Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 4 aprile 2016, n. 13416 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. CITTERIO Carlo – Presidente Dott. GIORDANO Emilia Anna – Consigliere Dott. CALVANESE Ersilia – Consigliere Dott. DE AMICIS Gaetano – rel. Consigliere...
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Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 7 marzo 2016, n. 9438. Il commesso giudiziario non rientra nelle categorie dei pubblici ufficiali o degli incaricati di pubblico servizio, delineate dagli artt. 357 e 358 cod. pen. Essi di certo non esercitano una pubblica funzione amministrativa caratterizzata dalla formazione e dalla manifestazione della volontà della pubblica amministrazione o dal suo svolgersi per mezzo di poteri autoritativi o certificativi. D’altro canto i loro compiti sono caratterizzati non solo dalla mancanza dei poteri tipici della pubblica funzione ma anche dal risolversi nello svolgimento di mansioni d’ordine e di prestazioni di opera meramente materiale. Quanto all’ipotesi dello svolgimento di mansioni eccedenti quelle assegnate, tali da far assumere al commesso giudiziario la qualità di funzionario di fatto o almeno di incaricato di pubblico servizio, deve rilevarsi come in effetti la veste soggettiva possa essere riconosciuta anche nel caso di esercizio di fatto delle relative funzioni. Difatti, anche con riguardo alla figura dei commesso di ufficio giudiziario, lo stesso può rivestire la qualifica soggettiva almeno di incaricato di pubblico servizio solo in relazione all’affidamento di fatto di mansioni ulterìori che vengano concretamente svolte
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 7 marzo 2016, n. 9438 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza del 24/9/2015 il G.U.P. del Tribunale di Napoli ha dichiarato non luogo a procedere per insussistenza dei fatto nei confronti di G.R., chiamato a rispondere del delitto di cui agli artt. 110, 81, 319 cod. pen., in...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 18 dicembre 2015, n. 50027. Ridimensionata la valenza innovativa della l. 47 del 2015 in punto di attualità delle esigenze cautelari. Avallanta un’interpretazione ampia del concetto di concretezza secondo la quale l’attualità era connotato già insito in essa, sì da qualificare l’intervento legislativo quale mera chiarificazione della correttezza dell’esegesi giurisprudenziale che concludeva in quest’ultimo senso
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 18 dicembre 2015, n. 50027 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. CITTERIO Carlo – Presidente Dott. MOGINI Stefano – Consigliere Dott. DI STEFANO Pierlui – rel. Consigliere Dott. RICCIARELLI Massimo – Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 3 aprile 2015, n. 14040. Peculato d’uso e non ordinario per il dirigente di una società di servizi al pubblico che utilizzi beni dell’impresa per fini personali
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 3 aprile 2015, n. 14040 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. CITTERIO Carlo – Presidente Dott. MOGINI Stefano – Consigliere Dott. FIDELBO Giorgio – Consigliere Dott. DE AMICIS G. – rel. Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 25 marzo 2015, n. 12643. Il contenuto di un certificato medico attestante l’assoluto impedimento a comparire dell’imputato per ragioni di salute può essere sindacato dal giudice ed eventualmente disatteso solo con adeguata motivazione, facendo ricorso alle comuni regole di esperienza o conoscenze mediche di base, fermo restando che in caso di dubbio o perplessità deve essere disposta la visita medico-fiscale di controllo
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 25 marzo 2015, n. 12643 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. CITTERIO Carlo – Presidente Dott. FIDELBO G. – rel. Consigliere Dott. MOGINI Stefano – Consigliere Dott. DE AMICIS Gaetano – Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 18 marzo 2015, n. 11397. Risponde del reato di peculato anche il soggetto privato che, tenuto a prestare un servizio pubblico, utilizzi somme dell’amministrazione per soddisfare bisogni privati
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 18 marzo 2015, n. 11397 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. CITTERIO Carlo – Presidente Dott. MOGINI S. – rel. Consigliere Dott. FIDELBO Giorgio – Consigliere Dott. DE AMICIS Gaetano – Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 18 marzo 2015, n. 11394. Ai fini dell'integrazione del reato di abuso d'ufficio (art. 323 cod. pen.)
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 18 marzo 2015, n. 11394 Fatto e diritto Premesso che con la decisione indicata in epigrafe la Corte d’Appello di Trieste ha disposto la sostituzione, con multa pari a 6840 Euro, della pena detentiva di mesi sei di reclusione irrogata con sentenza del Tribunale di Udine del 15...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 2 marzo 2015, n. 8989. E' irrilevante che il pubblico ufficiale abbia o meno emesso il provvedimento per il quale l'agente ha promesso il suo interessamento, consumandosi il reato di cui all'art. 346, cpv., c.p., già solo nel momento in cui l'agente si fa promettere l'utilità con il pretesto di dover comprare il favore del pubblico ufficiale, mentre non è affatto previsto come elemento costitutivo del reato che l'agente condizioni effettivamente l'attività del pubblico ufficiale. Se ciò accadesse, e la remunerazione fosse dunque effettivamente destinata al pubblico ufficiale, scatterebbero le diverse ipotesi di reato previste dagli artt. 318 e 319 c.p.. Il millantato credito realizza, quindi, una forma di tutela anticipata, dovendosi ritenere sufficiente per la sua integrazione, alternativamente, l'accettazione della promessa ovvero la dazione e ricezione di un'utilità anche non patrimoniale
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 2 marzo 2015, n. 8989 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza del 22 maggio 2014 la Corte d’appello di Reggio Calabria, in riforma della sentenza emessa dal G.u.p. presso il Tribunale di Palmi in data 11 aprile 2013 – che all’esito di giudizio abbreviato dichiarava G.M.G. , nella...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 13 febbraio 2015, n. 6467. Il fatto di recarsi in più occasioni presso un Istituto penitenziario, simulando la presenza di un inesistente titolo professionale ed accedendovi al fine di colloquiare con un detenuto dal quale si è appena ricevuta la nomina, dunque per compiere un atto tipico ed esclusivo di esercizio della professione di avvocato, costituisce un comportamento idoneo a creare la pubblica percezione del concreto esercizio della professione forense o, comunque, l'apparenza di un'attività svolta da un soggetto regolarmente abilitato. Il delitto previsto dall'art. 348 cod. pen., avendo natura istantanea, non esige un'attività continuativa od organizzata, ma si perfeziona con il compimento anche di un solo atto tipico o proprio della professione abusivamente esercitata
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 13 febbraio 2015, n. 6467 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza emessa in data 8 maggio 2014 la Corte d’appello di L’Aquila ha confermato la sentenza del Tribunale di Teramo in data 8 maggio 2009, che all’esito di rito abbreviato condannava B.O. alla pena di mesi tre di...
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