Tentata estorsione la minaccia di pubblicare il video hard di un assessore se non si fosse dimesso dalla carica. Suprema Corte di Cassazione sezione II penale sentenza 20 ottobre 2016, n. 44408 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SECONDA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. CAMMINO Matilde...
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Corte di Cassazione, sezione II penale, sentenza 19 settembre 2016, n. 38752
Scatta il reato di tentata truffa per chi spacciandosi per avvocato si faccia consegnare una somma di denaro per condurre accertamenti presso Equitalia Suprema Corte di Cassazione sezione II penale sentenza 19 settembre 2016, n. 38752 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SECONDA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri...
Corte di Cassazione, sezione II penale, sentenza 10 agosto 2016, n. 34770
Il reato di ricettazione è punibile anche a titolo di dolo eventuale, che è configurabile in presenza della rappresentazione da parte dell’agente della concreta possibilità – e non del mero sospetto – della provenienza della cosa da delitto e della relativa accettazione del rischio. A tal fine, la prova del dolo può essere raggiunta anche...
Corte di Cassazione, sezione II penale, sentenza 25 luglio 2016, n. 31957
Rapporto tra fattispecie di truffa e fattispecie delittuosa di indebita utilizzazione o falsificazione di carte di credito o di pagamento di cui all’art. 12 legge n. 197/1991 Suprema Corte di Cassazione sezione II penale sentenza 25 luglio 2016, n. 31957 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SECONDA PENALE...
Corte di Cassazione, sezione II penale, sentenza 2 agosto 2016, n. 33724
In tema di associazione per delinquere, anche se di tipo mafioso o finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti, la competenza territoriale, in caso di connessione con i reati fine, deve essere determinata ai sensi dell’art. 16, commi 1 e 3, cod. proc. pen., ossia con riferimento al più grave dei reati connessi. Qualora si proceda...
Corte di Cassazione, sezione II penale, sentenza 18 luglio 2016, n. 30429
Integra il solo delitto di impiego di beni di provenienza illecita, nel quale rimangono assorbiti quelli di ricettazione e di riciclaggio, colui che realizza, in un contesto unitario caratterizzato sin dall’origine dal fine di reimpiego dei beni in attività economiche o finanziarie, le condotte tipiche di tutte e tre le fattispecie menzionate; per converso, qualora,...
Corte di Cassazione, sezione II penale, sentenza 24 maggio 2016, n. 21596
Ai fini della configurabilità del dolo specifico di profitto che concorre a connotare il delitto di ricettazione, non è necessaria l’ingiustizia del profitto perseguito dall’agente Suprema Corte di Cassazione sezione II penale sentenza 24 maggio 2016, n. 21596 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SECONDA PENALE Composta...
In tema di tentativo, l'idoneità degli atti non va valutata con riferimento ad un criterio probabilistico di realizzazione dell'intento delittuoso, bensì in relazione alla possibilità che alla condotta consegua lo scopo che l'agente si propone, configurandosi invece un reato impossibile per inidoneità degli atti, ai sensi dell'art. 49 cod. pen., in presenza di un'inefficienza strutturale e strumentale del mezzo usato che sia assoluta e indipendente da cause estranee ed estrinseche, di modo che l'azione, valutata "ex ante" e in relazione alla sua realizzazione secondo quanto originariamente voluto dall'agente, risulti del tutto priva della capacità di attuare il proposito criminoso. Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 12 maggio 2016, n. 19701.
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 12 maggio 2016, n. 19701 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza in data 19/4/2012 il Tribunale di Lecce assolveva V.M., per non aver commesso il fatto, dal reato di cui agli artt. 489, 61 n. 2, 56 e 640 cod. pen. contestatole con riferimento all’uso di un biglietto...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 18 febbraio 2016, n. 6569. Sono indifferenti la forma o il modo della minaccia, potendo questa essere manifesta o implicita, palese o larvata, diretta o indiretta, reale o figurata, orale o scritta, determinata o indeterminata, purché comunque idonea, in relazione alle circostanze concrete, a incutere timore ed a coartare la volontà del soggetto passivo. La connotazione di una condotta come minacciosa e la sua idoneità ad integrare l’elemento strutturale del delitto di estorsione vanno valutate in relazione a concrete circostanze oggettive, quali la personalità sopraffattrice dell’agente, le circostanze ambientali in cui lo stesso opera, l’ingiustizia della pretesa, le particolari condizioni soggettive della vittima, vista come persona di normale impressionabilità, a nulla rilevando che si verifichi una effettiva intimidazione del soggetto passivo. Questo, ovviamente, ove il comportamento minatorio posto in esser non sia di consistenza tale da avere un potenziale offensivo di “oggettiva” incidenza, così da rendere non rilevante la verifica dell’efficacia in concreto della minaccia, con conseguente ininfluenza sulla valutazione della efficacia coercitiva dei comportamenti dell’indice di resilienza soggettiva della vittima
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 18 febbraio 2016, n. 6569 Ritenuto in fatto 1.La Corte di appello di Roma confermava la condanna del F. alla pena di anni tre mesi, mesi sei di reclusione per il reato di estorsione continuata, consumata ai danni di D.F.G.. Si contestava all’imputato di avere costretto l’offesa a...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 21 dicembre 2015, n. 50139. In tema di circonvenzione di incapace, nella nozione di “deficienza psichica” di cui all’art.643 c.p., che ricomprende qualsiasi minorazione della sfera volitiva ed intellettiva che agevoli la suggestiona biIità della vittima e ne riduca i poteri di difesa contro le altrui insidie. La prova dell’induzione non deve necessariamente essere raggiunta attraverso episodi specifici, ben potendo essere anche indiretta, indiziaria e presunta, cioè risultare da elementi gravi, precisi e concordanti come la natura degli atti compiuti e l’incontestabile pregiudizio da essi derivato. Ai sensi del tenore letterale dell’art. 643 c.p., il pregiudizio dell’atto può attingerne tanto l’autore (colpito dalla menomazione inferta alla propria libertà di testare) quanto altri ed è innegabile l’idoneità pregiudizievole, verso i successibili legittimi, del testamento che istituiva come erede universale l’odierno ricorrente
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 21 dicembre 2015, n. 50139 Svolgimento del processo Con sentenza del 3.7.2014, la Corte d’Appello di Lecce confermava la decisione di primo grado che aveva condannato R.G. alla pena di anni due mesi due di reclusione e € 600,00 di multa per il reato di cui agli artt.81,...