SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE V SENTENZA 6 febbraio 2015, n. 5643 Ritenuto in fatto 1. Il Tribunale di Palermo, Sezione per il riesame dei provvedimenti cautelari, con ordinanza in data 17.4.2014, ai sensi dell’art. 309 c.p.p., confermava l’ordinanza emessa del locale G.I.P. in data 29.10.2013, con la quale era stata applicata a V.M....
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Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 19 febbraio 2015, n. 7706. E' inammissibile l'istanza di rinvio dell'udienza per concomitante impegno dei difensore trasmessa via telefax, poiché l'art. 121 cod. proc. pen. stabilisce l'obbligo per le parti di presentare le memorie e le richieste rivolte al giudice mediante deposito in cancelleria, mentre il ricorso al telefax è riservato ai funzionari di cancelleria ai sensi dell'art. 150 cod. proc. pen. Pur volendo considerare specificamente il principio, secondo il quale la scelta di un mezzo tecnico non previsto dalla legge per il deposito delle istanze non rende queste ultime nulle o inesistenti ed il giudice ha l'obbligo di esaminarle, tuttavia, la conseguenza scaturente da tale scelta espone nel contempo il richiedente al rischio dell'intempestività, nell'ipotesi in cui la stessa istanza non venga portata a conoscenza del giudice, di guisa che l'omessa delibazione della richiesta di rinvio per legittimo impedimento a comparire, inoltrata dal difensore istante a mezzo fax, non comporta alcuna violazione dei diritto di difesa
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 19 febbraio 2015, n. 7706 Ritenuto in fatto 1.Con sentenza del 13.3.2013 il Tribunale di Sassari confermava la sentenza del Giudice di Pace di Ozieri, con la quale C. R. era stato condannato alla pena di € 400,00 di multa, previa concessione delle generiche, oltre al risarcimento dei...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 28 gennaio 2015, n. 4158. In tema di cronaca giudiziaria, quando si versi nella fase delle indagini preliminari, è doveroso – proprio in ragione della fluidità ed incertezza ontologica del contenuto delle investigazioni – un racconto senza enfasi od indebite anticipazioni di colpevolezza, ed il giornalista, pur non essendo tenuto a verificare la fondatezza dell'accusa – dovendone però riferire rigorosamente i termini di formulazione -non può comunque indulgere ad alcuna preconcetta opzione di responsabilità, rendendo una ricostruzione in chiave colpevolista e ciò anche quando l'indagato sia stato colpito da misura cautelare coercitiva
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 28 gennaio 2015, n. 4158 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. LOMBARDI Alfredo – Presidente Dott. DE BERARDINIS Silvana – Consigliere Dott. VESSICHELLI Maria – Consigliere Dott. PEZZULLO Ros – rel. Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 14 gennaio 2015, n. 1695. Nella presentazione di un esposto, con il quale si richieda l'intervento della autorità amministrativa su fatto del dipendente "ritenuto" contrario alla deontologia, anche se nel comunicato vengono usate espressioni oggettivamente aspre e polemiche, non è configurabile il delitto di diffamazione. Infatti, nel bilanciamento tra due beni costituzionalmente protetti, il diritto di critica (art 21 Cost.) e quello alla dignità personale (artt. 2 e 3 Cost.), occorre dare la prevalenza alla libertà di parola, senza la quale la dialettica democratica non potrebbe realizzarsi . Sussiste l'esimente del diritto di critica quando il fatto riportato sia conforme allo stato accertato della realtà al momento della propalazione, sempre che sia rispettato il canone della continenza e della rilevanza sociale dell'informazione
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 14 gennaio 2015, n. 1695 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza del 11.6.2013 il Tribunale di Salerno confermava la sentenza emessa in data 30.9.2011 dal locale Giudice di Pace, con la quale D.C.G. e D.C.F. erano stati condannati per il reato di diffamazione alla pena di euro 300,00...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 8 gennaio 2015, n. 460. Il reato di ingiuria non si consuma solo attraverso lo scritto o la parola, ma può compiersi anche attraverso "comportamenti", cioè con atti materiali (ingiuria reale), che manifestino un sentimento di disprezzo verso la persona offesa e siano, quindi, tali da offendere il suo onore o il suo decoro. Nel caso di specie, la condotta contestata all'imputato di avere "innaffiato" la parte offesa con la "gomma dell'acqua", non integra in sé il delitto dì cui all'art. 594 c.p., non presentandosi tale gesto oggettivamente idoneo a ledere l'onore e il prestigio della persona offesa. Invero, nel caso in cui la manifestazione di disprezzo non si traduca in "espressioni" offensive, immediatamente lesive dell'onore e del decoro della p.o., ma si realizzi attraverso un "gesto", un atto materiale, occorre che esso palesi in sé la carica ingiuriosa, o comunque, in considerazione di particolari circostanze, dei rapporti tra le parti, dei contesto insomma in cui si è inserito, lasci chiaramente intendere il disprezzo dell'autore nei confronti della vittima nel compiere quel gesto.
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 8 gennaio 2015, n. 460 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza dei 11.4.2013 il Giudice di Pace di Verona assolveva ai sensi dell’art. 530/2 c.p. S.L. dal reato di cui agli artt. 81 cpv, 594 e 612 c.p. per avere, con più azioni esecutive di un medesimo disegno...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 20 novembre 2014, n. 48339. Sequestro di persona per la maestra che chiude la bambina nell'antibagno
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 20 novembre 2014, n. 48339 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. SAVANI Piero – Presidente Dott. VESSICHELLI Maria – Consigliere Dott. ZAZA Carlo – Consigliere Dott. PEZZULLO Rosa – rel. Consigliere Dott. MICHELI...