SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE sezione III SENTENZA 26 maggio 2014, n. 11657 Ritenuto in fatto B.S. e M.M.M. , nella qualità di esercenti la potestà sul figlio minore B.G. , convenivano in giudizio davanti al Tribunale di Palermo, Sezione distaccata di Carini, il Comune di Carini, affinché fosse condannato al risarcimento dei danni conseguenti ad...
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Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 23 maggio 2014, n. 11532. Il mare territoriale è cosa distinta e separata dal lido marino, il quale soltanto può formare oggetto di proprietà e rientra nel demanio marittimo. Ne consegue che il mare di per sé non può costituire una cosa suscettibile di “custodia” ai sensi dell’art. 2051 c.c., e non è invocabile pertanto la presunzione prevista da quest’ultima norma nei confronti della pubblica amministrazione cui la legge affidi la gestione del fondo marino
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 23 maggio 2014, n. 11532 Svolgimento del processo 1. Il (omissis) il sig. D.B.F. , di anni 21, morì per annegamento mentre faceva il bagno, intorno alle ore 19.00, nel tratto di mare antistante il lido del Comune di Campomarino (CB). Nel 2001 i genitori del defunto (sigg.ri...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 24 aprile 2014, n. 9276. Il danno cagionato dalla fauna selvatica ai veicoli in circolazione non è risarcibile in base alla presunzione stabilita dall'art. 2052 c.c., inapplicabile per la natura stessa degli animali selvatici, ma solo alla stregua dei principi generali sanciti dall'art. 2043, anche in tema di onere della prova, e perciò richiede l'individuazione di un concreto comportamento colposo ascrivibile all'ente pubblico: resta pertanto immune da censure la decisione di rigetto della domanda proposta nei confronti della Regione per il risarcimento dei danni conseguenti alla collisione tra una vettura e un cinghiale, non essendo emerse prove dell'addebitabilità del sinistro a comportamenti imputabili alla Regione o all'Anas, non potendo costituire oggetto di obbligo giuridico per entrambe la recinzione di tutte le strade e la segnalazione generalizzata di tutti i perimetri boschivi
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 24 aprile 2014, n. 9276 Svolgimento del processo L.L. e L.P., sull’assunto di aver patito un danno alla vettura di proprietà del primo e condotta dal secondo quando, il 28.08.2003, essa era venuta inopinatamente a collidere con un cinghiale proveniente dai boschi appartenenti alla Regione Abruzzo, convennero...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 20 marzo 2014, n. 6554. La denuncia di un reato perseguibile d'ufficio non è fonte di responsabilità per danni a carico del denunciante, ai sensi dell'art. 2043 c.c., anche in caso di proscioglimento o di assoluzione, se non quando essa possa considerarsi calunniosa, poiché, al di fuori di tale ipotesi, l'attività pubblicistica dell'organo titolare dell'azione penale si sovrappone all'iniziativa del denunciante, interrompendo così ogni nesso causale tra tale iniziativa ed il danno eventualmente subito dal denunciato
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 20 marzo 2014, n. 6554 Svolgimento del processo 1. Con atto di citazione notificato il 21.3.1999, S.G. conveniva in giudizio davanti al Tribunale di Velletri B.M. chiedendone la condanna al risarcimento dei danni subiti per effetto della presentazione, da parte del B. , di denuncia alla Procura della...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 28 febbraio 2014, n. 4804. In tema di costruzione e gestione delle opere pubbliche, secondo cui la discrezionalità di cui la Pubblica Amministrazione gode nella scelta dei tempi e dei mezzi con cui provvedervi, e la conseguente insindacabilità delle relative determinazioni da parte del Giudice ordinario, incontrano un limite di carattere esterno nel principio neminem laedere, il quale, imponendo l'osservanza delle specifiche norme tecniche e delle comuni regole di prudenza e diligenza a garanzia dell'incolumità e del patrimonio dei terzi, giustifica, in caso di lesione di diritti altrui, l'affermazione dell'antigiuridicità del fatto e la condanna al risarcimento, non ostandovi la circostanza che l'ente pubblico abbia correttamente seguito il complesso iter tecnico-amministrativo previsto per la realizzazione dell'opera
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 28 febbraio 2014, n. 4804 Svolgimento del processo 1. – Sa.Gi. , G.M. , D.B.B. , D.N.R. , R.V. , D.O. in A. , la Centro Video di Spinato & C, la Ricaterm S.r.l. e M.V. convennero separatamente in giudizio il Comune di Pordenone, chiedendone la condanna al...
Corte di Cassazione, sezione VI, ordinanza 28 febbraio 2014, n. 4788. La responsabilità extracontrattuale per i danni provocati da animali selvatici alla circolazione dei veicoli deve essere imputata all'Ente (sia esso Regione, Provincia, Ente Parco, Federazione o Associazione etc…), a cui siano stati concretamente affidati, nel singolo caso, anche in attuazione della legge n. 157 del 1992, i poteri di amministrazione del territorio e di gestione della fauna ivi insediata, sia che i poteri di gestione derivino dalla legge, sia che trovino la fonte in una delega o concessione di altro Ente. In quest'ultimo caso, l'Ente delegato o concessionario potrà considerarsi responsabile, ai sensi dell'art. 2043 cod. civ., per i suddetti danni a condizione che gli sia stata conferita, in quanto gestore, autonomia decisionale e operativa sufficiente a consentirgli di svolgere l'attività in modo da poter efficientemente amministrare i rischi di danni a terzi, inerenti all'esercizio dell'attività stessa, e da poter adottare le misure normalmente idonee a prevenire, evitare o limitare tali danni
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE VI ORDINANZA 28 febbraio 2014, n. 4788 Svolgimento del processo 1. E stata depositata in cancelleria la seguente relazione, ai sensi dell’art. 380 bis cod. proc. civ. e datata 30.10.12, regolarmente comunicata al pubblico ministero e notificata ai difensori delle parti: “1. – La Regione Emilia-Romagna ricorre, affidandosi a due...
Corte di Cassazione, sezione VI, ordinanza 18 febbraio 2014, n. 3839. La responsabilità del custode – Comune di Bari (cimitero comunale) – è stata esclusa dal caso fortuito, costituito dalla condotta disattenta del danneggiato, valutata idonea ad interrompere il nesso causale tra la cosa e l’evento. In particolare, sulla base delle foto in atti, il primo giudicante ha ritenuto che la tubazione idrica, che fuoriusciva dalla sede stradale, determinante la caduta, fosse costituita da un rubinetto per attingere acqua, «collegato a un tubo a gomito attaccato al cordolo di un’aiuola, sporgente all’altezza di una ventina di centimetri da terra e perfettamente visibile» alle 10 di mattina. Individuato l’ostacolo e la sua posizione – non sulla sede stradale, ma al margine, attaccato al cordolo dell’aiuola, ha messo in evidenza che lo stesso attore aveva ammesso di camminare rasente il cordolo, dove la presenza di fiori poggiati aveva impedito di vedere l’ostacolo e che la circostanza era stata confermata dall’unico teste
Suprema Corte di Cassazione sezione VI ordinanza 18 febbraio 2014, n. 3839 Ritenuto che, prestandosi il ricorso ad essere trattato con il procedimento di cui agli artt. 376 e 380-bis cod. proc. civ., è stata redatta relazione; che la relazione ha il seguente contenuto: «1. Il Giudice di Pace accolse la domanda di risarcimento proposta...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 19 febbraio 2014, n. 3967. In tema di appalto è di regola l’appaltatore che risponde dei danni provocati a terzi ed eventualmente anche dell’inosservanza della legge penale durante l’esecuzione del contratto, attesa l’autonomia con cui egli svolge la sua attività nell’esecuzione dell’opera o del servizio appaltato, organizzandone i mezzi necessari, curandone le modalità ed obbligandosi a fornire alla controparte l’opera o il servizio cui si era obbligato, mentre il controllo e la sorveglianza del committente si limitano all’accertamento e alla verifica della corrispondenza dell’opera o del servizio affidato all’appaltatore con quanto costituisce l’oggetto del contratto. In tale contesto, pertanto, una responsabilità del committente nei riguardi dei terzi risulta configurabile solo allorquando si dimostri che il fatto lesivo sia stato commesso dall’appaltatore in esecuzione di un ordine impartitogli dal direttore dei lavori o da altro rappresentante del committente stesso, oppure quando sia configurabile in capo al committente una culpa in eligendo per aver affidato il lavoro ad impresa che palesemente difettava delle necessarie capacità tecniche, ovvero in base al generale principio del neminem laedere di cui all’art. 2043 cod. civ.
La massima 1. In tema di appalto è di regola l’appaltatore che risponde dei danni provocati a terzi ed eventualmente anche dell’inosservanza della legge penale durante l’esecuzione del contratto, attesa l’autonomia con cui egli svolge la sua attività nell’esecuzione dell’opera o del servizio appaltato, organizzandone i mezzi necessari, curandone le modalità ed obbligandosi a fornire...
Corte di Cassazione, sezione VI, ordinanza 18 febbraio 2014, n. 3767. Rigettato il gravame proposto nei confronti del Comune di Acri, reputando corretta la decisione del primo giudice di rigetto della domanda risarcitoria proposta dai ricorrenti per i danni provocati dall’allagamento verificatosi nella notte tra il 27 e il 28 novembre 1984 nell’abitazione di loro proprietà e nell’annesso giardino. La Corte d’Appello ha, in particolare, confermato la valutazione del carattere eccezionale ed imprevedibile del nubifragio di vaste dimensioni verificatosi in quella data nei luoghi di causa, tale da escludere la responsabilità del Comune per l’inidoneità delle opere di canalizzazione e convogliamento delle acque piovane nell’abitato
Suprema Corte di Cassazione sezione VI ordinanza 18 febbraio 2014, n. 3767 Premesso in fatto E’ stata depositata in cancelleria la seguente relazione: “1. – Con la sentenza impugnata la Corte d’Appello di Catanzaro ha rigettato il gravame proposto da R.E. ed E.S. nei confronti del Comune di Acri, avverso la sentenza del Tribunale di...
Corte di Cassazione, sezione VI, ordinanza 4 febbraio 2014, n. 2370. Non riconsociuto il danno per l’illegittimo fermo amministrativo poichè da un lato, non veniva allegato (tantomeno dimostrato) di avere offerto in sede di merito elementi idonei ad apprezzare, sia pure con una valutazione equitativa, il danno patrimoniale asseritamente subito e, dall’altro, descritto il danno non patrimoniale, in termini insuscettibili di essere monetizzati, siccome inquadrabili in quegli sconvolgimenti di quotidianità «consistenti in disagi, fastidi, disappunti, ansie ed in ogni altro di insoddisfazione» (c.d. bagatellari) ritenuti dalle SS.UU. non meritevoli di tutela risarcitoria
Suprema Corte di Cassazione sezione VI ordinanza 4 febbraio 2014, n. 2370 Svolgimento del processo e motivi della decisione E’ stata depositata in cancelleria la seguente relazione: «1. Con sentenza n. 318/2009 il Giudice di pace di Vibo Valentia ha dichiarato il difetto di giurisdizione relativamente alla domanda proposta da A.G. nei confronti di Equitalia E.T.R....