l’esistenza dell’obbligo della specifica approvazione per iscritto di cui all’art. 1341, comma 2, cod. civ., non basta che uno dei contraenti abbia predisposto l’intero contenuto del contratto in modo che l’altra parte non possa che accettarlo o rifiutarlo nella sua interezza, ma è altresì necessario che lo schema sia stato predisposto e le condizioni generali siano state fissate per servire ad una serie indefinita di rapporti, sia dal punto di vista sostanziale, perché confezionate da un contraente che esplichi attività contrattuale all’indirizzo di una pluralità indifferenziata di soggetti, sia dal punto di vista formale, in quanto predeterminate nel contenuto a mezzo di moduli o formulari utilizzabili in serie; ne consegue che non necessitano di una specifica approvazione scritta le clausole contrattuali elaborate in previsione e con riferimento ad un singolo, specifico negozio da uno dei contraenti, cui l’altro possa richiedere di apportare le necessarie modifiche dopo averne liberamente apprezzato il contenuto

La mancata statuizione nel dispositivo della sentenza in ordine ad un determinato capo della domanda configura il vizio di omessa pronuncia
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La mancata statuizione nel dispositivo della sentenza in ordine ad un determinato capo della domanda configura il vizio di omessa pronuncia

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|4 gennaio 2024| n. 272.

La mancata statuizione, nel dispositivo della sentenza, in ordine ad un determinato capo della domanda configura il vizio di omessa pronuncia riguardo a quel capo, denunciabile ai sensi dell'art. 112 c.p.c., non potendo la esistenza della relativa decisione desumersi da affermazioni contenute nella sola motivazione

Il contratto seguìto alla commissione del reato di appropriazione indebita non è nullo per contrarietà a norme imperative
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Il contratto seguìto alla commissione del reato di appropriazione indebita non è nullo per contrarietà a norme imperative

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|4 gennaio 2024| n. 207.

Il contratto seguìto alla commissione del reato di appropriazione indebita non è nullo per contrarietà a norme imperative, ai sensi dell’art. 1418 cod. civ

Cosa deve contenere un atto per avere efficacia interruttiva della prescrizione
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Cosa deve contenere un atto per avere efficacia interruttiva della prescrizione

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|4 gennaio 2024| n. 279.

Per avere efficacia interruttiva della prescrizione, ai sensi dell'art. 2943 c.c., un atto deve contenere, oltre alla chiara indicazione del soggetto obbligato, l'esplicitazione della pretesa e l'intimazione o la richiesta scritta di adempimento, idonea a manifestare l'inequivocabile volontà del titolare del credito di far valere il proprio diritto, nei confronti del soggetto indicato, con l'effetto sostanziale di costituirlo in mora; pertanto, non determina l'interruzione della prescrizione la riserva, contenuta in un atto di citazione, di agire per il risarcimento di danni diversi e ulteriori rispetto a quelli effettivamente lamentati, trattandosi di espressione che, per genericità ed ipoteticità, non può in alcun modo equipararsi ad una intimazione o ad una richiesta di pagamento.

In genere procedimento di verificazione e la forma libera
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In genere procedimento di verificazione e la forma libera

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|5 gennaio 2024| n. 315.

Solo per i contratti per i quali sia richiesta, per legge o per volontà delle parti, la forma scritta ad probationem ovvero ad substantiam, colui che intenda avvalersi del documento in giudizio ha, ove la sottoscrizione non sia stata autenticata al momento dell'apposizione né riconosciuta, ancorché tacitamente, dalla controparte, l'onere di avviare, pur senza formule sacramentali, il procedimento di verificazione, salvo che ne abbia previamente dedotto e dimostrato la perdita incolpevole dell'originale. Sicché ove le parti concludano un contratto a forma libera, incombe su chi ne invoca l'esistenza, validità ed efficacia, l'onere di dimostrare l'avvenuto perfezionamento del negozio, anche mediante presunzioni semplici, purché aventi i caratteri della gravità e precisione, nonché, qualora siano più d'una, della concordanza ex art. 2729 cod. civ., la cui valenza probatoria deve essere valutata e adeguatamente motivata dal giudice del merito.(Nella specie, la S.C. ha rigettato il ricorso avverso la sentenza che aveva accertato la conclusione di un contratto di noleggio di materiali facendo ricorso ad elementi presuntivi, quali la mancata contestazione della fattura, l'intervenuto pagamento di un acconto e l'avvenuta messa a disposizione dei materiali, senza attribuire portata dirimente ad un fax posto a fondamento della pretesa creditoria la cui sottoscrizione era stata tempestivamente disconosciuta).