SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE II SENTENZA 27 febbraio 2016, n. 3691 Ritenuto in fatto In data 8/7/2015 la Guardia di Finanza di Como notava B.T. mentre oltrepassava il valico di confine di (omissis) a bordo di un’autovettura; trattandosi di persona già nota alla P.G. perché indagata per riciclaggio, in procedimento nel quale gli era...
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Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 21 gennaio 2016, n. 2782. Il vizio di aspecificità dell’atto di appello va valutato alla luce del princìpio del favor impugnationis. Seppur vero che la norma codicistica assegna un ruolo preminente all’allegazione dettagliata dei motivi dell’atto di appello, tale specificità va intesa, tuttavia, con minore rigore rispetto al giudizio di lettimità, ove non si può prescindere da essa
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 21 gennaio 2016, n. 2782 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SECONDA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. GENTILE Mario – Presidente Dott. DE CRESCIENZO Ugo – Consigliere Dott. AGOSTINACCHIO Luigi – Consigliere Dott. PARDO Ignazio – Consigliere Dott. RECCHIONE...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 3 febbraio 2016, n. 4404. Integra il delitto di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato di cui all’art. 316 ter c.p., la condotta del datore di lavoro che, mediante la fittizia esposizione di somme corrisposte al lavoratore a titolo di indennità per malattia, assegni familiari e cassa integrazione guadagni, ottiene dall’I.N.P.S. il conguaglio di tali somme, in realtà non corrisposte, con quelle da lui dovute all’istituto previdenziale a titolo di contributi previdenziali e assistenziali, così percependo indebitamente dallo stesso istituto le corrispondenti erogazioni
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE II SENTENZA 3 febbraio 2016, n. 4404 Ritenuto in fatto Con sentenza in data 2/10/2013 la Corte di Appello di L’Aquila, in parziale riforma della sentenza del Tribunale di Teramo in data 13/4/2012, previo riconoscimento all’imputato delle circostanze attenuanti generiche ritenute equivalenti alla contestata aggravante, ha ridotto in termini ritenuti...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 3 febbraio 2016, n. 4400. In tema di documenti, l’art. 234 cod. proc. pen. richiede che vengano acquisiti in originale, potendosi acquisire copia solo quando l’originale non è recuperabile; poiché, tuttavia, l’attuale codice di procedura penale non ha accolto il principio della tipicità dei mezzi di prova (tant’è che l’art. 189 cod. proc. pen. si occupa espressamente de “le prove non disciplinate dalla legge”), il giudice può ben utilizzare quale elemento di prova anche la copia di un documento, purché idonea ad assicurare l’accertamento dei fatti. Riguardo alla natura dell’atto, tale operazione, così come la successiva estrapolazione di immagini, viene considerata ripetibile. La ritualità, ex art. 234 cod. proc. pen., dell’utilizzazione di fotografie estratte da video riprese eseguite dalla polizia giudiziaria (queste ultime ritualmente acquisite al dibattimento), non sussistendo alcuna disposizione normativa che prescriva l’esecuzione di particolari incombenti per l’estrapolazione di singole foto dalla videoregistrazione eseguita, ma dovendosi considerare questa nient’altro che alla stregua di una operazione materiale volta a consentire una più diretta e adeguata lettura di un segmento del documento già acquisito, inidonea di per sé a alternarne o comprometterne il contenuto probatorio
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 3 febbraio 2016, n. 4400 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza in data 09.06.2014, la Corte d’appello di Brescia confermava la pronuncia di primo grado emessa dal Tribunale di Mantova, in composizione monocratica, in data 25.03.2013, con la quale S.M. era stato condannato alla pena di anni sei...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 13 novembre 2015, n. 45298. In tema di nuove contestazioni, la modifica dell’imputazione e la contestazione di un reato concorrente o di una circostanza aggravante possono essere effettuate dopo l’avvenuta apertura del dibattimento e prima dell’espletamento dell’istruttoria dibattimentale e, quindi, anche sulla sola base degli atti già acquisiti dal pubblico ministero nel corso delle indagini preliminari
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 13 novembre 2015, n. 45298 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SECONDA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. GENTILE Mario – Presidente Dott. TADDEI Margherita – Consigliere Dott. DIOTALLEVI Giovanni – Consigliere Dott. VERGA Giovanna – Consigliere Dott. PELLEGRINO Andrea...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 13 novembre 2015, n. 45321. Ai fini della configurabilità della circostanza aggravante di cui all’art. 7, legge n. 203 del 1991 è necessario l’effettivo ricorso, nell’occasione delittuosa contestata, al metodo mafioso, il quale deve essersi concretizzato in un comportamento oggettivamente idoneo ad esercitare sulle vittime del reato la particolare coartazione psicologica evocata dalla norma menzionata e non può essere desunto dalla mera reazione delle stesse vittime alla condotta tenuta dall’agente
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 13 novembre 2015, n. 45321 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SECONDA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. GENTILE Mario – Presidente Dott. TADDEI Margherita – Consigliere Dott. DIOTALLEVI Giovanni – Consigliere Dott. VERGA Giovanna – Consigliere Dott. PELLEGRINO Andrea...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 21 dicembre 2015, n. 50150. Poiché nel delitto di esercizio arbitrario delle proprie ragioni la condotta violenta o minacciosa non è fine a se stessa, ma è strettamente connessa alla finalità dell’agente di far valere il preteso diritto, rispetto al cui conseguimento si pone come elemento accidentale, non può mai consistere in manifestazioni sproporzionate e gratuite di violenza. Quando la minaccia, dunque, si estrinseca in forme di tale forza intimidatoria e di sistematica pervicacia che vanno al di là di ogni ragionevole intento di far valere un diritto, allora la coartazione dell’altrui volontà, è finalizzata a conseguire un profitto che assume ex se i caratteri dell’ingiustizia. Con la conseguenza che in determinate circostanze e situazioni anche la minaccia dell’esercizio di un diritto, in sè non ingiusta, può diventare tale, se le modalità denotano soltanto una prava volontà ricattatoria, che fanno sfociare l’azione in mera condotta estorsiva
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 21 dicembre 2015, n. 50150 Ritenuto in fatto Con sentenza del 27.11 .2013 la Corte d’Appello di Brescia in parziale riforma della sentenza emessa dal Tribunale di Brescia in data 27.11.2012 , su appello del Pubblico Ministero, condannava A.T. per il delitto di estorsione aggravata come originariamente contestato...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza del 7 dicembre 2015, n. 48320. In tema di scelta e adeguatezza delle misure cautelari, ai fini della motivazione del provvedimento di custodia in carcere non è necessaria un’analitica dimostrazione (peraltro in questa sede esistente) delle ragioni che rendono inadeguata ogni altra misura, ma è sufficiente che il giudice indichi, con argomenti logico-giuridici tratti dalla natura e dalle modalità di commissione dei reati nonchè dalla personalità dell’indagato, gli elementi specifici che, nella singola fattispecie, fanno ragionevolmente ritenere la custodia in carcere come la misura più adeguata ad impedire la prosecuzione dell’attività criminosa, rimanendo in tal modo superata e assorbita l’ulteriore dimostrazione dell’inidoneità delle subordinate misure cautelari
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza del 7 dicembre 2015, n. 48320 LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SECONDA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. GENTILE Mario – Presidente – Dott. DE CRESCIENZO Ugo – Consigliere – Dott. AGOSTINACCHIO Luigi – rel. Consigliere – Dott. PARDO Ignazio – Consigliere – Dott. RECCHIONE Sandra –...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 22 dicembre 2015, n. 50316. Le norme sulla notificazione degli atti per via telematica sono divenute efficaci ben prima del 14 dicembre 2014 (vale a dire dal giorno 1° ottobre 2012) per quel che riguarda gli avvisi ai soli difensori; già di per sé il dettato del comma 2-bís dell’art. 148 cod. proc. pen. (introdotto dalla legge 15 dicembre 2001, n. 438, di conversione del d.l. 18 ottobre 2001, n. 374), consentendo la notificazione “con mezzi tecnici idonei”, non può non ricomprendere anche l’ipotesi della trasmissione telematica (se certificabile) di detti avvisi ben prima del 14 dicembre 2014 ed a prescindere dall’emanazione dei decreti attuativi
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 22 dicembre 2015, n. 50316 Ritenuto in fatto G.S. ha proposto ricorso per cassazione avverso l’ordinanza, in data 6 febbraio 2015, del tribunale di Catania, sez. Riesame con la quale è stato rigettato l’appello avverso l’ordinanza del 26 novembre 2014, della corte d’appello di Catania che ha rigettata...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 18 novembre 2015, n. 45726. La truffa contrattuale ricorre in tutti i casi nei quali l’agente ponga in essere artifici e raggiri, aventi ad oggetto anche aspetti negoziali collaterali, accessori o esecutivi del contratto risultati rilevanti al fine della conclusione del negozio giuridico e per ciò tragga in inganno il soggetto passivo che è indotto a prestare un consenso che altrimenti non avrebbe prestato, a nulla rilevando lo squilibrio oggettivo delle controprestazioni
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 18 novembre 2015, n. 45726 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SECONDA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. GENTILE Mario – Presidente Dott. TADDEI Margherita – Consigliere Dott. RAGO Geppino – Consigliere Dott. AGOSTINACCHIO Luigi – rel. Consigliere Dott. AIELLI...