Nulla la convalida dell’arresto se il pm conduce gli arrestati in udienza senza interprete nonostante sappia che non conoscono la lingua Suprema Corte di Cassazione sezione I penale sentenza 26 maggio 2016, n. 22133 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE PRIMA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:...
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Corte di Cassazione, sezione I penale, sentenza 26 maggio 2016, n. 22143
Riconosciuto il credito dell’istituto bancario per il mutuo stipulato con impresa estranea alla mafia e senza consenso all’accollo del mutuo trasferita nell’impresa alla quale erano stati confiscati i beni per mafia Suprema Corte di Cassazione sezione I penale sentenza 26 maggio 2016, n. 22143 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 26 maggio 2016, n. 22118
Nel reato di evasione dagli arresti domiciliari il dolo è generico e consiste nella consapevole violazione del divieto di lasciare il luogo di esecuzione della misura senza la prescritta autorizzazione, a nulla rilevando i motivi che hanno determinato la condotta dell’agente. Poi va considerato che il concetto di abitazione, ai fini degli arresti domiciliari, ricomprende...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 13 maggio 2016, n. 19767.
Nella contravvenzione di cui all’art. 660 cod. pen. l’illiceità penale dei fatto è subordinata alla petulanza o altro biasimevole motivo e alla volontà dell’agente di interferire inopportunamente nell’altrui sfera di libertà. La petulanza si sostanzia in un atteggiamento di insistenza fastidiosa, arrogante invadenza, intromissione inopportuna e continua; il biasimevole motivo, pur diverso dalla petulanza, è...
Lo specifico comportamento realizzato dal condannato può produrre l’effetto revocatorio solo qualora il tribunale di sorveglianza ne accerti l'incompatibilità con la prosecuzione dell'esecuzione della misura alternativa, siccome non più idonea a perseguire i fini ad essa connessi. Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 22 aprile 2016, n. 17036.
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 22 aprile 2016, n. 17036 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE PRIMA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. VECCHIO Massimo – Presidente Dott. NOVIK Adet Toni – Consigliere Dott. SARACENO Rosa Anna – Consigliere Dott. DI GIURO Gaetano – rel....
Ne’ e’ fondato il rilievo secondo il quale il dolo d’impeto e’ incompatibile con il dolo alternativo, posto che l’agire sulla spinta emotiva del momento non esclude la lucidita’ mentale e le facolta’ cognitive che consentono di prevedere e rappresentarsi l’evento come conseguenza della propria azione. Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 7 aprile 2016, n. 13970.
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 7 aprile 2016, n. 13970 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE PRIMA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. VECCHIO Massimo – Presidente Dott. LA POSTA Lucia – rel. Consigliere Dott. MANCUSO Luigi Fabrizio – Consigliere Dott. ESPOSITO Aldo – Consigliere...
Le condotte legalmente predeterminate che, alternativamente o congiuntamente, costituiscono la fattispecie criminosa di riduzione o mantenimento in schiavitù o servitù hanno tutte in comune lo stato di sfruttamento del soggetto passivo, ed implicano per loro natura il maltrattamento del soggetto passivo, a prescindere dalla percezione che questi ne abbia, sicché non può ritenersi, in ragione del principio di consunzione, il concorso con il reato di maltrattamenti in famiglia, che può, invece, ritenersi sussistente solo nel caso di assenza di una condizione di integrale asservimento ed esclusiva utilizzazione del minore ai fini di sfruttamento economico, quando la condotta illecita sia continuativa e cagioni al minore sofferenze morali e materiali. Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 14 aprile 2016, n.15632.
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE V SENTENZA 14 aprile 2016, n.15632 Ritenuto in fatto La Corte di Assise di Appello di Roma, con sentenza dell’8 maggio 2015, ha parzialmente riformato la sentenza della Corte di Assise di Roma del 19 marzo 2014 ed ha mantenuto ferma la condanna alla pena ritenuta di giustizia di K.H....
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 7 aprile 2016, n. 14008. In materia di stupefacenti, ai fini della sostituzione della misura custodiale con il programma di recupero, le nozioni di tossicodipendenza e di uso abituale di sostanze stupefacenti devono ritenersi sinonimie, non solo in quanto la seconda chiarisce concettualmente il significato della prima, ma anche in ragione del dato testuale di cui all’art. 89, comma secondo, d.P.R. n. 309 del 1990, come sostituito dall’art. 4 sexies, comma primo, lett. a), I. 21 febbraio 2006, n. 49, la cui formulazione precisa che la relativa istanza deve essere corredata, tra l’altro, da certificazione attestante lo stato di tossicodipendenza (o di alcooldipendenza) e la procedura con cui è stato accertato l’uso abituale di sostanze stupefacenti, psicotrope o alcoliche
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 7 aprile 2016, n. 14008 Ritenuto in fatto 1. Con ordinanza emessa il 29/01/2014 il Tribunale di sorveglianza di Roma dichiarava inammissibile l’istanza di affidamento in prova al servizio sociale di tipo terapeutico presentata da I.K., ai sensi dell’art. 94 del d.P.R. 9 ottobre 1990, n. 309. La...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 23 febbraio 2016, n. 7157. Misure cautelari: l’obbligo di motivazione della custodia è rafforzato se vi è dismissione dalle cariche
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 23 febbraio 2016, n. 7157 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE PRIMA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. VECCHIO Massimo – Presidente Dott. MAZZEI Antonella P – Consigliere Dott. SANDRINI Enrico G. – Consigliere Dott. TALERICO Palma – Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 11 gennaio 2016, n. 587. In tema di sospensione condizionale della pena il beneficio può essere concesso per una seconda volta qualora, ai sensi dell’art. 164, co. 4, c.p., il giudice della cognizione ritenga di dover applicare una pena che si mantenga entro il limite prescritto dall’art. 163 c.p., ancorché sommata a quella precedentemente inflitta
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 11 gennaio 2016, n. 587 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE PRIMA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. VECCHIO Massimo – Presidente Dott. NOVIK Adet Toni – Consigliere Dott. TARDIO Angela – Consigliere Dott. SANDRINI Enrico Giuseppe – Consigliere Dott....