Corte di Cassazione, sezione seconda penale, sentenza 26 marzo 2018, n.13968. Ai fini della configurabilità del reato di cui all’art. 643 cod. pen., deve sussistere un rapporto “squilibrato” fra vittima ed agente
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Corte di Cassazione, sezione seconda penale, sentenza 26 marzo 2018, n.13968. Ai fini della configurabilità del reato di cui all’art. 643 cod. pen., deve sussistere un rapporto “squilibrato” fra vittima ed agente

Ai fini della configurabilità del reato di cui all’art. 643 cod. pen., deve sussistere un rapporto “squilibrato” fra vittima ed agente, in cui quest’ultimo abbia la possibilità di manipolare la volontà della vittima, che, in ragione di specifiche situazioni concrete, sia incapace di opporre resistenza per l’assenza o la diminuzione della capacità critica, nonché l’induzione...

Corte di Cassazione, sezione seconda penale, sentenza 2 novembre 2017, n. 50109. Ritenuto “promotore” il soggetto che durante il corteo, provveda, con il megafono, a “gridare le ragioni della manifestazione”
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Corte di Cassazione, sezione seconda penale, sentenza 2 novembre 2017, n. 50109. Ritenuto “promotore” il soggetto che durante il corteo, provveda, con il megafono, a “gridare le ragioni della manifestazione”

Ben può essere ritenuto “promotore” il soggetto che durante il corteo, provveda, con il megafono, a “gridare le ragioni della manifestazione”, impartendo ai partecipanti istruzioni, prendendo i contatti con gli agenti operanti sul posto per concordare il successivo svolgimento, e rilasciando interviste in nome del gruppo ai giornalisti presenti Sentenza 2 novembre 2017, n. 50109...

Corte di Cassazione, sezione II penale, sentenza 26 gennaio 2017, n. 3864
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Corte di Cassazione, sezione II penale, sentenza 26 gennaio 2017, n. 3864

Il pm non ha l’obbligo di inserire nel decreto di citazione diretta a giudizio l’avviso per l’imputato di chiedere la messa alla prova Suprema Corte di Cassazione sezione II penale sentenza 26 gennaio 2017, n. 3864 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SECONDA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri...

Corte di Cassazione, sezione II penale, sentenza 2 gennaio 2017, n. 8
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Corte di Cassazione, sezione II penale, sentenza 2 gennaio 2017, n. 8

Il legittimo impedimento del difensore impone il rinvio del procedimento anche nel giudizio abbreviato di appello soggetto al rito camerale. Ne consegue che se il difensore non compare, non adducendo alcuna motivazione, il procedimento è celebrato in ogni caso mentre se non compare e documenta la propria impossibilità a partecipare chiedendo il differimento dell’udienza il...

Corte di Cassazione, sezione II penale, sentenza 26 gennaio 2017, n. 3859
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Corte di Cassazione, sezione II penale, sentenza 26 gennaio 2017, n. 3859

La rinuncia al mandato da parte del difensore non faccia venir meno l’efficacia dell’elezione di domicilio presso il suo studio eseguita dall’imputato, se questi non provvede formalmente a revocarla. E ciò, in quanto il domicilio può essere eletto anche presso una persona che non abbia la qualità di difensore o che l’abbia perduta: si tratta,...

Corte di Cassazione, sezione II penale, sentenza 24 maggio 2016, n. 21611
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Corte di Cassazione, sezione II penale, sentenza 24 maggio 2016, n. 21611

Sono penalmente irrilevanti gli artifici e raggiri contenuti in una domanda giudiziale (c.d. truffa processuale) volti a trarre in inganno il giudice circa l’esistenza di un sinistro dal quale sarebbero derivate gravi lesioni; la fattispecie non rientra nell’ipotesi di frode processuale in virtù del divieto di analogia in malam partem. SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE...

Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 5 maggio 2016, n. 18727
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Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 5 maggio 2016, n. 18727

È configurabile il reato di estorsione in capo al datore di lavoro che prospetti ai propri dipendenti l’ipotesi di licenziamento in caso di mancata accettazione delle condizioni di lavoro eccessivamente penalizzanti da lui imposte. Nel caso di specie, il datore aveva subordinato l’assunzione a un accordo con cui i lavoratori si impegnavano a firmare una...

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La pubblicazione telematica rafforza il carattere afflittivo della pena accessoria, poiché alla diminuzione o eliminazione della spesa per la pubblicazione corrispondono la capillare diffusione delle informazioni offerta dal sistema telematico in ragione del libero accesso ai documenti pubblicati ed alla loro indicizzazione da parte dei motori di ricerca e la tempestività della pubblicazione che le diverse forme cartacee certamente non assicurano. Pertanto, la modifica apportata all’art. 36 cod. pen., dal D.L. 6 luglio 2011, n. 98, art. 37, comma 18, convertito nella L. 15 luglio 2011, n. 111, non ha introdotto nel sistema penale una nuova pena accessoria, ma ne ha diversamente modulato il contenuto, sostituendo alla tradizionale forma di pubblicazione sulla stampa quella via internet, fatto che integra un fenomeno di successione di leggi nel tempo regolato dall’art. 2 cod. pen., comma 4, con la conseguenza che non è applicabile ai fatti pregressi la nuova disciplina, in quanto maggiormente afflittiva. Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 5 maggio 2016, n. 18728.

Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 5 maggio 2016, n. 18728 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza in data 06.10.2015, la Corte d’appello di Genova confermava la pronuncia di primo grado resa dal Tribunale di Genova in data 27.04.2011 nei confronti di S.C. . Con detta pronuncia, era stata disposta la pubblicazione della sentenza,...

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Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 3 febbraio 2016, n. 4400. In tema di documenti, l’art. 234 cod. proc. pen. richiede che vengano acquisiti in originale, potendosi acquisire copia solo quando l’originale non è recuperabile; poiché, tuttavia, l’attuale codice di procedura penale non ha accolto il principio della tipicità dei mezzi di prova (tant’è che l’art. 189 cod. proc. pen. si occupa espressamente de “le prove non disciplinate dalla legge”), il giudice può ben utilizzare quale elemento di prova anche la copia di un documento, purché idonea ad assicurare l’accertamento dei fatti. Riguardo alla natura dell’atto, tale operazione, così come la successiva estrapolazione di immagini, viene considerata ripetibile. La ritualità, ex art. 234 cod. proc. pen., dell’utilizzazione di fotografie estratte da video riprese eseguite dalla polizia giudiziaria (queste ultime ritualmente acquisite al dibattimento), non sussistendo alcuna disposizione normativa che prescriva l’esecuzione di particolari incombenti per l’estrapolazione di singole foto dalla videoregistrazione eseguita, ma dovendosi considerare questa nient’altro che alla stregua di una operazione materiale volta a consentire una più diretta e adeguata lettura di un segmento del documento già acquisito, inidonea di per sé a alternarne o comprometterne il contenuto probatorio

Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 3 febbraio 2016, n. 4400  Ritenuto in fatto  1. Con sentenza in data 09.06.2014, la Corte d’appello di Brescia confermava la pronuncia di primo grado emessa dal Tribunale di Mantova, in composizione monocratica, in data 25.03.2013, con la quale S.M. era stato condannato alla pena di anni sei...

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